LA POVERTA’ DELL’ITALIA TRA EURO E INCOSTITUZIONALITA’

| 21 Febbraio 2014 | 1 Comment

A Pescara, l’otto marzo un convegno sulla crisi/truffa dell’Italia dovuta all’Euro

Il convegno sarà un simposio in cui si affronterà la soluzione GIURIDICA per l’uscita dalla truffa che chiamano crisi istituita con leggi come il Pareggio di Bilancio, i Patti di Stabilità, il Fondo Salva Stati e sopratutto con la moneta PRESTATA agli Stati, istituito con trattati europei incostituzionali, a opera della Banca Centrale Europea, 

Il convegno è organizzato dalla scuola di studi intitolata alla memoria di Giacinto Auriti, l’illustre professore abruzzese che a lungo si adoperò negli scorsi decenni per la sovranità monetaria popolare e si terrà sabato 8 marzo 2014, alle ore 16,00, nella Sala “Figlia di Iorio” del Palazzo della Provincia di Pescara.

Dopo la presentazione del presidente del Centro Studi Auriti, Mauro Di Sabatino, con il giornalista Giuseppe Caporale quale moderatore della serata, interverranno: Luciano Barra Caracciolo, membro del Consiglio di Stato; Gennaro Varone, magistrato; e i docenti universitari Antonio Maria Rinaldi ed Ezio Sciarra.

Per la serietà degli organizzatori, per la profondità dell’impostazione, per la qualità dei relatori, giudichiamo questa iniziativa importantissima, perché va oltre la sterile, per quanto giustificata, protesta politica, volendo fornire argomentazioni giuridiche e scientifiche a successive azioni concrete, che ci portino fuori dalla disperata e disperante situazione in cui ci dibattiamo.

Seguiremo quindi direttamente i lavori, per offrire una documentazione seria e attendibile, anche a livello operativo, di queste fondamentali problematiche.

***

Nel frattempo ospitiamo volentieri un primo contributo, lo studio di Gerardo Campagna, della scuola Auriti, che qui di seguito, come documentazione in materia, qui di seguito volentieri pubblichiamo:

IL FALLIMENTO DEI PARAMETRI UE E BCE

Uno dei parametri di maggiore uso e importanza nella politica economica europea, è il rapporto deficit/PIL, che attualmente è fissato per l’eurozona, nel rispetto del patto di “stabilità e crescita”, al 3%.

  • Il numeratore, o deficit, o disavanzo, è una variabile che cresce indefinitamente nel tempo a causa degli interessi sull’emissione di moneta a debito, sullo stock di debito e sui titoli di stato.
  • Il denominatore, o PIL, o produzione, è una variabile che, per sua natura, a causa delle capacità produttive e della saturazione del mercato, ha invece un limite fisico, rappresentato dall’indice tecnologico nel processo produttivo e dalla qualità della vita che incide sul numero e qualità della domanda.

La funzione è quindi destinata a crescere indefinitamente, anche oltre il quoziente 3, appunto per l’illimitatezza irrazionale del debito contro il limite fisico, o razionale, del PIL. Da qui l’insolvenza ineluttabile del debito pubblico.

Il consumismo, in rapporto reciproco col concetto di “crescita”, si inserisce in tale funzione al denominatore nel tentativo di sostenere la validità matematica della funzione entro il limite del
valore 3.

Incentivando i consumi con una più numerosa e segmentata offerta, aumenta la domanda e di conseguenza la produzione; in tal modo la crescita del deficit viene controbilanciata da una crescita del PIL, al fine di rallentare la crescita della funzione.

