IL FENOMENO POLITICO DI GIANCARLO CITO MORTO OGGI A TARANTO: UN RICORDO SERENO, SINCERO COME LUI
di Graziano De Tuglie __________
Scompare alla soglia degli 80 anni, era nato nel 1945, Giancarlo Cito, fenomeno unico e irripetibile della politica italiana a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Fu sindaco di Taranto e poi anche deputato al Parlamento. Era ammalato da tempo.
Inizialmente giovane militante del Movimento Sociale, uscì dagli schemi classici della politica cercando un contatto diretto con i cittadini incentrato sulle esigenze concrete, reali degli elettori, con ciò abbandonando le fumisterie della propaganda elettorale e andando a stuzzicare gli elettori sui temi della vita di ogni giorno.
Geometra di formazione e di professione, sportivo praticante, era un ottimo osservatore dei mille problemi della quotidianità, suggerendo e indicando in continuazione soluzioni realizzabili in concreto.
Da piccolo imprenditore edile intuì le potenzialità offerte dalla liberalizzazione della emittenza televisiva fondando nel 1985 “Antenna Taranto 6”, l’emittente televisiva locale cui lega il resto della sua vita.
Quella televisione che si occupa della vita dei cittadini ottiene molto rapidamente una diffusione notevole a Taranto e nel territorio grazie alla veemenza con cui sostiene le tesi che propugna; Gianfranco Cito estrinseca il suo carattere impulsivo e diretto traslando il metodo, fino ad allora proprio delle radio private, delle telefonate in diretta nelle sue trasmissioni serali.
Diventa un terminale delle delusioni di una cittadinanza irretita, nei decenni precedenti, dal mito dell’industrializzazione forzata del Mezzogiorno d’Italia, ma che si vede travolta dai guai propri di uno stravolgimento del territorio e dell’inurbamento di decine di migliaia di cittadini al seguito dei lavoratori dell’acciaieria; problemi aggravati dai riflessi della crisi mondiale del settore siderurgico che vedono rapidamente presentarsi i primi ridimensionamenti dell’occupazione con licenziamenti che seguono immediatamente le ultime assunzioni del boom incontrollato.
Le amministrazioni di centrosinistra di Taranto che hanno preso piede con la crescita tumultuosa della componente operaia falliscono miseramente nel dare uno sviluppo ordinato alla città.
Cresce disordinatamente anche la costruzione di nuovi quartieri per soddisfare la richiesta di case per gli operai dell’acciaieria, ma non crescono i servizi necessari.
Allora Cito e la sua emittente AT6 diventano lo sfogatoio della città intera, agli abitanti non sembra vero di avere a disposizione una televisione che trasmette in diretta senza filtri le loro telefonate su ogni piccolo o grande inconveniente che si vive in città.
Giancarlo Cito si lancia a capofitto nel condire le telefonate di indignazione con sparate verbali senza remora di ogni modo, con un linguaggio franco, diretto, crudo, molto sopra le righe, che lo rende popolarissimo tra la gente che lo sente uno di loro contro quei “fetentoni” ( e ci limitiamo nel riferire) dei politicanti di professione, della casta che si fa “gli affari suoi”.
Ogni sera Cito tuona dagli schermi televisivi (e AT6 ritrasmette le registrazioni per tutto il giorno).
È pura benzina versata sul fuoco dei telespettatori già esasperati. Tutti i tarantini sono ben consapevoli della sciagurata gestione della macchina comunale: interi quartieri al buio, le strade del centro e della periferia prive di qualunque manutenzione ordinaria e ormai ridotte a mulattiere , sporcizie e inefficienza come costante quotidiana… Così, agli occhi dei tarantini, Cito diviene ben presto il liberatorio fustigatore dei politici “corrotti e inefficienti”, il capopopolo che parla chiaro e senza paura contro i “politici ladri e corrotti”.
Nel 1990 Cito viene eletto consigliere comunale col record assoluto di preferenze personali, prosegue l’attività televisiva con la solita virulenza che trasla anche nei suoi interventi nell’aula consiliare. L’allora ministro degli interni, Scotti, lo dichiara decaduto da consigliere comunale ma il suo ricorso al Tar viene subito accolto e ritorna in Consiglio Comunale nel giro di due mesi.
Alle comunali del 1993, le prime con elezione diretta del sindaco, Cito viene eletto col 53% dei voti e subito inaugura un mandato pieno di azioni concrete ed immediate; controlla di persona i lavori pubblici, guida il servizio notturno delle pattuglie dei vigili urbani per debellare schiamazzi e azioni di microcriminalità, appare improvvisamente negli uffici comunali centrali e decentrati per verificare il buon funzionamento della macchina amministrativa.
Continua il dialogo serale con i telespettatori invitati a segnalare tutto quello che non va.
Eclatante l’azione che intraprende per porre fine all’abitudine dei tarantini di parcheggiare sui marciapiedi; dopo avre precettato centinaia di autogru nottetempo rimuove più di duemila auto trasportandole nelle depositerie per restituirle ai proprietari dopo avere pagato multe salate.
Analogamente fa sanzionare inflessibilmente, dai vigili, ogni irregolarità che riscontrano.
Mano pesante anche nel perseguire sporcaccioni ed inquinatori; da allora Taranto non ricade più nel disordine e nel disprezzo del senso civico.
Nel 1996 viene eletto deputato al Parlamento con un consenso clamoroso, ma tutti gli equilibri che aveva scosso e fatto precipitare si coalizzano contro di lui: le dichiarazioni di alcuni “pentiti” ne indicano contiguità a organizzazioni malavitose, il conseguente procedimento penale sfocia in una condanna per concorso esterno.
Altre condanne per abuso d’ufficio e irregolarità amministrative hanno vicende alterne, ma in gran parte si risolvono in assoluzioni definitive, mentre numerosi ostacoli vengono frapposti alla regolarità delle trasmissioni di AT6, la cui sigla era anche diventata il simbolo del partito che aveva fondato.
Rimane la condanna per concorso esterno ad organizzazione malavitosa con sentenza definitiva: rimane però difficile da pensare che Giancarlo Cito si sia prestato a questo.
Un uomo che si era opposto pesantemente a tutto e a tutti doveva essere consapevole che al minimo errore gli avrebbero fatto pagare un conto salatissimo come in effetti è stato. Ma si sa che chi detiene il potere effettivo è in grado di smorzare, in tutti i modi e con ogni mezzo, chi il potere mette in pericolo.
Nel corso degli anni AT6 rimane ancora rappresentata in Consiglio comunale col figlio Mario, ma l’avvento dei nuovi social toglie progressivamente forza alla comunicazione televisiva, che è stata la spina dorsale dell’azione politica di Giancarlo Cito e che rimane la quintessenza del suo fenomeno, da ricordare e da studiare, oggi che è scomparso dagli schermi del mondo.