UOMO CONFESSA DI AVER COMMESSO DUE RAPINE DAVANTI AL GIUDICE: “LA DIPENDENZA MI HA DISTRUTTO LA VITA”

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Ha chiesto di non rispondere alle domande, ma ha comunque deciso di raccontare la sua versione dei fatti al giudice. Così, durante l’udienza di convalida, un uomo leccese residente a Trepuzzi, ha ammesso in maniera spontanea di essere l’autore di due episodi criminosi avvenuti nel capoluogo salentino all’inizio del mese.
Comparso davanti alla giudice per le indagini preliminari Tea Verderosa, l’uomo ha riconosciuto le proprie responsabilità spiegando di essere ormai precipitato in una spirale di degrado legata alla tossicodipendenza. Alla presenza del suo avvocato, Raffaele Benfatto, ha dichiarato di non aver avuto intenzione di ferire nessuno e di aver agito spinto dalla disperazione: “La droga mi ha tolto tutto: casa, lavoro, relazioni. Non volevo fare del male, volevo solo sopravvivere”. Ha inoltre sostenuto di non essersi accorto che la dipendente della sala scommesse fosse incinta, aggiungendo che ciò lo avrebbe indotto a non prendere di mira quel luogo.
Le indagini condotte dalla squadra mobile di Lecce hanno ricostruito l’intero percorso del presunto rapinatore, portando al suo arresto a Taviano. Secondo gli investigatori, il primo episodio risale al 1° novembre, quando il 41enne sarebbe entrato nella sala scommesse “Fun&Bet” di Piazzale De Monti con il volto coperto e un coltello in mano, costringendo l’addetta a consegnare il denaro in cassa e appropriandosi di circa 600 euro complessivi.
Pochi giorni più tardi, il 7 novembre, il secondo episodio: un tentativo di rapina al negozio “Good Look” in viale della Libertà, dove l’uomo – ancora una volta armato e travisato – avrebbe minacciato la titolare chiedendo l’apertura del registratore di cassa. L’azione criminale, però, si è interrotta grazie alla reazione immediata della donna, che è riuscita a metterlo in fuga colpendolo con ciò che aveva a portata di mano, prima una racchetta elettrica e poi una scopa.
A incastrare il presunto rapinatore sono stati i filmati delle telecamere e le testimonianze raccolte dagli investigatori. Determinante, nel secondo caso, lo scaldacollo che si è abbassato durante la colluttazione, permettendo di riconoscerlo con maggiore facilità.
A conclusione delle indagini preliminari, la giudice Verderosa ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
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