I FIORI DI PUTIN NON SONO NEI SUOI CANNONI

| 5 Marzo 2022 | 0 Comments

(Rdl) ______ FONTI: BBC, CNN, AL JAZEERA ______

Dopo dieci giorni della guerra di Putin, il mondo è già cambiato. C’è tanta paura, c’è il dramma dei profughi, ci sono le economie messe dappertutto a soqquadro.

Oggi il leader russo è andato a parlare ad un gruppo di assistenti di volo in un centro di addestramento di Aeroflot vicino Mosca, per qualche posa propagandistica ‘rassicurante’. Ma i fiori non li ha messi nei suoi cannoni, anzi, ha alzato i toni dello scontro.

Non ci fermiamo, abbiamo distrutto le difese aeree dell’Ucraina e gran parte della loro logistica militare, proseguiamo l’offensiva di terra  – ha detto in sintesi – ed ha aggiunto di considerare già le sanzioni di Usa e Unione Europea contro il suo Paese vere e proprie  dichiarazioni di guerra, oltre a diffidare la Nato dall’intervenire, dal momento che qualsiasi tentativo di imporre una no-fly zone sull’Ucraina sarebbe da lui considerato  come una partecipazione attiva al conflitto armato e avrebbe conseguenze catastrofiche per il mondo intero, ecco le parole precise su quest’ultimo punto, come riportate dalla CNN,  “Hence the demand to close the sky, but the implementation of this demand is associated with colossal and catastrophic consequences not only for Europe, but for the whole world”.

 

Infine, ha nuovamente minacciato il Paese invaso, dichiarando che “The current Ukrainian leadership needs to understand that if they continue doing what they are doing, they put under question the future of Ukrainian statehood. And if that happens, it will be entirely on their conscience”, “l’attuale leadership ucraina  deve capire che se continua a fare quello che sta facendo, mette in discussione il futuro della statualità ucraina. E se ciò accadrà, sarà interamente sulla loro coscienza”.

 

Sul fronte militare le truppe russe hanno ripreso l’assedio alle città ucraine incontrate sul loro cammino verso Kiev, la stessa capitale le vede e le sente avvicinarsi sempre di più.

I corridoi umanitari per permettere ai civili di abbandonarle, previsti negli accordi intercorsi nelle trattative dei giorni scorsi, sono stati un sostanziale fallimento, con il consueto scambio di accuse e contro accuse da una parte e dall’altra a proposito delle responsabilità sul come e sul perché ciò sia successo.

 

 

Sul fronte diplomatico,  è confermato un terzo incontro di trattativa fra le due delegazioni per lunedì, ma alla luce di quanto riscontrato finora non c’è da farsi illusioni di pace.

Meritano piuttosto attenzione i tentativi di raggiungere a un accordo fra le parti, almeno ad un confronto organico, che sottotraccia sta facendo in queste ore il premier israeliano Naftali Bennett, che ha parlato già due volte sia con Putin, sia con Zelensky e che ora è di nuovo a Mosca.

 

Infine, la Cina, ripetutamente tirata per la giacca sia dalla Russia, sia dagli Usa, ha ripetuto e meglio dettagliato la propria posizione, per bocca del ministro degli Esteri Wang Yi: “La Cina ritiene che per risolvere la crisi ucraina sia ancora necessario agire secondo  finalità e principi della Carta dell’Onu. Il primo è rispettare e proteggere la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, il secondo è insistere sulla risoluzione pacifica delle controversie attraverso il dialogo”.

 

 

Category: Cronaca, Politica

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