UN ‘Sì!’ DI TROPPO…

| 24 Dicembre 2025 | 0 Comments

di Raffaele Polo ____________

Non so. Anche stavolta sono riusciti a sorprendermi.

Perchè la notizia è sbucata fuori quasi per caso, sommersa da accadimenti mondiali e nazionali certamente più importanti. Ci riferiamo, per inciso, al fatto che è stato abolito, nell’Inno d’Italia, quel ‘Si!’ finale che ci ha sempre sollevati e coinvolti.

Stavolta l’Inno, che poi è diventato ‘Il canto degli italiani’ viene privato della sua tradizionale esclamazione finale e, sulle prime, la cosa ci è dispiaciuta. Vedevamo quel grido a tutta voce, come la degna conclusione di una promessa fondamentale verso la nostra Patria…

La Patria… La scriviamo in maiuscolo o aspettiamo un provvedimento della Stato Maggiore (che va maiuscolo, ci mancherebbe) per non sbagliare?

Pensare che, proprio durante il terribile periodo del Covid, l’Esercito ci è apparso sotto una luce diversa, le caserme sono diventate improvvisamente punto di accoglienza efficace e ordinato per le vaccinazioni. E il generale Figliuolo (ve lo ricordate, quello con un metro quadrato di nastrini e decorazioni sulla giubba…) un buon padre di famiglia che sapeva gestire perfettamente l’emergenza.

Finalmente il nostro Esercito (lo mettiamo maiuscolo, ma si, dai…) serve a qualcosa di positivo, altro che guerre e armi…   Questo pensavamo, paragonando l’attualità con i nostri ricordi legati all’inutile naja.

Ma, caspita, proprio dai responsabili di questa struttura, pare sia venuta l’idea di ordinare che l’Inno d’Italia venga privato di quel ‘Si!’, almeno nelle proclamazioni ufficiali.   A casa, invece, possiamo cantarlo come vogliamo, meno male…

E allora, il Presidente della Repubblica, su istanza della Presidentessa del Consiglio (bisogna usare il femminile anche nei titoli, adesso anche la grammatica è cambiata), ha avallato la proposta e ha, di fatto, cancellato il monosillabo con tanto di decreto e registrazione.

Ci siamo rimasti un po’male, perchè non è stato come nel ‘Padre Nostro’ che, dopo secoli, la Chiesa si è accorta che non era giusto chiedere al Padre di non ‘indurci in tentazione’. Ma allora la colpa è sua, ci chiedevamo, che ci ‘induce in tentazione’?   Meglio, molto meglio,  ‘non abbandonarci alla tentazione’, questo si che lo capiamo e lo condividiamo.

Ma quel ‘sì!’ così spontaneo, così conclusivo a sottolineare la promessa che siamo disposti a morire per un sentimento nobile, ci mancherà e, onestamente, lo metteremo fra le cose che i nostri genitori, i nostri nonni, se tornassero adesso, non riuscirebbero proprio a capire.

Ma ci insegna la tragedia greca, avallata da Ungaretti, che ‘ai morti non è dato di tornare’.

E allora, prendiamo atto di questa ultimissima novità, che non comprendiamo ma alla quale ci adeguiamo, come ci hanno insegnato da piccoli, e anche da militari: che gli ordini sbagliati o incomprensibili si eseguono e poi, casomai, si chiedono spiegazioni…  Sono i fondamenti di una educazione che, ci dicono, è superata…

Ma, statene certi, dentro di noi, a casa e sotto la doccia, lo cantiamo con la mano sul cuore e lo chiamiamo Inno di Mameli. E raggiungiamo l’apice del pathos e della condivisione quando gridiamo quel ‘Sì!’ che ci illumina.  A casa, sotto la doccia, chiusi nella nostra stanza… Forse, solo lì, ancora il Grande Fratello non ci ha raggiunti….

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica

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