È evidente che anche il consumismo stesso ha un suo limite fisico: se si ipotizzasse per assurdo una popolazione col 100% di ricchi, essi raggiungerebbero comunque una soglia di stazionarietà, anche a pieno regime di sfarzi ed eccessi. Lo stesso vale per la produttività, il cui limite fisico è rappresentato dal picco di automazione produttiva assieme alla saturazione della manodopera, e delle risorse ed energie disponibili. Si ribadisce ancora una volta pertanto, l’assoluta insolvibilità del debito pubblico, o, se vogliamo, in maniera più razionale, la certezza matematica della crescita indefinita della funzione, che quindi si rivela falsa, DEF/PIL

Il consumismo, o la crescita, sono quindi lo stesso tentativo, vano, di sostenere razionalmente l’ineluttibilità del debito, aggravato peraltro dalle rendite finanziarie ed altre forme di trading, che svuotano, succhiandone il valore, l’economìa reale che, a sua volta, indirettamente, causa l’insostenibilità del consumismo stesso. Il consumismo è in definitiva un fattore di ordinarietà nel sistema della moneta-debito. È cioè necessario affinchè il sistema di moneta-debito funzioni, seppure in maniera consapevolmente limitata nel tempo a causa della naturale insolvenza aggravata dalla finanziarizzazione dell’economìa.

Allo stesso modo è insostenibile l’altro parametro contenuto nel patto di stabilità e crescita: il rapporto debito/PIL, che deve essere inferiore al 60%, anch’esso fisicamente insostenibile.

Oltre il significato matematico e locale del rapporto col deficit o col debito, la variabile PIL, legata alla domanda, e quindi ancora una volta al c.d. consumismo, è anche funzione della variazione dell’indice dei prezzi, o inflazione. La politica monetaria della BCE impone attualmente il tasso inflazione obiettivo, che è attualmente fissato pari al 2%. Appare evidente come tale obiettivo, di natura strettamente monetaria, nel momento in cui viene fissato proprio da chi emette la moneta a debito, può essere anche perseguita con politiche di inflazione e deflazione mediante controllo dell’indice di rarità. A titolo di esempio, con la teoria quantitativa della moneta, la relazione PxT=MxV [variazione prezzi o Inflazione x PIL = massa monetaria x velocità di circolazione], fermo restando le necessarie politiche di controllo sul sistema economico reale, l’equilibrio poteva avvenire infine con “aggiustamenti” di M (moneta) da parte della banca. Oggi, la BCE invece, impone a priori un altro parametro, peraltro di primaria importanza nell’intero quadro delle politiche economiche europee da rispettare: il tasso inflazione obiettivo, e non controlli sull’economia reale, per qualunque valore verificabile nelle variabili T o V di cui alla relazione precedente (o per qualunque cosa accada all’economia reale). Si intuisce quindi, la prevalenza della politica monetaria rispetto a quella più strettamente occupazionale e produttiva, che dovrebbe “anche” dipendere dalle politiche nazionali. Peraltro, potendo l’ente emittente imporre valori non variabili nei dati invece variabili dei mercati globali e della libera contrattazione, diviene anche in grado fare previsioni, in quanto è in grado di causarle.

Chiariti i concetti di crescita e consumismo ci si spiega anche a cosa servono, o a cosa sono serviti, robot e ciminiere… gli inutili mostri che hanno peraltro devastato l’ambiente.

Questo sistema è ora matematicamente fallito. E’ stata creata una mole di ricchezza immensa, catalogata elettronicamente, e concentrata nel potere di pochi azionisti. Tutta quella che doveva essere ricchezza prodotta da un lavoro coadiuvato dall’automazione e dalla meccanizzazione, è stata annientata per essere trasformata nel potere di pochi giocatori.

Di fronte al crescente aumento della tassazione, del costo dell’energìa e del costo della vita, avendo così causato il rallentamento del sistema funzionale alla creazione di ricchezza con la moneta – debito, pur sostenibile nel breve perìodo, si passa a una fase di riscossione del debito, mediante gli aumenti fiscali sui consumi, sul risparmio, e infine sulla ricchezza capitalizzata, fino a poterne alienare la proprietà.

Non è un caso che tutto questo in Europa non abbia funzionato, è lo stesso motivo per cui in Italia tante opere pubbliche vengono iniziate, o a volte solo progettate, per non essere mai portate a termine o rese funzionali.

Gerardo Campagna 

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Category: Costume e società

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Comments (1)

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  1. gerardo ha detto:

    Complimenti, spero che presto queste ed altre argomentazioni analoghe arrivino ai nostri burocrati ma soprattutto alla moltitudine di persone colpevoli inconsciamente di questo stato di cose a causa della loro indifferenza.

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