CHIUSO IL GRUPPO ‘MIA MOGLIE’. QUANDO NON C’ERA FACEBOOK, C’ERA IL SETTIMANALE ‘LE ORE’. IL FILM “Il merlo maschio” FISSO’ QUESTO FENOMENO
(g.p.) __________ La notizia, è che oggi Facebook, con tanto di comunicato alle agenzie di stampa, ha chiuso il gruppo pubblico “mia moglie”, forte di trentaduemila iscritti, in cui venivano postate dai loro mariti, fidanzati o conviventi che fossero, senza altri riferimenti espliciti, foto di nudo parziale delle loro compagne. Dopo giorni di segnalazioni alla Polizia Postale, polemiche social e finanche interventi politici.
Chiuso, per quanto ne esistano altri del genere, per quanto in tono dimesso e poco frequentati, ma sempre sotto attacco da ondate di segnalazioni e minacce, preliminari ad altre immediate chiusure d’ufficio.
La vera notizia, è che sia rimasto attivo per tanto tempo.
I tempi sono cambiati, nel bene, nel male.
Il problema di sempre è che non si sa quanto queste foto siano ‘consenzienti’, cioè quanto le donne ritratte siano partecipi e d’accordo con la loro diffusione. Un grave problema in primis di privacy, oggi supertutelata, poi di un vero e proprio reato, di violenza sessuale, il che la metà già basta per creare problemi, senza bisogno di tirare in ballo i pur giusti discorsi possibili sulla mercificazione del corpo femminile, della dignità della donna e quant’altro annesso e connesso alle sacrosante rivendicazioni femministe.
Cinquant’anni e passa non sono passati invano.
Il fenomeno esisteva anche allora ed esplose agli inizi degli anni Settanta su uno dei social dell’epoca , il settimanale cartaceo “Le Ore” e poi altri epigoni, che pubblicavano le foto di moglie e fidanzate mandate dai loro uomini gaudenti, armati di rudimentali Polaroid, senza che nessuno avesse alcunchè da ridire, anzi.
Certo, qualche pretore zelante ogni tanto lo faceva sequestrare dalle edicole, in cui il giornale andava a ruba, abitualmente quanto furtivamente nascosto dall’acquirente dentro un quotidiano, allora di grande formato, ma tanto tutto ricominciava uguale la settimana successiva nell’unanime sebbene silente soddisfazione generale.
A fissare, certificare direi, il vero e proprio fenomeno sociale e di costume, nel 1971 esce il film che ebbe grande successo di pubblico e poco e punto di critica “Il merlo maschio”, in cui il protagonista, un mediocre musicista orchestrale, interpretato da par suo da Lando Buzzanca, scopre di godere sempre di più nel mostrare agli altri sua moglie, che ha la bellezza dirompente di Laura Antonelli, eclatante spedizione di sue foto a “Le ore” compresa.
Un film che solo superficialmente può essere liquidato come sottoprodotto della commedia sexy all’italiana: in realtà, testimonianza di un’epoca e documento di un fenomeno sessuale di sempre. Era diretto da un regista, ma anche scrittore attento al costume degli Italiani quale Pasquale Festa Campanile e si basava su un’idea e un racconto di uno degli autori più importanti della letteratura italiana contemporanea quale Luciano Bianciardi, che aveva tradotto i romanzi dei Tropici di Henry Miller e aveva studiato Reich, Marcuse e gli altri all’epoca famosi teorici della liberazione sessuale.
Letterariamente e freudianamente come Zeno Cosini di Italo Svevo, anche il protagonista del film “Il merlo maschio”, Niccolò, tiene un diario della sua ossessione nel mostrare agli altri la moglie Costanza, azione vissuta quale liberatoria rivincita e catartica affermazione sociale:
“Mi ha fatto uno strano effetto. Sì, il petto di Costanza lo avevo visto parecchie volte ma, non lo so, oggi… oggi mi è parso più eccitante! Anzi mi è parso che anche il medico mentre la spogliava, la guardava con piacere… ma forse è stata un’impressione mia: per visitarla è chiaro che devono spogliarla. Si capisce anche che lei fosse imbarazzata, infatti, anche se siamo molto in confidenza tra di noi, mi ha detto che preferirebbe che io non assistessi alle altre visite. […] La spogliano sempre di più e la toccano. La toccano proprio bene, come si deve. Però Costanza nuda è diversa… È provocante, ecco. Eh sì, non è un’idea mia, è per questo che la spogliano così. Vestita non sembra niente di speciale, nuda invece… […] Stasera devo ricordarmi di scrivere sul diario una cosa molto strana, che non avevo mai notato: vedere mia moglie nuda davanti a un altro mi ha riempito di piacere, mi ha addirittura emozionato“.
Mi sono limitato alle suggestioni letterarie e alle annotazioni di costume. Il resto del film, vero e proprio paradiso del fetish, ivi compreso esibizionismi e pratiche cuckold come si chiamano oggi, è roba da psicologi, alla ricerca dei labili confini esistenti fra liberazione, perversione, gioco, amicizia, amore e sesso, vizi privati e pubbliche virtù.
Category: Costume e società