COME ERAVAMO / QUANDO NON C’ERANO LE MAIL

| 10 Ottobre 2022 | 2 Comments

di Raffaele Polo ______

La meravigliosa invenzione dei telefonini ha cambiato totalmente la nostra vita. Ci viene spesso di pensare a cosa faremmo, cosa saremmo senza la nostra appendice ormai irrinunciabile che ci collega con il mondo.

Ai miei tempi (come mi costa questa locuzione, che conferma il passare degli anni…) si utilizzava soprattutto la Posta. Lettere e cartoline riempivano le nostre giornate, soprattutto i fidanzati avevano la possibilità, se in temporanea lontananza, di esercitare una sorta di speciale espressione amoroso-messaggistica che aveva una lunga, lunghissima storia e, addirittura, un importante spicchio della narrativa più conosciuta.

Scrivere una lettera era il modo per presentarsi al meglio e, anche nelle classi più umili e meno acculturate, si cercava di esprimersi in maniera positiva, per gli occhi dell’amata/o. Indimenticabili, a questo proposito, tra i componimenti in dialetto salentino di Enrico Bozzi (Il Conte di luna) la ‘Lettera de nna serva’ e le missive che si scambiavano gli innamorati in un italiano molto approssimativo.

Noi, invece, ricercavamo la carta da lettere più variopinta e romantica, che già col foglio e la busta istoriata, creasse un’atmosfera di amore e malinconia… Nei ‘tabacchini’ c’erano sempre questi ‘foglietti e busta’ particolari, assieme ad una scorta infinita di cartoline che, oltre alla scritta di ‘Buon compleanno’ e ‘Buon onomastico’ su soggetto floreale, esponeva l’immagine di una coppia teneramente presa per mano o soffusa tra le foglie a scambiarsi sguardi d’amore…

C’era poi il piccolo mistero che il francobollo celava: là sotto si scriveva un ‘messaggio segreto’  un’infuocata dichiarazione che fosse proprio un segno da condividere solo con il partner complice…   L’affrancatura era irrisoria e la buca delle lettere, rossa e capiente, diventava il magico tramite per inviare i propri scritti ovunque, ma proprio dappertutto.

E c’era l’attesa per la corrispondenza in arrivo: il postino diventava un vero e proprio messaggero, atteso e a volte temuto, ma sempre importante, fondamentale per la nostra quotidianità.

In uso, perciò, carta da lettere colorata e profumata, francobolli  e, magari, una ‘sala di scrittura’ (a Lecce era in via Marconi e poi in via Cavallotti) per comunicare, con un filo di poesia, con le persone che contavano per la nostra vita. Ma anche le lettere importanti, le ‘Raccomandate’ che si inviavano per partecipare a concorsi o richiedere atti ufficiali, occupavano un posto importante per chi affidava a loro le speranze per un avvenimento positivo, per un posto, per una sovvenzione…

Si faceva tutto tramite la Posta, anche i risparmi erano conservati nel ‘libretto’ che veniva utilizzato alla Posta ma che aveva il contraltare della ‘libretta’, ovvero il quaderno dove venivano segnati i debiti delle spese alimentari quotidiane, da saldare a fine mese.

Per non parlare degli auguri che, a Natale e Pasqua, affluivano in grande quantità e intasavano le pur capienti  cassette postali. Cartoline e bigliettini venivano acquistati in pacchetti che l’Upim o la Standa offrivano a prezzi contenuti: costava di più il francobollo e le lamentele per le spese postali da affrontare in queste occasioni le ricordo ancora: ‘Basta,’ diceva mio padre. ‘Da oggi scrivo soltanto a chi mi invia per primo gli auguri!’  Ma poi mi consegnava un pacchetto di bigliettini e cartoline, mi dava mille lire e mi incaricava di comprare i francobolli e imbucare. La mansione mi rendeva felice, mi sentivo importante, un po’ come Mercurio, messaggero degli dei.

Anche perché il resto delle mille lire lo trattenevo come giusta mercede…

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (2)

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  1. Elena ha detto:

    Bellissimo. Grazie

  2. Giuliana Silvestri ha detto:

    Le care, vecchie buche postali, quelle scatole di metallo rosse, aggrappate ai muri della città, un’immagine desueta, forse uno degli ultimi baluardi del nostro passato! E questa riflessione mi suscita un pizzico di malinconia consona agli anni che passano…! Quando si scrivevano le lettere o le cartoline c’era più tempo per riflettere e cercare le parole giuste, a seconda della motivazione. C’era il piacere di rileggere quelle parole quante volte si voleva e venivano custodite gelosamente anche in un libro… Le lettere erano la nostra vita raccontata con la penna ed io, che sono in fondo una romantica, credo che nulla potrà mai sostituire quell’emozione che suscitano le parole dette con il cuore!

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