POLVERE DI STELLE / RICHARD BURTON, OLTRE A ELIZABETH TAYLOR E TANTE ALTRE, FECE INNAMORARE PURE MIA NONNA (MIO NONNO NON LA PRESE BENE)

| 16 Novembre 2025 | 1 Comment

di Elena Vada _____________

Attore che detiene un singolare primato: sette nomination e nessun Oscar.

RICHARD BURTON: Il suo vero nome era

Richard Walter Jenkins jr.

Nacque il 10 novembre 1925, nel villaggio gallese di Porthrydyfen (Gran Bretagna), penultimo dei tredici figli di un minatore ed una barista. Famiglia modesta, di religione presbiteriana.

Riuscì a frequentare l’ Oxford University.

A vent’ anni intraprese gli studi di recitazione all’ Old Vic Theatre, che gli consentirono di interpretare, in modo straordinario, diversi ruoli shakespeariani, al punto che la critica inglese lo definì: l’ erede naturale di Laurence Olivier. 

Esordì nel 1943, interpretando Amleto e Sir Toby.

Prese il cognome d´arte ‘Burton’ dal suo insegnante artistico, Philip Burton, che gli insegnò una dizione perfetta.

Richard quindi deve al teatro la sua fortuna, infatti, inizialmente, al cinema fu richiesto prevalentemente come attore, per film storici, in costume. 

Già da giovanissimo si guadagnò la fama di incallito donnaiolo e grande bevitore. 

Piaceva moltissimo  alle signore per quel fascino tenebroso, languido e sensuale.

Mia nonna ne era innamorata, avendolo visto di persona, durante le riprese di “Cleopatra” (1963) a Ischia e mio nonno, geloso, replicava che era butterato (vero) e pure un po’ “finocchio” (brutto termine usato a quei tempi). Aveva ragione il nonno! Infatti era nota l’ inclinazione bisessuale di Burton.

All’inizio degli anni cinquanta, la 20th Fox lo mise sotto contratto con una cifra mai data in precedenza a nessun’altro attore: tre milioni e ottocentomila dollari per cinque anni, rinnovabili.

Richard Burton era un ottimo attore, per la presenza scenica, la tecnica recitativa, lo sguardo penetrante ed il timbro vigoroso, della voce. Era prestante.

Per queste qualità, notate a Brodway, fu messo sotto contratto per tre film a Hollywood, dove ottenne immediato successo, con: 

1952 My cousin Rachel (Mia cugina Rachele) diretto da Henry Koster  (per il quale ricevette la prima nomination all’Oscar) e altri due film, con i quali inaugurò la serie di kolossal storici e i drammi venati di intenso pathos emotivo;

1953 The robe (La tunica), sempre diretto da Koster e primo film girato in cinemascope. 

1953 The desert rats (I topi del deserto) di Robert Wise.

Nel 1963 fu al fianco di Elizabeth Taylor in Cleopatra, il kolossal diretto da Joseph L. Mankiewicz che, per gli altissimi costi produttivi, mandò in rovina la 20th Century-Fox. 

Il film vinse quattro Oscar (otto nomination): fotografia, scenografia, effetti speciali, costumi. Primato per maggior numero di cambi di costume: la Taylor ne indossò 65 (194.000 dollari).

La coppia Burton/Taylor, successivamente, interpretò undici film, nei quali si ricalcavano gli eventi della loro turbolenta relazione sentimentale, finita, dopo dieci anni, con due matrimoni e altrettante separazioni. 

Che storia, che storia la loro! 

Ricordo i rotocalchi dell’ epoca come Grand Hotel,Confidenze, Stop… pieni delle foto, delle immagini scandalose, della loro vicenda d’ amore, magica e maledetta, romantica e tragica, leggendaria e turbolenta, caratterizzata da una grande passione, lusso sfrenato, litigi furiosi (botte), una forte intesa artistica e alcol, alcol, alcol.

All’inizio degli anni cinquanta, la 20th Fox lo mise sotto contratto con una cifra mai data in precedenza a nessun’altro attore: tre milioni e ottocentomila dollari per cinque anni, rinnovabili.

Richard Burton era un ottimo attore, per la presenza scenica, la tecnica recitativa, lo sguardo penetrante ed il timbro vigoroso, della voce. Era prestante.

Per queste qualità, notate a Brodway, fu messo sotto contratto per tre film a Hollywood, dove ottenne immediato successo, con: 

1952 My cousin Rachel (Mia cugina Rachele) diretto da Henry Koster  (per il quale ricevette la prima nomination all’Oscar) e altri due film, con i quali inaugurò la serie di kolossal storici e i drammi venati di intenso pathos emotivo;

1953 The robe (La tunica), sempre diretto da Koster e primo film girato in cinemascope. 

1953 The desert rats (I topi del deserto) di Robert Wise.

Nel 1963 fu al fianco di Elizabeth Taylor in Cleopatra, il kolossal diretto da Joseph L. Mankiewicz che, per gli altissimi costi produttivi, mandò in rovina la 20th Century-Fox. 

