EVASIONE FISCALE, RICICLAGGIO, BANCAROTTA. SETTE ARRESTI, INGENTI SEQUESTRI NEL SALENTO

| 22 Novembre 2022 | 0 Comments

(e.l.) ______ Questa mattina militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce (nella foto) hanno eseguito un provvedimento di misure cautelari personali emesso dal gip del Tribunale di Lecce, su proposta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di otto persone, delle quali una è stata portata in carcere, sei poste ai domiciliari e una sottoposta a misura di interdizione.

Sono promotori, organizzatori, amministratori, prestanome e liberi professionisti accusati di associazione per delinquere, emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta.

Si tratta di Emanuele Esposito, 39 anni, residente a Racale, in carcere; arresti domiciliari invece per Stefano Alessandrini, 34 anni, domiciliato a Taviano; Andrea Chetta,  30 anni, di Taviano; Pasquale Mazzola, 53 anni, di Molfetta; Salvatore Mercurio, 56 anni, commercialista, di Taviano; Tommasto Spiri, 72 anni, di Taviano, e Fulvio Venneri, 41 nni, di Taviano. Infine, all’’impreditore Giuseppe Caldarola, di Corato,è stato notificato il divieto di svolgere l’ attività.

L’indagine ha al centro la figura di un “operatore professionale” del commercio di “oro, metalli preziosi ed oro da investimento”, iscritto nell’apposito elenco della Banca d’Italia, avente sede nel Salento, il quale si presume si sia posto al centro di una fitta rete di società cartiere (italiane ed estere) e di un complesso sistema di frode fiscale e riciclaggio internazionale di denaro.

Nei confronti delle società di capitali coinvolte e delle persone fisiche aventi ruoli di responsabilità all’interno di esse, il gip del Tribunale di Lecce ha altresì disposto il sequestro preventivo – anche nella forma dell’equivalente – di valori e risorse finanziarie per oltre 133 milioni di €, quale profitto dei diversi reati contestati, oltre che di n. 3 fabbricati per uso commerciale e artigianale, nonché di un intero ramo d’azienda, del valore di circa 1.400.000,00 €, in relazione ai reati fallimentari contestati.

Le indagini avviate sulla base di autonome attività ispettive, tributarie e bancarie hanno riguardato un complesso sistema di frode fiscale, sistematicamente esteso in Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Gran Bretagna, Albania, Australia e Svizzera.

Secondo gli inquirenti i titolari della società salentina, con il concorso di alcuni professionisti, facendo ricorso ad articolata rete di “prestanome”, molti dei quali partecipanti nella associazione per delinquere, nel periodo dal 2016 al 2020, avrebbero utilizzato diverse società “cartiere”, ubicate al di fuori del territorio dello Stato, verso le quali sarebbero state bonificate ingenti somme di denaro giustificate con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, idonee a simulare l’acquisto di “partite” d’oro dall’estero.

Quasi contestualmente, le ingenti liquidità bonificate dalla società pugliese presso banche per lo più estere, attraverso rilevanti prelevamenti di denaro contante, sarebbero state ritirate e reintrodotte sul territorio nazionale, in parte anche utilizzate per ulteriori transazioni finanziarie “estero su estero”, innalzando la complessità degli accertamenti e facendone perdere ogni tracciabilità con l’originaria provvista. Si è calcolato che in un solo triennio, sarebbero stati ritirati per contante, all’estero, oltre € 120 milioni di euro, suscitando conseguente allarme anche presso le Autorità straniere.

In tale ambito, il sodalizio criminoso, per impedire all’Erario di incassare le ingenti imposte non pagate, con una serie di atti dispositivi fraudolenti si sarebbe liberata fittiziamente degli asset patrimoniali della società – destinata ad una irreversibile situazione di dissesto e poi fallita – trasferendoli ad altra società, esercente la medesima attività e riconducibile di fatto alla stessa governance. Di conseguenza, secondo un preordinato schema illecito, la sede sarebbe stata trasferita fittiziamente in Bulgaria nel tentativo di evitare o sottrarsi ad eventuali conseguenze giudiziarie civili poste in essere dai creditori (in primo luogo l’Erario).

L’operazione di servizio, che ha interessato diverse province italiane (Roma, Bari, Catanzaro, Arezzo, Barletta e Caserta), anche per perquisizioni e sequestri, e che ha visto l’impiego di oltre 100 militari, testimonia il sempre attento e costante impegno del Corpo a tutela degli interessi dell’Erario e della trasparenza del mercato nella concomitante tutela della libera e leale concorrenza tra imprese.

Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Category: Cronaca

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