Una donna dolce, ma non sottomessa. Parla la Stilista Daniela Melcore

| 9 Settembre 2012 | 1 Comment

Un brillante connubio tra  la manualità delle donne di una volta e l’imprenditoria al femminile di oggi.

 

 

Di Beatrice Sicuro

 

 

 

 

Dolce, umile e semplice, ma anche tenace e perfezionista.

Daniela  Melcore intreccia sapientemente la sua passione per la moda ai tessuti  di organza e tulle, rivisitando in chiave moderna quelle che erano le tecniche delle nostre nonne sarte. Non solo disegna e realizza  abiti con i quali ha partecipato nel corso di quasi dieci anni a diversi concorsi e manifestazioni di moda, ma grazie alla sue esperienza di sarta e vetrinista, cura sapientemente nel dettaglio ogni particolare, abbinando agli abiti gli accessori che lei stessa realizza artigianalmente e perfino le musiche da associare, per creare delle vere e proprie scenografie.

Un brillante connubio tra  la manualità delle donne di una volta e l’imprenditoria al femminile di oggi.

La incontro nella sede dell’associazione di volontariato “Centro ascolto donna” di Cavallino da lei presieduta e la curiosità è tanta.

 

Daniela come nasce la Sua avventura nel mondo della moda?

 

In realtà sono stilista da una vita, da trentadue anni,  poi per dedicarmi alla famiglia ho dovuto mettere la mia passione da parte, ma la creatività c’è sempre stata, tant’è che ho continuato a coltivarla nel tempo disegnando l’abito per il mio matrimonio o per le cerimonie alle quali ero invitata, cucendo ogni tanto io stessa. Poi negli ultimi anni ho cominciato a fare accessori e, all’inizio da un anell , un cappello,  una borsa  e cosi via,  ho ripreso la passione vera e propria per la moda e gli abiti”.

 

Come nasce l’ispirazione per un nuovo capo di abbigliamento?

 

L’idea iniziale nasce sfogliando i giornali, guardando un po’ alla moda attuale, poi li rivisito con quello che amo di più , cioè li stili anni Settanta-Ottanta”.

 

Qual è la Sua firma, il  marchio di fabbrica?

Mi sono ispirata per realizzare gli abiti ad una vecchia tecnica sartoriale delle nostre nonne che poi ho cercato di far rivivere accostandovi i tagli moderni, ho cercato quindi di far rivivere insieme retrò e moderno. Cosi è nato il mio stile che poi ho riproposto anche negli accessori che realizzo a mano e nelle acconciature”.

 

Come riesce a fare tutto questo?

 

Da sola! Io i con il supporto delle socie dell’associazione. Infatti ci autotassiamo in previsione di qualche evento per poterci finanziare .Tutto quello che guadagno va devoluto all’associazione stessa , quindi a scopo benefico. Quello che faccio è solo per passione . Perché non c’è un supporto economico dalle istituzioni”.

 

Si sente penalizzata dal fatto di essere una donna che fa tutto questo senza alcun supporto esterno delle istituzioni, soprattutto a livello economico?

 

“Si, indubbiamente, si! Perché da noi c’è l’arte dell’arrangiarsi, questo tipo di lavoro non è compreso, non c’è una cultura del  sostentamento per chi lo fa”.

 

Si ritiene coraggiosa?

 

Mah? Io dico sempre che mi diverto perché amo fare quello che faccio, non lo faccio a scopo commerciale, perché non era questa la mia strada. Non mi piace organizzare eventi per vendere quello che faccio (senza per questo disprezzare chi lo fa), semplicemente non fa parte del mio carattere , tant’è che molto spesso regalo le mie creazioni piuttosto che venderli, perché sono per me come dei figli, talmente amo realizzarli! La gioia di una stilista infondo qual è ? Quella di vedere indossati in passerella i propri abiti, i propri accessori, la gioia di vedere queste ragazze valorizzate, piene di colori . ‘Nu preciu! Mi danno tanta adrenalina!

Poi amo molto i colori, creo sempre contrasti di colori, tengo molto a curare il dettaglio, dai coordinati agli abbinamenti, in questo sono pignola, anche nella scelta di un determinato accessorio da abbinare!”