Il film vinse quattro Oscar (otto nomination): fotografia, scenografia, effetti speciali, costumi. Primato per maggior numero di cambi di costume: la Taylor ne indossò 65 (194.000 dollari).

La coppia Burton/Taylor, successivamente, interpretò undici film, nei quali si ricalcavano gli eventi della loro turbolenta relazione sentimentale, finita, dopo dieci anni, con due matrimoni e altrettante separazioni. 

Che storia, che storia la loro! 

Ricordo i rotocalchi dell’ epoca come Grand Hotel,Confidenze, Stop… pieni delle foto, delle immagini scandalose, della loro vicenda d’ amore, magica e maledetta, romantica e tragica, leggendaria e turbolenta, caratterizzata da una grande passione, lusso sfrenato, litigi furiosi (botte), una forte intesa artistica e alcol, alcol, alcol.

Burton fece a Liz, regali straordinari, come il famoso diamante da 69 carati, noto anche come “diamante Taylor-Burton”

Il Magazine Variety di  New York scrisse: “I suoi divorzi con la Taylor sono frutto di altrettante bevute di whisky” 

Nel 1966, i due attori offrirono la loro prova migliore in Who’s afraid of Virginia Woolf? Chi ha paura di Virginia Woolf? di Mike Nichols, dall’omonima commedia di E. Albee, teatrale altalena dei conflitti tra due coniugi alla deriva (consigliato).

Sempre di questo periodo ricordiamo lo storico Becket 1964  (Becket e il suo re) di Peter Glenville, accanto a Peter O’Toole. 

1965 The spy who came in from the cold (La spia che venne dal freddo), una spy story diretta da Martin Ritt, dal romanzo omonimo di J. Le Carré (consigliato).

1964 The night of iguana (La notte dell’iguana) di John Houston, rivisitazione di un dramma di T. Williams. 

Negli anni successivi, dopo essersi cimentato come regista (dottor Faust),

interpretò fatti e personaggi storici, come nel 1972 “The assassination of Trotsky”  (L’assassinio di Trotsky) di Joseph Losey,

o di genere horror 1977 “Exorcist II: the heretic” (Esorcista II: l’eretico) di John Boorman. 

Il surreale 1984 (Orwell 1984) di Michael Radford, in cui è l’inquisitore-carnefice al servizio del Grande Fratello, figura immobile, la cui forza drammatica è nello sguardo.

Ebbe quattro mogli e altrettanti divorzi; il matrimonio più clamoroso con Liz Taylor, si sposò e separò due volte nel giro di nove anni (una figlia adottiva, Maria). 

Altre mogli: primo matrimonio con l’attrice Sybil Williams (due figlie: Kate e Jessica, nata autistica), Dopo la parentesi coniugale con la Taylor, sposò Sarah Susan Hunt (ex moglie del pilota di F1 James Hunt) e, in ultimo, Sally Hay, produttrice teatrale, con la quale non ebbe il tempo di separarsi in quanto morì l’anno successivo alle nozze.

Fuori dai matrimoni, è stato amante delle attrici Ava Gardner, Vivien Leigh, Jean Simmons, Lana Turner, Claire Bloom, Lee Remick, Raquel Welch, Sue Lyon, Nathalie Delon, Angie Dickinson, Barbara Rush, Geneviève Bujold, Maggie McNamara, Zsa Zsa Gabor, Mary Ure, Susan Strasberg, Diane McBain, Jeannie Bell, della regista teatrale Lauren Francis, della cantante Betty Kelly e della principessa Elisabetta di Yugoslavia.

Alcolizzato cronico. La dipendenza all’alcol lo portò a bere quotidianamente 30 aperitivi, 8 litri di vino, 5 di birra, 10 bicchierini di cognac e un’intera bottiglia di whisky.

Sviluppò una serie di cirrosi e problemi renali.

Spesso faticava con le battute e fu necessario farlo recitare seduto o sdraiato, perché non riusciva a reggersi in piedi.

DAVID DI DONATELLO (ITA)
La bisbetica domata (premio miglior attore straniero).

Richard Burton morì di emorragia cerebrale a 58 anni, il 5 agosto 1984, a Ginevra (Svizzera).

La giornalista e conduttrice radiofonica inglese, Libby Purves, disse di Burton: “È l’essere più orribile e villano che abbia mai incontrato; con quella faccia butterata come una statua dell’isola di Pasqua”.

Secondo me?: “Ottimo attore!

Tra i tanti bei film “La spia che venne dal freddo” 1965, dopo il capolavoro “Chi ha paura di Virginia Woolf” 1966.

 

Buona visione.

___________

49 – continua )

Category: Cultura

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Comments (1)

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  1. Gabri ha detto:

    Mi stupisci sempre!

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