L’INTERVENTO / COL ROMANZO “L’ultimo segreto”, IL RITORNO DI DAN BROWN
di Stefano Donno _____________
C’è un rassicurante senso di familiarità nel tornare a seguire Robert Langdon tra le pagine di un nuovo romanzo. È come ritrovare un vecchio amico, sempre impeccabile nel suo tweed, sempre pronto a decifrare un enigma che potrebbe far crollare le fondamenta del mondo come lo conosciamo. Con “L’ultimo segreto”, edito da Rizzoli (800 pagg. 27 euro), Dan Brown non tradisce le aspettative e orchestra un thriller ad alta tensione che, pur muovendosi su binari collaudati, riesce ancora una volta a incollare il lettore alla pagina, lasciandolo con il fiato sospeso e la mente in subbuglio.
Fin dalle prime pagine, ci ritroviamo catapultati nel cuore pulsante dell’azione.
Il professore di simbologia di Harvard viene convocato a Firenze, culla del Rinascimento, da una richiesta d’aiuto tanto criptica quanto disperata. Questa volta, il mistero non affonda le sue radici solo nella storia dell’arte, ma si proietta con violenza nel futuro. L’architrave della trama poggia su una scoperta scientifica rivoluzionaria, un segreto celato per secoli negli appunti perduti del genio assoluto, Leonardo da Vinci, e portato alla luce da una brillante e controversa scienziata, la Dottoressa Elara Vance.
La formula che ha reso Brown un fenomeno globale è presente in tutta la sua efficacia.
La corsa contro il tempo: L’intera narrazione si svolge in un arco temporale brevissimo, costringendo Langdon e la sua nuova alleata a una caccia al tesoro frenetica tra le strade di Firenze, i corridoi segreti del Vaticano e i laboratori avveniristici di Ginevra.
Il duo dinamico: Langdon, con la sua mente enciclopedica e la sua claustrofobia, trova la sua controparte in una figura femminile forte e intelligente, custode di una conoscenza che scotta.
Il nemico nell’ombra: Un’oscura e potente organizzazione, un moderno Ordine deciso a tutto pur di impedire che il segreto venga svelato, bracca i protagonisti senza tregua, alzando costantemente la posta in gioco.
Se nei suoi lavori precedenti Brown aveva esplorato la dicotomia tra fede e storia, in “L’ultimo segreto” il conflitto si sposta su un piano ancora più vertiginoso: la scienza contro la creazione. Il segreto leonardesco, una volta svelato, non mette in discussione un dogma religioso, ma la definizione stessa di “umano” e il nostro posto nell’universo.
Brown è un maestro nel tessere una tela dove fatti storici, teorie scientifiche all’avanguardia e finzione narrativa si intrecciano in modo quasi indistinguibile. Il lettore si trova a navigare tra discussioni sulla biogenetica, l’intelligenza artificiale e le implicazioni etiche del progresso scientifico, il tutto mentre decifra anagrammi nascosti in capolavori rinascimentali. È proprio questa commistione, questa capacità di rendere accessibili e avvincenti temi complessi, il vero motore del romanzo. La domanda che aleggia per tutto il libro non è solo “Qual è l’ultimo segreto?”, ma piuttosto: “L’umanità è pronta a conoscerlo?”.
“L’ultimo segreto” è Dan Brown al suo meglio. È un thriller erudito, un page-turner inarrestabile che conferma il suo autore come uno dei più grandi architetti di suspense contemporanei. I puristi del genere potrebbero storcere il naso di fronte a dialoghi a tratti didascalici o a colpi di scena non sempre imprevedibili, ma sarebbe un errore fermarsi alla superficie.
Il romanzo funziona perché tocca corde profonde, paure e speranze ancestrali, vestendole con l’abito scintillante dell’avventura. È un invito a interrogarci sui limiti della conoscenza e sulle responsabilità che ne derivano. I fan di Robert Langdon troveranno pane per i loro denti, mentre i nuovi lettori scopriranno una macchina narrativa oliata alla perfezione. “L’ultimo segreto” non è solo la soluzione a un enigma secolare, ma l’inizio di una domanda inquietante che continuerà a risuonare nella mente del lettore molto tempo dopo aver chiuso l’ultima pagina. Un ritorno in grande stile.
Veramente il romanzo si svolge a Praga e lì viene rapita la compagna di Longdon. C’è anche il Golem…