LA POLEMICA / IL MOVIMENTO 5 STELLE “completamente snaturato” E’ DIVENTATO UN PARTITO: “padronale e integrato”

| 21 Settembre 2025 | 1 Comment

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Tricase Francesca Sodero ci scrive (nella nostra foto di archivio Beppe Grillo a San Foca il 21 settembre 2014) ____________

Da vecchi militanti, candidati sindaci ed eletti nei consigli comunali della Provincia di Lecce fino al 2021 sotto il simbolo del “fu” M5S non possiamo rimanere indifferenti alle parole forti e offensive che in queste ultime settimane sono lanciate dagli esponenti locali del partito di Conte all’indirizzo di tutti coloro che nel tempo hanno deciso di prendere le distanze da un progetto politico che ha completamente snaturato il movimento a cui oltre 10 anni fa abbiamo deciso di aderire da semplici cittadini.

Comprendiamo che la comunicazione politica si nutra di narrazioni utili a costruire nemici ma riteniamo che questa esigenza non debba travalicare i confini del rispetto delle storie personali, non solo nostre ma anche di tutti i cittadini delusi dal trasformismo che ha ridotto un movimento radicale, rivoluzionario e post-ideologico in un partito padronale perfettamente integrato nello schema bipolare della destra e della sinistra.

Non meritiamo, per essere rimasti intimamente coerenti allo spirito originario, di essere etichettati come “neofascisti”, “opportunisti” e “scappati di casa”, non fosse altro perché si tratta di messaggi disonesti e strumentali che ledono il dritto dei cittadini ad essere correttamente informati.

Per quanto ci riguarda, non ci appartiene una formazione e una militanza di destra estrema, men che meno neofascista. Ci intristisce questa caccia alle streghe ordita oggi dagli stessi che, come noi, qualche lustro fa hanno deciso di dedicarsi per la prima volta nella vita alla militanza politica proprio perché il MoVimento 5 Stelle offriva una visione del mondo che andasse oltre la superata contrapposizione ideologica destra contro sinistra.

Il M5S è stato sin dal principio dichiaratamente post-ideologico e si rifaceva a concetti come onestà, buon senso e bene comune, ponendo l’accento sui programmi politici concreti piuttosto che su vaghe affermazioni di principio. È per questo che ha attratto chi, come noi, era elettore scontento o astensionista, non legato al voto di appartenenza e rassegnato a votare di volta in volta il meno peggio.

Dato che non siamo noi ad aver cambiato idea ma coloro che oggi ci accusano indiscriminatamente di opportunismo, è utile ricordare che il significato del termine “opportunismo” si riferisce al “comportamento per cui, nella vita privata o pubblica, o nell’azione politica, si ritiene conveniente rinunciare a principi o ideali, e si scende spregiudicatamente a compromessi per tornaconto o comunque per trarre il massimo vantaggio dalle condizioni e dalle opportunità del momento” (Vocabolario Treccani on line). Non è forse questa la definizione che meglio descrive l’atteggiamento di chi oggi applaude al nuovo corso contiano che ha consentito il superamento della rigida regola dei due mandati elettivi, consentendogli la ricandidatura per la terza volta e l’esercizio a tempo indeterminato della politica per professione?

Eppure sono gli stessi che oltre 10 anni fa hanno deciso che la propria casa politica non fosse un PD qualsiasi, bensì un movimento la cui missione era quella di garantire il continuo rinnovamento della classe politica a discapito degli interessi personali dei singoli eletti.

A detta di chi lancia le accuse, l’opportunismo di chi non ha seguito il nuovo corso contiano sarebbe da ascrivere, principalmente, alle speranze deluse di poter prendere una “scorciatoia per il paradiso”. Anche questo suona quantomeno singolare sulla bocca di chi quella scorciatoia l’ha presa davvero negli anni d’oro dal 2013 in poi, approdando nei Consigli regionali, in Parlamento e in Europarlamento senza neanche un giorno di gavetta politica a livello locale.

Noi, dal canto nostro, abbiamo compiuto scelte diverse, forse più coerenti con lo spirito di quel MoVimento nato dalle liste civiche comunali e dalla chiamata alla responsabilità ad occuparci del “nostro metro quadrato”. Scelte che hanno significato impegno senza clamori, perdite economiche e conseguenze non sempre facili in ambito lavorativo, per il sol fatto di militare nel movimento anti-sistema delle origini. I tempi delle nostre scelte e i risultati portati per le nostre comunità locali raccontano la nostra storia al di là di qualsiasi farlocca narrazione.

Una storia che oggi tentano di rendere invisibile e di risucchiare in improbabili generalizzazioni che, rivelando solo una triste autoreferenzialità, si spingono financo ad associare ingiustamente il legittimo dissenso al velleitarismo, agli aventini e all’inconcludenza politica.