 

E’ proprio questo il segreto, forse?

 

“Si,  perché grazie agli studi da vetrinista riesco a vedere con un occhio diverso, anche se la passerella è un po’ diversa dalla vetrina, ho una visione d’insieme più tecnica rispetto allo studio del colore, delle giuste posizioni”.

 

Quindi è stata importante la gavetta?

 

“Si, certo soprattutto ad avere una visione complessiva di come devono essere le cose, curo perfino le musiche con le quali devono uscire i vari abiti, in che preciso punto devono uscire in passerella, in base alla musica. Ad esempio ultimamente ho scelto  una musica anni Ottanta per rappresentare lo stile di quegli anni al quale mi sono ispirata, ho aggiunto poi la mia tecnica sartoriale, accostando allo stile dei bikini che si usavano all’epoca, il tulle. Ho creato cosi una cosa innovativa. Ora stiamo già preparando la collezione per l’autunno.”

 

..Una stacanovista allora?

 

“No, semplicemente sono una persona modesta e umile, che mette tanto impegno in quello che fa. Però pretendo lo stesso impegno dagli altri . Poi mi piace anche che il mio lavoro sia rispettato. Non sono una persona presuntuosa, che scavalca gli altri, ma quando si lavora in un certo modo è giusto che il  lavoro sia riconosciuto e rispettato. Ci tengo e ci rimango male quando non accade. Soprattutto perché mi impegno molto e faccio le cose con amore, senza interesse e senza guadagno, nonostante i materiali, soprattutto se di qualità, hanno un costo”.

 

Con quali materiali Le piace lavora di più?

 

“Con il tulle , le organze, i pizzi, l’importante è che riescano a farmi rappresentare al meglio la femminilità e l’eleganza, con i volumi, la qualità dei colori e le scollature, tutti particolari che mi permettono di esaltare la figura seducente della donna senza scendere nella volgarità.”

 

A proposito di ciò pensa ci sia troppa volgarità oggigiorno?

 

“Se parliamo delle grandi griffe ,quelle della moda classica, come Valentino, Armani, diciamo i maestri della moda, che mi hanno sempre ispirata, ovviamente no. Però in giro c’è anche molta scarsa qualità. A volte si spaccia per made in Italy ciò che non lo è , e si finisce per pagare cara una pessima qualità. Per quanto riguarda invece le donne di oggi forse sono diventate troppo aggressive , invece a me piace un’ altro tipo di femminilità. Mi piace che ci sia un rispetto reciproco tra uomo e donna, forse perché sono di un’altra generazione, però amo la femminilità dolce  ma non sottomessa. E’ ciò che cerco di riflettere in quello che faccio, ad esempio usando fiocchi, enormi cappelli,  arcobaleni di colori ecc. Mi piace fare una moda che valorizzi le donne (ovviamente le giovani alle quali la mia moda è più adatta), non che le penalizzi, come a volte succede oggi nella moda”

 

Pensa che le donne in passerella siano troppo poco formose?

 

“Io non amo le anoressiche, anzi invito le ragazze che sfilano per me a mangiare quando sono troppo magre! Non mi piacciono gli eccessi, né in un senso né nell’altro, altrimenti un capo non rende. Anzi con un seno prosperoso ad esempio i miei costumi vengono esaltati”

 

Insomma, un po’ un tornio che cerca di scolpire le forme femminili!

Qual è la soddisfazione più grande, la parte più bella ?

 

“Le soddisfazioni di tutti i giorni! Vivo alla giornata, prendo quello che viene, ironizzo , mi diverto, mi imbarazzano perfino i complimenti! Però mi emoziono e sono soddisfatta quando vedo indossati i miei abiti, soprattutto la prima volta quando mi sono ispirata alla dolce vita di Fellini”.

 

La parte più brutta?

 

“Il tour de force che si fa nel backstage prima della sfilata! La stanchezza che comporta e gli errori! Però dagli errori escono le più belle creazioni!”

 

Un progetto, un sogno futuro?

 

“Vestire una compagnia teatrale!”

 

Beatrice Sicuro

 


Category: Costume e società

About the Author ()

Comments (1)

Trackback URL | Comments RSS Feed

  1. umberto de filippi ha detto:

    congratulazioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.