POLVERE DI STELLE / CHARLES BRONSON, IL CARISMA DELL’ATTORE ‘BRUTTO’
di Elena Vada ____________
E già… Al cinema volevano (e vogliamo) gli attori: alti, biondi, atletici, aitanti…
Tutti belli, affascinanti e sexy.
Ma poi ci sono quelli come lui: non attraente, ma pieno di professionale carisma, il ruvido: CHARLES BRONSON.
Aspetto fisico nerboruto, faccia butterata, rugosa e pustolosa (da boxer), espressione tenebrosa, sguardo grintoso ma pacato, in quelle due fessure azzurre, che erano i suoi occhi severi. Voce roca.
Senz’altro attore non adatto a fare il ‘Principe Azzurro’ in storie d’amore ma, interprete ideale, per film western e polizieschi, nei ruoli forti, da duro.
Charles Dennis Buchinsky nacque il 3 novembre 1921, a Ehrenfeld, in Pennsylvania, USA, da famiglia molto povera.
In realtà non si sa con quale nome sia stato registrato all’ anagrafe: Karolis Bucinskis, o Casimir Businskis.
Il padre, che lavorava in miniera, morì a causa della fatica, lasciando orfani quindici figli (molti morti in tenera età), tra i quali, Charles di dieci anni, che era l’undicesimo.
Erano di etnia tartara di Lipka, immigrati lituani. La famiglia era tanto povera che Charles fu costretto ad indossare i vestiti della sorella, per andare a scuola.
Si diplomò con grandissimi sacrifici e fu il primo della famiglia ad ottenere questo brillante risultato, a testimonianza della sua ferrea volontà.
Poiché i genitori non parlavano inglese, (era madrelingua lituano e russo, ma parlava anche greco) l’attore imparò l’inglese, solo a quattordici anni.
Svolse svariati lavori: minatore, spazzino, manovale, cameriere…
Combatté nella Seconda guerra Mondiale. Fu assegnato all’Aeronautica Militare. Addestrato come mitragliere di coda di un bombardiere e assegnato a un B-29. Compì 25 missioni e ricevette, molte decorazioni.
Causa il suo particolare accento, i suoi commilitoni, pensavano non fosse americano.
Di ritorno dai campi di battaglia, si iscrisse all’Accademia di Arte Drammatica di Philadelphia, con discreto profitto.
Fece tanta, tanta, gavetta. Per oltre venti anni fu comprimario o di spalla all’interprete principale. Disse: “Forse sono troppo mascolino. I direttori del casting scelgono attori con la loro immagine, o con un’immagine idealizzata. Forse non assomiglio all’ideale di nessuno”.
Ad aiutare Charles, all’ inizio della carriera, fu il fisico prestante (muscoli da minatore), che gli permise di recitare scene a torso nudo.
Non molti ricordano la sua partecipazione, con un ruolo specifico, nella commedia ‘Lui e lei’, al fianco di Spencer Tracy e Katharine Hepburn, che gli consentì di sentirsi, ed essere considerato, davvero un ‘attore’.
Nel 1951, avvenne l’ esordio con “Il comandante Johnny”, nella parte di un marinaio polacco (il suo accento era perfetto, per il ruolo). Pochi sanno che fu preso perché sapeva “ruttare” a comando.
Durante gli anni Cinquanta sono innumerevoli le partecipazioni in ruoli secondari, e sono molte anche le apparizioni televisive. Lavorava per mantenere la famiglia.
In quegli anni, a causa del Maccartismo, Charles fu costretto a cambiare il suo cognome in Bronson, per non sembrare “sovietico”.
Così si ragionava negli anni ’50 in America.
Finalmente, nel 1960, Charles Bronson, recitò nel celebre western “I magnifici sette”, in cui interpreta il cowboy irlandese Bernardo O’Reilly, regia di John Sturges.
Lo stesso regista gli affidò, tre anni più tardi, un’altra parte che diverrà storica, quella del tenente d’aviazione Danny Velinsky – in arte “il re del tunnel” – ne “La grande fuga”, film che riprende un episodio reale: la più grande fuga di prigionieri alleati da un campo di internamento tedesco.
Tra i capolavori della storia del cinema, ai quali prende parte, se ne possono citare alcuni in particolare: “Quella sporca dozzina” di Robert Aldrich, del 1967, cult del genere bellico. “I cannoni di San Sebastian”, di Henri Verneuil, western di produzione francese del 1968, e nello stesso anno “Due sporche carogne – Tecnica di una rapina”, thriller in cui collabora con il già celebre, Alain Delon.
Charles Bronson ebbe più successo in Europa, che in patria.
Questo successo ha un nome e un cognome: Sergio Leone.
Famosissimo il film: “C’era una volta il West”, che lo consegna alla fama imperitura, nel mondo del cinema internazionale.
Bronson è ‘Harmonica’, un ruolo recitato in modo così, semplicemente perfetto, da divenire e definire uno ‘standard’, nei film western e di avventura in generale.
L’ America, quindi, riscoprì un nuovo Charles Bronson e la fama acquisita, lo fece preferire ad Henry Fonda, nel ruolo di Paul Kersey, un tranquillo cittadino che si trasforma in un vigilante accanito vendicatore, a causa dell’ assassinio moglie e stupro figlia, durante una rapina.
La personalità di Bronson, si rispecchiò completamente nel personaggio. Gli diede la sua imperscrutabilità e i suoi silenzi.
Si racconta che la filosofia sulla giustizia del protagonista Kersey, fosse pienamente condivisa da Charles, ed è per questo che la simbiosi tra attore e personaggio, fu perfetta.
Ovviamente parliamo di ‘Death Wish’ “Il Giustiziere della notte” (1974) film di enorme successo, che superò persino il “Padrino” di Frank Coppola.
Bronson, dopo Il Giustiziere (cinque sequel), tentò di sottrarsi all’ associazione della sua immagine a quella dello spietato assassino, ma le richieste del pubblico di allora non gli consentirono un dietrofront.
Disse: “Al pubblico piace vedere i cattivi ricevere la loro punizione”.
In uno suoi ultimi film, ‘Assassination’ (1987), recita il proprio personaggio, un killer, caricandolo d’ ironia, riuscendo così a togliersi di dosso l’odiata etichetta, che lo ha accompagnato per oltre quindici anni.
Lasciò la professione a causa di un forte turbamento derivato dalla morte della seconda moglie. Probabilmente cadde in depressione.
Si sposò tre volte, con un divorzio: Harriet Tendler (due figli: Tony e Suzanne); Jill Ireland deceduta nel 1990, con la quale ha lavorato in diversi film (una figlia Zuleika e un figlio adottato, Jason, morto di overdose nel 1989); Kim Weeks.
Tra un matrimonio e l’altro, è stato amante dell’attrice Yvonne Craig e della top-model Susan Denberg.
Gli diagnosticarono l’ Alzheimer ed un carcinoma del polmone. Fumava la pipa.
Morì di polmonite il 30 agosto 2003 al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, California, (USA), dove era ricoverato.
Uomo affabile, serio, umile e modesto, raggiunse il successo tardi, solo a 53 anni.
A Hollywood era soprannominato “IL BRUTTO”.
- Disse: “Non sono un fan di me stesso. Sono solo un prodotto, come una saponetta, da vendere nel miglior modo possibile”.
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( 44 – continua )
Category: Cultura
Che bella biografia!
Brutto lui ma bellissimi i film, dove e davvero bravo!
Ma non è vero che è brutto. È un bel maschio. Bravo attore
Interessante. Ma non era brutto