COSTRETTO A LAVORARE SOTTO IL SOLE COCENTE DEL PRIMO POMERIGGIO, CON QUARANTA GRADI, UN IMMIGRATO EXTRACOMUNITARIO SI SENTE MALE, E QUANDO ARRIVA L’ AMBULANZA E’ GIA’ MORTO. CI SONO MOLTE CIRCOSTANZE DA CHIARIRE SU QUANTO AVVENUTO OGGI NELLE CAMPAGNE DI SANT’ ISIDORO. E’ NECESSARIO FARLO, PER UN MINIMO DI DIGNITA’, SE ANCORA NE ABBIAMO

| 20 Luglio 2015 | 0 Comments

(g.p.)______Si è sentito male, costretto a continuare a lavorare sotto il sole cocente del primo pomeriggio. D’ estate i nostri contadini si fermano da prima di mezzogiorno, fino a pomeriggio inoltrato, come i  loro genitori e i loro nonni hanno insegnato. Ma gli immigrati, non possono seguire le regole dei secoli, perché sono sfruttati da proprietari e da ‘caporali’ che ne dispongono a piacimento senza scrupoli.

Le agenzie non ne hanno nemmeno riportato il nome. Tanto…

Aveva 47 anni, veniva dal Sudan, da dove era ritornato in Italia, qui da noi, da pochi giorni, come faceva ogni anno, da lavoratore stagionale, che così riesce a mettere in tasca due lire per sfamare la famiglia tutto il resto dell’ anno.

E’ morto poco dopo le 13, nelle campagne tra San’ Isidoro e Avetrana, dove stava raccogliendo i pomodori.

Si è sentito male, si è accasciato al suolo e non si è più ripreso.

Quando è arrivata l’ ambulanza –  chiamata con notevole ritardo, e bisogna capire come mai – non c’ era più niente da fare.

Ora è nella camera mortuaria del Vito Fazzi.

Sul posto, sono arrivati i carabinieri di Porto Cesareo.

Ci sono, come si vede, a prima vista, tante cose da chiarire.

Un’ altra è questa: come mai fosse in regola col permesso di soggiorno, ma non avesse contratto di lavoro.

La speranza è che i militari chiariscano tutto. I carabinieri, ma pure i magistrati e i medici compresi. Magari è stata una fatalità, magari non ci sarebbe stato niente da fare in ogni caso.

Ma bisogna capire tante cose, e vogliamo sapere tutto.

Ce lo chiede la nostra dignità, se ancora ne abbiamo.

Glielo dobbiamo, a questo nostro fratello dalla pelle nera, che non ha avuto nemmeno la dignità del nome sui giornali, morto sui campi di pomodori del nostro Salento, dove era chino, con la schiena a pezzi,  chissà da quante ore, col sole che spacca le pietre dei quaranta gradi di questi giorni: gli dobbiamo ridare la sua dignità, a lui, ai suoi familiari rimasti in Africa, ai suoi colleghi che domani continueranno a essere sfruttati come se niente fosse successo. E solo così facendo, almeno un po’, anche a noi stessi.

 

Category: Cronaca

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