CRISTO SI E’ FERMATO A ZOLLINO

| 25 Maggio 2022 | 1 Comment

 

(g.p.)  ______

“I ritardi accumulati nella provincia di Lecce hanno palesato un’arretratezza evidente del trasporto pubblico locale”.

Questa mattina da registrare in evidenza un comunicato unitario sottoscritto dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Cisal, riguardo il trasporto ferroviario.

Riteniamo che quanto di competenza, inevasa, delle Ferrovie del Sud Est, sia più importante anche dell’Alta Velocità, di competenza delle Ferrovie dello Stato, che si ferma a Bari, in quanto a nostro avviso guadagnare quindici-venti minuti di tempo in meno, a costi esorbitanti, sia meno rilevante di metterci  ore  e ore, fra l’altro in condizioni disagiate, per fare poche decine di chilometri in treno da e per le località salentine.

 

Lo pubblichiamo a seguire integralmente e auspichiamo che serva a smuovere acque stagnanti da troppo tempo, nonostante promesse e annunci, in tutto il settore del trasporto pubblico.

Proprio ieri in pompa magna la Provincia ha annunciato un servizio di pullman che sarà in vigore, come ogni anno, grosso modo tre mesi, da metà giugno a metà settembre, una conquista, pare, mentre dovrebbe essere la decenza della normalità per tutto l’anno.

 

Nelle città va ancora peggio, per cumulo di errori, inadempienze e incapacità che si sono susseguiti negli ultimi decenni, quindi tutti responsabili, in un modo o nell’altro, nessuno escluso.

Ancora oggi Lecce è una città in cui chi voglia usare il mezzo pubblico, toh, per andare nelle marine, viene sistematicamente scoraggiato dal farlo, dalla mancanza di informazioni, alla disponibilità dei biglietti.

Lecce città di serie A, che crediamo – correggeteci se sbagliamo – è l’unica città d’Italia capoluogo di provincia in cui non ci sono indicazioni alle fermate dei pullman, non ci sono orari, non ci sono tragitti, e non ci sono panchine e pensiline per l’attesa.

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Treni vetusti, infrastruttura arretrata, corse soppresse: Salento penalizzato rispetto al resto della Puglia

Trasporto pubblico locale, gap infrastrutturale antistorico e antieconomico

La rabbia dei sindacati: “I sindaci facciano sentire la propria voce; la Regione mantenga gli impegni”

 

Lecce, 25 maggio 2022 – Ci duole constatare che a distanza di più di 4 anni dall’insediamento del gruppo FS nella gestione di Ferrovie del Sud Est, permangono ancora delle forti criticità nel trasporto ferroviario e su gomma leccese, che si ripercuotono quotidianamente sulla qualità e quantità di servizio offerto all’utenza.

Purtroppo lamentiamo ancora oggi un parco mezzi non all’altezza di un territorio a forte vocazione turistica come il nostro. Infatti il 70% circa dei treni utilizzati ha un’età media di 50 anni (modello Fiat Aln), con carrozze prive di confort e alcune con aria condizionata non efficiente. D’altronde parliamo di Fiat Aln, treni che la stessa Trenitalia ha mandato in disuso e rottamato da 25 anni!

Alla vetustà dei treni, va aggiunta anche una carenza cronica, dal punto di vista numerico, dei mezzi stessi, che sta determinando in questi giorni la soppressione continua di diverse corse da parte del servizio, con notevoli disagi causati all’utenza che se ne serviva.

Inoltre, il tanto annunciato adeguamento infrastrutturale, che prevedeva l’elettrificazione e la messa in sicurezza della rete, al momento non vede la luce. Infatti, la tratta Lecce-Maglie è stata da tempo predisposta per l’elettrificazione, ma i lavori si sono interrotti: ora si rischia un deterioramento di quanto realizzato (poi si farà un nuovo appalto per ripristinare?). Anche sui tempi di realizzazione del sistema di sicurezza, che consentirebbe l’aumento della velocità dei treni, al momento non si ha alcuna certezza.

Il Salento ha bisogno di una politica locale vigile su questi investimenti, necessari e funzionali al trasporto pubblico locale. I sindaci del territorio pretendano il rispetto dei programmi e dei tempi di realizzazione dell’ammodernamento, chiedano treni adeguati alle esigenze di chi vive nel Salento (che non va trattato come cittadino di serie B) e della vocazione turistica del territorio. Anche la Regione faccia fino in fondo il proprio dovere per colmare un gap antistorico, antieconomico e discriminante.

