OTRANTO BRUCIA ANCORA: SI TEME IL DOLO NEL ROGO DEL PARCO DI ORTE. LE INDAGINI DEI CARABINIERI FORESTALE

| 10 Luglio 2025 | 0 Comments

di Flora Fina______

Ha il volto della devastazione e l’odore acre della macchia carbonizzata l’incendio che ieri pomeriggio ha aggredito con violenza la località di Orte, a sud di Otranto. Le fiamme, spinte da un vento intenso proveniente da nord, hanno divorato circa 100 ettari di territorio, inclusi 30 ettari di pineta e macchia mediterranea attorno al laghetto dell’ex cava di bauxite, uno degli scorci naturali più suggestivi del Salento.

L’allarme è scattato nel pomeriggio e ha tenuto impegnati per ore uomini e mezzi nel tentativo di contenere il fronte di fuoco che avanzava rapido, inghiottendo alberi, arbusti, vegetazione e spaventando residenti e turisti. Fin da subito, sul posto è intervenuto il Nucleo Forestale dei Carabinieri di Otranto, seguito questa mattina dagli specialisti del NIPAAF – il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale proveniente da Lecce – esperti nelle indagini sui roghi boschivi.

I rilievi condotti secondo i protocolli internazionali per l’individuazione dell’origine degli incendi si sono focalizzati sulla localizzazione dei punti d’innesco, strettamente connessi alla direzione del vento e al comportamento del fuoco. Una metodologia precisa, finalizzata a stabilire se dietro la distruzione vi sia stata la mano dell’uomo. E proprio questa sembra, al momento, la pista più accreditata: la matrice dolosa non è solo sospettata, ma ritenuta probabile.

Nel frattempo, vengono esaminati i filmati delle telecamere della zona e raccolte testimonianze da chi si trovava nei dintorni. Tutti gli elementi raccolti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Lecce in una dettagliata informativa per il reato di incendio boschivo (art. 423-bis del Codice Penale), al momento contro ignoti.

Gli investigatori non escludono che già nelle prossime ore possano emergere nuovi indizi utili a identificare i responsabili, in un quadro che – purtroppo – si ripete con drammatica regolarità: dal 2020 al 2024, ben 22 incendi hanno colpito il territorio di Otranto, rendendolo uno dei più martoriati della regione, nonostante il suo valore naturalistico e paesaggistico.

E allora ci si chiede: quanto dovremo ancora tollerare questa sistematica distruzione del nostro patrimonio verde? Quanto sangue vegetale dovrà colare dalla terra prima che la tutela ambientale diventi una priorità e non una voce secondaria in bilancio? Quella di Orte non è solo una ferita aperta nel cuore del Salento: è il simbolo crudo di un’Italia che ancora fatica a difendere le proprie ricchezze naturali da mani criminali e dalla colpevole indifferenza.

Qui non brucia solo un bosco. Bruciano le radici culturali di un territorio, il suo fragile equilibrio ecologico, il futuro delle nuove generazioni. Bruciano anni di biodiversità, di stagioni silenziose, di sentieri percorsi da camminatori, famiglie, studenti. Brucia la fiducia nella prevenzione, nelle istituzioni, nella capacità collettiva di proteggere ciò che ci è stato consegnato in eredità.

Serve un cambio di passo radicale: più controllo del territorio, più tecnologie al servizio della sorveglianza, pene rapide e severe per i piromani, ma soprattutto una rivoluzione culturale che insegni fin da piccoli il valore sacro della natura. Finché un albero bruciato non ci sembrerà come un colpo inferto al petto di un essere vivente, non saremo mai all’altezza della responsabilità che abbiamo.

E a Orte, adesso, restano solo cenere, silenzio e l’urlo soffocato di una terra violentata. Ancora una volta.

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LA RICERCA nel nostro articolo di ieri sera, aggiornato questa mattina

Category: Cronaca

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