L’APPROFONDIMENTO / L’AMORE NON VA IN VACANZA

| 4 Settembre 2022 | 0 Comments

A leccecronaca.it MICHELA MAFFEI COMMENTA QUANTO ACCADUTO A VILLA CASTELLI E A TAURISANO

di Flora Fina ______

“Nella dolorosa vicenda dell’uomo che ha tentato il suicidio, tagliandosi i polsi mentre si mostrava in video alla fidanzata che lo ha lasciato e forzato ad andare via di casa, si può leggere la riproposizione di un copione relazionale infantile. L’uomo ha scelto una donna che ri-conosce, ha già sperimentato quel tipo di relazione. Il suo è il tentativo del passato, attuato nel presente, di tagliare i legami di cui non si è mai liberato. Di trovare una soluzione (di continuità), di stabilire una risoluzione. Inoltre egli esprime l’incapacità di entrambi i componenti della coppia a comunicare il proprio dolore e il fallimento della relazione. Al posto delle parole subentrano i gesti da parte della persona più fragile che rappresenta il sintomo della sofferenza, insoddisfazione e incomunicabilità di ogni membro della coppia. È necessario dare sostegno psicologico, offrire ascolto competente. Ciò deve avvenire all’interno di un processo di formazione ed educazione che deve partire dalle istituzioni attraverso la scuola e i mass media.”

Ad intervenire questa mattina nel nostro approfondimento di cronaca, è Michela Maffei, consulente in Scienze e tecniche psicologiche, che da anni a Lecce si occupa di analizzare e studiare le crisi nelle relazioni, lo stress e i disagi emozionali.

Soltanto tre giorni fa infatti, a Villa  Castelli un caso di omicidio-suicidio ha completamente sconvolto la comunità con la morte dei due ex coniugi Giuseppina Fumarola  e Vito Sussa: la donna infatti, è stata brutalmente assassinata – mentre andava a lavoro – a colpi fucile dall’ex compagno, che appena qualche ora dopo, si è tolto la vita impiccandosi nella sua abitazione.

È emerso così, dalle indagini da parte degli inquirenti, che l’uomo non si era rassegnato alla fine della relazione.

Come Vito – protagonista e carnefice di una storia tragica quanto assurda – a pochi giorni di distanza, e sempre in territorio salentino, un’altra storia dai tratti simili ha caratterizzato le pagine di cronaca di ogni testata: a Taurisano difatti, pochi giorni fa – e puntualmente per la mancata rassegnazione alla fine di un amore – un uomo sulla quarantina ha tentato il suicidio cercando di tagliarsi le vene e i polsi.

Tutto ha infatti inizio da una banale lite: la sua compagna decide di portare a termine la relazione, e la disperazione, unita ad un forte senso di abbandono la fanno da padrone. Chiamate a non finire nel cuore della notte – e minacce tramite videochiamata che lo mostra intento a tagliarsi i polsi con un taglierino – sono il tragico contorno di una vicenda che – stavolta – si è risolta grazie all’immediato intervento delle Forze dell’Ordine, allertate dalla donna, ormai angosciata e sconvolta.

Tuttavia, questo – come tanti altri – è un fatto di cronaca che non dovrebbe passare inosservato, anzi: non si può ignorare il disagio esistenziale che il genere umano sta vivendo, e che si manifesta, inevitabilmente, in atti del genere, poiché, come ci spiega la nostra esperta:

“Per spiegare il tentato suicidio dell’uomo avremmo bisogno di più informazioni sulla sua vita, la famiglia, il suo stato stato psichico in modo da  effettuare un’anamnesi. Tuttavia la scienza psicologica indica dei principi generali sul funzionamento psichico e del reale. Le relazioni con gli Altri sono una riedizione delle relazioni affettive primarie ossia dei rapporti instaurati con i genitori durante lo sviluppo infantile. Attraverso l’esperienza di cura ricevuta dai genitori, quindi di amore, protezione, soddisfazione dei bisogni, rispetto e libertà, si forma a livello inconscio un modello, uno schema – implicito, procedurale corporeo – in base a cui il soggetto percepisce se stesso e il mondo. Si sente sicuro o fragile, il mondo può essere benevolo, amorevole o minaccioso e pericoloso. Il soggetto ricerca e ricrea le relazioni già avute nel passato con i loro traumi e il rimosso.”

Rassegnarsi alla fine di un amore si sa, è difficile, talvolta ci annienta, psicologicamente e fisicamente, ma è necessario guardare avanti: nella maggior parte dei casi, il tentativo di suicidio viene commesso in modo impulsivo, senza riflettere, ed è la conseguenza di una crisi come, ad esempio e in questi casi,  un conflitto e la rottura di un legame affettivo.

Sarà che stiamo vivendo tempi bui, sarà che stiamo vivendo quel medioevo tecnologico in cui tutto ci spetta doverosamente di diritto, sarà che la vita ormai è divenuta talmente “ smart ” che è imprescindibile non rinunciare ad alcunché, poiché bisogna avere tutto e subito, anche l’amore.

L’amore, “che muove il sole e l’altre stelle ” – come diceva Dante – sta diventando sempre più commerciale, alla portata di tutti, non  possiamo rinunciarci.

Non possiamo rinunciarci, o forse sì? Magari per ricominciare daccapo, tabula rasa, diamo nuova linfa alla nostra vita, senza cadere in alcun baratro.

La fine di un amore è dunque la fatidica “goccia che fa traboccare il vaso ”, quel dolore insopportabile, talmente irreversibile che, in alcune persone, magari più sensibili – o magari con trascorsi dal punto di vista psicologico poco rassicuranti – scatena una reazione che le vorrebbe annientate sulla faccia della terra.

La riflessione però resta sempre la stessa: come superare un simile baratro?

La risposta, quella scientifica, ce la danno i consulenti, gli psicologi e gli psichiatri poiché, come ci spiega sempre Michela Maffei “La psicologia deve far parte delle materie di studio al pari dell’italiano e della matematica o dell’ecologia e delle scienze naturali perché per stare bene occorre conoscere i principi basilari della salute affettiva. Chi siamo, come ci relazioniamo, qual è il contesto in cui viviamo”

La risposta, quella morale – e che supera i limiti della scienza poiché non potrebbe mai indagarli – è sempre la stessa: la fine di qualcosa non è mai la FINE. Può essere bensì l’inizio di qualcosa di più grande, di più importante e di stabile.

Così come nell’amore, anche nelle sconfitte di tutti i giorni il motto dovrebbe essere sempre questo: chiusa una porta si apre un portone.

E allora non ci resta che sperare che – in una maniera o nell’altra – i legami affettivi di questa società allo sfascio possano mutare in meglio – nelle famiglie, nelle relazioni interpersonali, nelle amicizie, negli amori – per lasciarsi alle spalle i traumi e gli strascichi che causano disagi sempre più frequenti, il disagio della distruzione del sé.  ______

LA RICERCA nei nostri articoli dell’ 1 e 2 settembre scorsi

DRAMMA DELLA FOLLIA A VILLA CASTELLI, DONNA UCCISA A FUCILATE DALL’EX, CHE POI SI SUICIDA. TUTTI I PARTICOLARI

QUANDO SONO I POLIZIOTTI A DOVER RISOLVERE LE CONSEGUENZE DELL’AMORE

Category: Costume e società, Cronaca

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