LA RIFLESSIONE / VICINI VICINI…
di Giuseppe Puppo ___________
Esistono orientamenti ideologici diversi e diverse sensibilità personali, dappertutto e quindi anche, lo so, nel caso della Flotilla. Qui a leccecronaca.it siamo abituati a rispettarle tutte e – se ci scrivono – tutti a far parlare.
Purtroppo – sottolineo: purtroppo – nella fattispecie il “dibattito” si è radicalizzato in maniera talmente netta, che si è ridotto a una specie di muro contro muro, in cui le ragioni degli uni si scontrano, non dialogano, non si incontrano, si scontrano e basta con quelle degli altri.
Allo stesso modo, siamo tutti quanti sommersi da almeno ventiquattro ore da un flusso continuo di informazioni sulla vicenda che ci arrivano attraverso le televisioni e, soprattutto, tramite i social.
Per tutte queste ragioni, mi limiterò ad una semplice, ma spero non banale, riflessione personale.
Appunto tramite un post sui social, informato forse a scuola, forse dai genitori, forse dalla tv, ho appreso di un bambino che spontaneamente ha preparato dei piccoli doni per i suoi coetanei di Gaza e li ha dati alla mamma, chiedendo di farli arrivare in qualche modo, e domandandole: “Quando finisce questa guerra?”.
Penso che ognuno di noi dovrebbe fare lo stesso, con la stessa ingenua forse, ma spontanea e sincera, per questo dirompente, generosità di questo bambino.
Già, “il fanciullino” di Giovanni Pascoli, esattamente come.
Ecco, in questo caso, soprattutto in questo caso, della Flotilla, io penso che destra e sinistra, vecchi e logori steccati ideologici, inefficaci e anzi fuorvianti nel capire le cose, non debbano esistere più, come altre razionalità, schemi e convenzioni.
Non dovremmo chiederci – a chi giovano? a chi appartengono? che cosa stanno facendo? – quelli della Flotilla.
Ognuno di noi dovrebbe chiedersi invece cosa è avvenuto e cosa sta avvenendo a Gaza e dintorni, e perché.
Io non so la risposta alla domanda di quel bambino. Però la risposta a queste mie domande, le so.
So pure che la Storia è fatta anche di gesti simbolici, che rimangono nell’immaginario più dei fatti, dei libri e dei proclami.
Giusto per fare un solo esempio, dei tanti che potrebbero farsi al riguardo, non sappiamo, o almeno l’abbiamo dimenticato, più niente del regime politico cinese, però quell’atto “estremista” dello studente “irresponsabile” che, superate le barriere, in piazza Tienanmen a Pechino nel 1989 camminò pacifico, borse della spesa in mano, “vicino vicino” ai carri armati del potere guardandoli negli occhi e certo sfidandoli impavido, ce lo ricordiamo tutti.
Ricordare significa etimologicamente riportare al cuore.
Quando finirà, di questa vicenda della Flotilla, ci ricorderemo tutti di una barca a vela arrivata vicino vicino e poi abbordata e fermata dal potere.
Spero che allora in tanti come me potranno dire: ecco, anche io ho un cuore, che ho buttato oltre le presunte ragioni e oltre gli interessi di parte, dal momento che sono riuscito a superare quella sorte di limite, o confine, della mente, superato il quale tutto diventa possibile; ecco, anche io ho fatto qualcosa, perché su quella barca c’ero anch’io.
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Bravo, Direttore!
Quel giovane cinese, sfidava I carri questi signorini in barca vanno a fare la loro sfida scortati dalle navi militari italiane, che il governo su cui sputano veleno gli mette a disposizione. Questo in mare. A terra i loro compagni di merenda, i figli della buona borghesia radical chic, sprangano i poliziotti. Il bambino fa il bambino, ma gli adulti che fanno i bambini, fanno più danno degli adulti furbi e in malafede.