I ritardi accumulati nella provincia di Lecce hanno palesato un’arretratezza evidente del trasporto pubblico locale rispetto ai territori di Bari e Taranto, dove il sistema SCMT (sistema di controllo marcia treno) è attivo sul 50% della rete, l’elettrificazione/attrezzaggio della rete è quasi completa e dove circolano treni di ultima generazione (anche elettrici).

Auspichiamo che con i finanziamenti in arrivo dal PNRR, FSE sia capace finalmente di concretizzare e realizzare questi progetti entro il 2026, affinché anche il nostro trasporto locale sia un po’ più vicino agli standard europei. Anche quest’anno però, la stagione turistica è già arrivata e, come in passato, FSE non sarà nelle condizioni di offrire un servizio di trasporto all’altezza del nome che l’azienda porta!

 

Giuseppe Guagnano, Filt Cgil

Giovanni Conoci, Fit Cisl

Emanuele Nitto, UilTrasporti

Antonio Rizzini, Faisa Cisal

Category: Costume e società, Cronaca, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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  1. Paolo Pagliaro, La Puglia Domani - tramite mail ha detto:

    «Mentre la Regione Puglia, l’assessora Maurodinoia e la grancassa mediatica esultano per un “nuovo” Piano regionale dei trasporti che in realtà è ancora nella fase di avvio dell’iter di aggiornamento e approvazione del piano attuativo 2021-2030, nel comunicato stampa ufficiale pubblicato due giorni fa, al capitolo “Rete ferroviaria di interesse nazionale”, manca del tutto la parola Lecce. Mai citata.

    Il Piano regionale dei trasporti, il cui obiettivo dichiarato è “rafforzare le reti di trasporto pubblico e connettersi alle reti trans europee”, ignora Lecce. Un’esclusione che ratifica quello che ho stigmatizzato sin dal mio primo discorso in Consiglio regionale: la concentrazione di progetti e risorse solo su Bari, a scapito degli altri territori e del Salento in particolare.

    Più volte ho invitato l’assessora ai trasporti e lo stesso presidente Emiliano a venire a Lecce in treno, partendo dalla loro Bari, per rendersi conto di differenze abissali, a cominciare dalle due stazioni: moderna e con tutti i comfort quella barese, da terzo mondo quella leccese. Basti pensare che non c’è un ascensore e si è costretti a trascinare a mano il bagaglio sulle scale, e che il montascale per le persone con disabilità è perennemente rotto, e l’unico modo per consentire a chi è in carrozzina di raggiungere i binari è portarlo in braccio. Una vergogna che grida vendetta, mentre si giubila per progetti faraonici mirati sempre altrove.

    Dell’ammodernamento della stazione di Lecce si parla da almeno quindici anni, ma la verità è che si continuano a mortificare i viaggiatori, pendolari e turisti, con servizi carenti e gravi disagi.
    Basta con il trionfalismo e la politica degli annunci. Invitiamo l’assessora Maurodinoia a smentirci con i fatti, e a darci le risposte che sollecitiamo da mesi sulla mancata attuazione delle nostre due mozioni per far arrivare l’alta velocità fino a Lecce. Due mozioni approvate all’unanimità dal Consiglio regionale, a marzo e a settembre dell’anno scorso, senza che sia stato mosso un dito per metterle in pratica. E mentre viene inaugurato il primo tratto della linea ad alta velocità Bari-Napoli per metterle in collegamento in sole due ore, viene cancellato il 90 per cento dei treni diretti Milano-Lecce costringendo i viaggiatori ad un cambio a Bologna o a Bari, e viene dimezzata l’offerta di Intercity notte.

    Va anche peggio sul fronte dei trasporti ferroviari locali, con la condanna a viaggiare sulle littorine a gasolio delle Fse e i cantieri per l’elettrificazione che procedono col freno a mano. Anche su questo attendiamo riscontri.

    Se i collegamenti ferroviari piangono, quelli stradali non ridono. Siamo ancora in attesa delle grandi incompiute: la quattro corsie Lecce-Taranto, la 275 Maglie-Leuca, il prolungamento e la messa in sicurezza della 274 Gallipoli-Leuca. Senza queste strade, che il Salento aspetta da decenni, l’economia e il suo motore, il turismo, viaggiano a scartamento ridotto, facendo da zavorra al decollo del brand Salento»

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