Un monastero senza biblioteca, è come una fortezza senza armamentario
Tra le innumerevoli ipotesi e teorie proposte in questo percorso, una cosa ancora vorrei aggiungere. Chi ama la lettura e si prodiga nella promozione non agisce con lo scopo di imporla ai non lettori, né tantomeno sale su di un piedistallo per guardare dall’alto in basso chi legge e chi non lo fa. Colui che crede sinceramente nel valore della lettura non oserebbe mai dispensare consigli letterari pregiandosi della propria cultura né tanto meno “contagiare” come si usa dire in questo settore chi di leggere non ne vuole sapere proprio.
Il vizio della lettura non è un virus da diffondere e vi prego, se potete, diffidate da chi vi inculca l’idea che leggere è importante, che fa bene alla
mente e il cuore e bla bla bla.
Leggere è libertà proprio come amare o sognare. Fate mai in modo che nessuno vi imponga la lettura come un dovere perché perdereste ciò che di più bello può offrirvi l’avvicinamento ad un universo che è tutto da scoprire.
Diffidate da chi dispensa consigli e pozioni magiche, siate liberi di scegliere … questo ce lo insegna la cultura.
La visita nell’Istituto di Corigliano e Melpignano è stata accompagnata dalla professoressa Cannazza che mi ha condotto in uno spazio particolarmente accogliente e ben arredato, un luogo utilizzato costantemente da tutti, alunni e docenti. Ci sono giorni stabiliti come il martedì, il mercoledì e il venerdì in cui gli studenti si recano in biblioteca con i propri insegnanti e insieme consultano i vari libri messi a disposizione. Dalla cura di ogni dettaglio, dai decori che abbelliscono la sala molto illuminata ai cuscini adagiati su un tappeto, tutto offriva armonia e incitava a sostare anche solo per leggere i titoli dei testi.
Medesima situazione la riscontro a Surbo nell’Istituto Elisa Springer. La conversazione con la preside Maria Rosaria Manca ha inizio con la descrizione dell’adesione degli alunni al progetto “Il veliero parlante” dalla cui partecipazione l’intera scuola ha tratto due benefici: il primo ha visto l’adozione di un modello di didattica di lavoro d’aula che ha permesso ai ragazzi di trasformare le lezioni frontali in momenti di laboratorio e quindi applicare in maniera concreta lo slogan del progetto “le scuole fanno i libri”. Attraverso degli itinerari ben precisati nel bando, ogni docente che ha inteso aderire all’iniziativa, ha realizzato degli elaborati che corrispondevano alle caratteristiche richieste. Nel mese di aprile sono stati poi invitati dalla giuria del “Veliero parlante” che ha conferito un premio agli studenti della scuola dell’infanzia. In seguito il personale docente ha ben pensato di pubblicare con Esperidi Edizioni, i tre volumi vincitori del progetto diventando testi di narrativa che vengono letti nella classi della scuola secondaria di primo grado. I libri che mettono in evidenza la tematica relativa alla legalità e dell’intercultura sono stati presentati il 2 dicembre alla presenza di una platea numerosissima composta dalle autorità provinciali e dai dirigenti delle scuole che hanno aderito alla rete del Veliero parlante. È stato un momento di partecipazione particolarmente importante perché durante questa felice circostanza l’Istituto ha potuto confermare come una scuola diversa sia possibile e questo anche per merito dell’amministrazione comunale di Surbo che ha contribuito economicamente alla stampa dei libri.
Dopo questa esaustiva intervista sempre insieme alla dirigente ho visitato lo spazio bibliotecario frequentato attivamente dagli alunni ma anche dai docenti perché la sala è anche un’aula convegni dove si tengono gli incontri del collegio e altri momenti importanti dell’anno scolastico.
Gli scaffali della biblioteca si presentano colmi di volumi di vario genere il cui prestito è gestito da un docente responsabile, prestito che è aperto anche ad un pubblico esterno. Un’altra peculiarità di questa scuola è che a differenza delle altre usufruisce della legge n°440 di ampliamento dell’offerta formativa. Con i fondi previsti dalla legge pur essendo esigui si accomunano a quelli del comune che vengono poi utilizzati per rifornire a biblioteca di nuovi testi tra questi anche i dizionari in varie lingue.
Insieme alla dirigente è inevitabile soffermarsi su come il passaggio al digitale abbia scartato una serie di aspetti anche di natura professionale. Le nuove generazioni non ambiscono a diventare bibliotecari né conoscono l’arte di quei tipografi che restaurano libri antichi, ma di una cosa si è convinti: i libri fanno cultura e gli educatori hanno il compito di riportare i ragazzi allo studio del libro.
La dirigente Manca ci saluta menzionando una delle regole di San Benedetto che racchiude perfettamente il senso del mio lavoro: “Un monastero senza biblioteca è come una fortezza senza armamentario”.
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