Sarebbero troppe da elencare le ragioni politiche, di certo non di tipo personale, che hanno spinto ciascuno di noi, anche in modi e in tempi diversi gli uni dagli altri, a portare con sé il M5S e mantenerlo fuori dalla nuova forza politica nata dal colpo di mano di un gruppo dirigente ristretto, ben incardinatosi nelle logiche del potere e delle manipolazioni comunicative. Da TAP alle alleanze strategiche di stampo ideologico; dal governo Draghi alla nomina dall’alto dei coordinatori territoriali; dalle ambigue posizioni sugli obblighi vaccinali Covid alle vergognose giravolte nel Consiglio regionale e nella Giunta Emiliano; dalla vuota etichetta di “progressisti” all’abbandono del principio del buon senso e della stella polare del bene comune; dalla spartizione delle candidature a presidente delle diverse regioni al voto senza alcuna condivisione preliminare di un programma con la base, fino ad arrivare a candidare per le competizioni regionali gli eletti al Parlamento Europeo solo un anno fa, nella sempre ripudiata logica delle porte girevoli che sacrificano l’efficacia dell’azione politica a tutti i livelli, prediligendo gli interessi personali, elettorali e di partito.

Queste ragioni meritano rispetto, al contrario della narrazione distorta che si cerca di imporre, che sembra piuttosto influenzata dalla pressante esigenza di dichiarare fedeltà alla linea di chi deciderà le deroghe per le candidature e al contempo nascondere ciò che probabilmente sarà rivelato dalla formazione delle liste, ossia l’assenza del radicamento territoriale promesso da Conte.

A questa aridità di spirito preferiamo contrapporre il nostro impegno nella costruzione di un rapporto autentico di amicizia che valorizzi il comune percorso politico nel M5S, che inaspettatamente continua a caricarsi di entusiasmo.

Coerenti coi nostri intenti originari e forti proprio della ricchezza data dalla diversità di pensiero, cerchiamo di portare avanti un metodo di partecipazione che non escluda nessuna posizione in partenza. Crediamo nel dibattito e nel confronto aperto, anche animato, per pervenire insieme all’interpretazione più completa della realtà che ci circonda ed a posizioni politiche consapevoli sui più variegati argomenti di attualità ad ogni livello. Quand’anche tutto ciò restasse solo patrimonio personale, non ci sono dubbi che verrebbe messo a frutto nella vita privata e nelle relazioni sociali di ciascuno, contribuendo così su piccola scala e senza clamori a quella cittadinanza attiva e consapevole che oggi nessuna forza politica strutturata ha più interesse ad alimentare.

Con buona pace di chi tenta di affibbiarci etichette offensive ed ingiuste, ciò rappresenta il nostro modo per restare coerenti con quello in cui abbiamo creduto ed investito il nostro tempo e le nostre energie per anni, vivendo del nostro lavoro e senza nulla chiedere alla politica.

Lo stesso ci risulta difficile affermarlo su chi, dimostrando nel tempo sì fedeltà ma alla linea dettata dall’alto, si è trovato a proprio agio in tutte le stagioni, nel Movimento post-ideologico come in quello progressista, nel Movimento della piramide rovesciata come in quello padronale di Conte, nel Movimento del “tutti a casa!” come in quello dei professionisti della politica. E proprio mentre costoro si autoproclamano il frutto di un necessario “salto di qualità” rispetto al MoVimento delle origini, le descritte reazioni scomposte e sopra le righe sembrano iniziare a raccontarci tutta un’altra storia!

Giampaolo Falco – Consigliere Comunale M5S in Cavallino – anni 2016-2024

Enrico Giuranno – Consigliere Comunale M5S in Casarano – anni 2017-2019

Francesca Sodero – Consigliere Comunale M5S in Tricase – anni 2017-2020

Category: Cronaca, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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Comments (1)

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  1. direttore ha detto:

    Nel marzo 2019, li avevo votati anche io, alla Camera e al Senato, perché credevo ancora alle parole guerriere di Beppe Grillo del 2013.
    Non potevo immaginare la fine che avrebbero fatto, ma avrei dovuto farlo, dopo che avevano cacciato gli attivisti migliori e preso per cooptazione, come nel PCUS e nel PCC, gli illuminati peggiori della nomenklatura della CASALEGGIO ASSOCIATI.

    Li avevo votati per bloccare il gasdotto Tap, e pazienza se non l’aveste fatto ‘in un paio di settimane’, pure in sei mesi andava bene uguale, ma non per ritrovarvi a reggere il ‘tubicino’ di Matteo Renzi.

    Li avevo votati perché li credevo vicini a Greta, e li ho riscoperti solidali con Maria Elena.

    Li avevo votati perché sono convinto che tutto l’acciaio del mondo non valga la vita di un solo bambino, e voi, invece di chiuderlo, avete salvato, consolidato e peggiorato il Mostro.

    Li avevo votati per ‘chiudere l’Ilva, chiudere Cerano, senza se e senza ma’, ma sono andati a lezione dagli economisti di Botteghe Oscure, e da quelli delle botteghe chiare degli speculatori dell’alta finanza internazionale.

    Li avevo votati perché erano il Movimento di lotta alla frode Xylella, e li ho ritrovati partito di governo alleato e sodale di Michele Emiliano.

    Li avevo votati per avere qualche F35 in meno, e magari qualche Canadair in più, e invece prima sono andati a prendere ordini direttamente da Donald Trump e poi hanno obbedito a Guido Crosetto.

    Li avevo votati per ridiscutere i trattati capestro della Comunità Europea negli interessi del popolo italiano, e li ritrovo subalterni e sottomessi ai burocrati, agli speculatori, ai lobbysti e agli affaristi di Bruxelles.

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