NOTE D’ARTE / PARLANO, GLI ULIVI DI PASQUALE URSO

| 27 Marzo 2022 | 2 Comments

di Raffaele Polo ______ 

Pasquale Urso ha traslocato. Adesso non sta più in quella viuzza affianco alla Chiesa del Rosario, a Lecce. Si è spostato in via Marciano (senza accento, per favore), in una trafficata e moderna arteria che è ingentilita (si fa per dire…) anche dall’Ufficio Postale e dove non si trova un angolo per parcheggiare…

Il Torchio d’Arte la Stella è, però, sempre vivo e vegeto: e, anzi, Pasquale sta lavorando ad una sua idea molto interessante, che sarà il tema dominante per la mostra che terrà alla Fondazione Palmieri (in via dei Sotterranei, proprio dietro al Vescovado) a partire da sabato 2 aprile, con inizio alle ore 18.

 

 

L’idea, sintetizzata dal titolo della mostra, è che gli ‘Ulivi parlano’. Oddio, non proprio come gli umani ma, con un pizzico di fantasia, le belle acqueforti-acquetinte di Pasquale che raffigurano i sempiterni ulivi salentini, vengono affiancate da altre, identiche stampe. Che hanno però qualcosa in più: come nei più tradizionali fumetti, ecco le nuvolette indirizzate dai pallini, che esprimono il pensiero degli alberi che sono, da sempre, nella nostra memoria, nel nostro vissuto.

 

 

L’ulivo, dunque, si affida alla fervida immaginazione di Pasquale Urso per esprimere i suoi pensieri che, purtroppo, sono collegati al mondo che circonda le piante, la Natura e che noi umani contribuiamo a distruggere in ogni modo. Stavolta, poi, gli ulivi accennano ad un idioma a noi poco noto, ci suggeriscono la parola ‘Holodomor’ che gli occidentali hanno ignorato e dimenticato ma che è l’emblema di uno spaventoso genocidio che, circa cento anni fa, ha causato qualcosa come sei milioni di morti. L’ulivo ha buona memoria e crea subito un collegamento con l’Ucraina del 1932, costretta a morire di fame e di stenti per la ‘punizione’ voluta da Stalin verso i kulaki che non volevano sottostare alle leggi di confisca delle proprie terre e la stessa regione attuale, dove gli invasori russi procedono tra la morte e la distruzione.   E l’ulivo non può che aggiungere la propria terrorizzata considerazione verso una guerra, un disastro che solo gli inconsapevoli e stupidi esseri umani potevano far nascere.

Ecco, allora, un corposo valore di denuncia e di coinvolgimento con i terribili fatti di cronaca contemporanea che Pasquale Urso vuole  sottoporci, per sensibilizzarci ancora di più, per cercare, almeno negli alberi e nel Creato quella ‘pietas’ che l’Umanità pare abbia perduto per sempre.

Abbiamo, in questa mostra, la parola chiave in quel ‘Holodomor’ che ci pare di ascoltare tra le fronde degli ulivi, anch’essi colpiti e mutilati, ma che si piegano in un ultimo, disperato tentativo di farsi sentire. Il rumore dei carri armati, dei bombardamenti, le urla delle vittime, il pianto dei bambini ci impediscono, purtroppo, di avvertire il loro accorato messaggio: l’ulivo ci chiede di tornare ad essere una pianta solenne che non sa  parlare, che non deve pensare. Chiede solo a Pasquale di immortalarlo ancora, in tutta la sua antica bellezza.

Chissà se sarà ancora possibile…

Category: Cultura, Eventi

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Comments (2)

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  1. Giuliana Silvestri ha detto:

    È sempre molto gradevole leggere una recensione di Raffaele, mio compagno di liceo il quale, già a quei tempi, dimostrava una forbita padronanza linguistica ed espressiva notevole che oggi trovano la loro ragion d’essere non solo nella scrittura di opere letterarie personali con pensieri e riflessioni che coinvolgono il lettore ma anche nella presentazione e nel commento di opere altrui dove non mancano mai quegli apprezzamenti autentici e bellissimi elogi che gratificano l’animo, grazie Raffaele!

  2. Giuliana Silvestri ha detto:

    Desidero aggiungere quanto l’immagine dell’ulivo, elemento tematico nelle acqueforti del maestro Pasquale Urso,in questo momento storico difficile e complicato,si proponga significativamente come simbolo di pace e di speranza ai popoli e alle culture più diverse e più distanti del pianeta.Ovviamente,
    non ci lasceremo sfuggire, a breve, la bellezza di questa pianta secolare, immortalata dalle sapienti mani del maestro salentino.

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