IL GASDOTTO TAP NON HA INQUINATO IL SALENTO, ASSOLTI GLI OTTO IMPUTATI RIMASTI A GIUDIZIO CON QUESTA ACCUSA
di Giuseppe Puppo _________ A nove anni dall’avvio del cantiere e a sei anni dal rinvio a giudizio dei costruttori, questa sera è arrivato a sentenza in Corte d’Assise a Lecce, giudice unico Chiara Panico, il processo a carico dei costruttori del gasdotto Tap.
Sono stati tutti assolti, “perchè il fatto non sussiste”.
Il pm Alessandro Prontera aveva chiesto condanne solo per uno dei sette capi di imputazione inizialmente contestati a diciotto imputati, essendo gli altri nel frattempo prescritti. Comunque non erano mancate nella sua esposizione critiche per la formulazione dei capi di imputazione e per il coinvolgimento dei rispettivi imputati.
Comunque sia, era restata in piedi solo l’accusa di inquinamento ambientale, relativa alla contaminazione da cromodella falda superficiale di San Basilio, punto d’approdo in Europa del gasdotto.
La richiesta era stata di tre anni di reclusione e una multa di 66.667 euro per ciascuno degli otto imputati: Michele Elia, ex country managr di Tap Italia; Gabriele Lanza, project manager di Tap; Luigi Romano, Adriano Dreussi, Piero Straccini e Luca Gentili, manager di Saipem (principale appaltatore dei lavori di costruzione del microtunnel); Yuri Picco e Aniello Fortunato, responsabile di commessa e direttore tecnico di cantiere della società incaricata di realizzare il pozzo di spinta.
Da aggiungere che la posizione degli imputati era stata sostanzialmente alleggerita dall’accordo siglato in extremis con la multinazionale dai Comuni costituitisi parte civile che hanno ritirato la costituzione, in cambio di denaro, i così detti ‘ristori’, come se i soldi potessero ristorare i danni arrecati a Madre Natura vilipesa e ferita.
Qual è stata la sentenza?
Prescrizioni a parte, non c’è stato inquinamento ambientale.
Quindi col gasdotto Tap non c’è stata nessuna devastazione del Salento.
So per antica scuola che le sentenze si rispettano.
Dobbiamo prendere atto della verità processuale e rispettare anche questa sentenza, piaccia o non piaccia, e, mi sia concesso solo questo, a me non piace.
In ogni caso, i giudici ovviamente non fanno i politici e sarebbe spettato ad alcuni di loro, dei politici, intendo, bloccare la costruzione, e mi riferisco al Movimento Cinque Stelle che era andato al governo promettendolo.
Anche se i giudici avevano fatto quello che normalmente i magistrati fanno quando si trovano in presenza di una qualunque costruzione che ritengono abusiva e per questo il 27 aprile 2018 avevano sequestrato il cantiere in via preventiva: ma poi dopo pochi mesi, il 18 ottobre, i lavori erano ripresi, grazie alle forti pressioni governative nazionali e internazionali che li spingevano (nella foto, l’incontro fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente americano Donald Trump avvenuto a Washington il 30 luglio 2018).
Sulla questione intera del gasdoto – ribadisco il mio giudizio ‘politico’: opera inutile dannosa e pericolosa – ognuno farà i conti con la propria coscienza su quanto avvenuto a Melendugno e dintorni, per questa vicenda che più di ogni altra ha mosso intelligenze, ragioni e passioni di tecnici, amministratori, politici e cittadini nella Storia del nostro Salento.
Sì perchè, come ha detto questa mattina in aula l’avvocato Elena Papadia:
“A prescindere da quello che sarà l’esito giudiziario, per chi ha vissuto questa vicenda da professionista e da attivista, di storico c’è l’impegno, la fiducia, il coraggio, la determinazione e la dignità con cui oggi ci ritroviamo in quest’aula ad attendere la sentenza. Questa, per chi è qui, è una piccola vittoria e di certo, questa sì, è una delle pagine più nobili della storia di questa terra”.
Orgoglio, dignità e onore a chi in questo nostro Salento martoriato dalle devastazioni ambientali si è battuto affinché ad esse non se ne aggiungessero altre.
E’ una vittoria, è vero, avvocato Papadia e la sconfitta nel procedimento giudiziario non è una sconfitta: le battaglie non si perdono, si vincono sempre.