CAFE’ BAROCCO / E PER FORTUNA C’E’ ANDREA SCANZI! AMICIZIA DA SORSEGGIARE, LE RUGHE DELLA CLASSE POLITICA AND PINK FLOYD FEELINGS DISTESE SU QUESTE RIGHE

| 12 Dicembre 2016 | 0 Comments

di Annibale Gagliani______

Quanto ci mancano dannatamente i Pasolini. Non ci mancano per niente gli Andreotti. Che vuoto incolmabile hanno lasciato i Gaber, De André e Jannacci. Quanto spazio culturalmente differenziabile si stanno accalappiando i Fedez e i Rovazzi. Che penuria umana hanno prodotto le morti di Gramsci, Berlinguer e Pertini. Che idealizzazioni malinconicamente imbarazzanti quelle di coloro che esprimono candidamente: “eh, quando c’era Aldo Moro o Bettino Craxi o Silvio il magnifico…”.

Per fortuna c’è Andrea Scanzi.

In televisione potreste mai accontentarvi di contemplare l’intellectual trash della D’urso o i motti di spirito della Super Simo (S)Ventura? A cosa cavolo potrà mai servirvi immergervi nella melma narrativa (una paraletteratura d’annata) dei Volo, Baricco e compagnia stonante? Siete davvero rimasti commossi e supinamente “inciuciati” dal “lascio e raddoppio” (come nelle migliori telenovelas argentine) del premier Matteo Renzie?

In realtà queste caustiche domande conoscono già una risposta inequivocabile: si, yes, ja, ahinoi!

Ma per fortuna c’è Andrea Scanzi.

A mio modestissimo parere, parliamo del giornalista, romanziere, opinionista e intellettuale tricolore (under cinquanta) più valido che la generazione del post-woodstock abbia sfornato. Qualità di concetto, preparazione metodica (da ricerca storica de l’école des annales) e rispetto sacrosanto dell’intelligenza del pubblico (avorio a palate per chi scrive su mastodontiche scrivanie). Detiene un’implacabile armonia espressiva da rocker britannico, che emerge sulla profondità dei suoi variegati testi, vedi Non è tempo per noi, La vita è un ballo fuori tempo e I migliori di noi. Consigli per la buona lettura in cui immergersi a piedi nudi, cari internauti! Ma la caleidoscopica mente scanziana, cresciuta a Chianti, Guccini e Pink Floyd, la ritrovi anche a teatro con Gaber se fosse Gaber, Le cattive strade e il recentissimo Il sogno di un’Italia.

Allargando leggermente il tiro, si può comprendere come i due alfieri più lucenti de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, giustappunto, e Marco Travaglio, rappresentino al giorno d’oggi le stelle polari di una tipologia di giornalismo probabilmente in via d’estinzione: quello disilluso e mai accomodante. L’alter ego femminile dell’intellettuale aretino è ritracciabile per certi versi nella figura coraggiosa e dirompente della pocket journalist Nadia Toffa (mica friselline e negroamaro).

A questo punto il puntuale pirletto del pomeriggio, che smanetta disperatissimo sui social, potrebbe chiedere: “ma Scanzi non è il solito prodotto radical chic di trasmissioni leggiadre, vedi Otto e mezzo della Gruber, o di altri talk show ravvivati con lustrini e pagliette?”.

Che bestialità, parliamo sourtout di un intelletto che prende forma per le strade della Toscana più arcigna e ruspante, e che toujours si misura con un universo parallelo da sempre sottovalutato da una fetta preponderante di business television: la gente! Quella vera, delle piazze, dei bar, dei centri culturali, che di certo non si fa problemi a insultarti in faccia o a donarti empiricamente un complimento.

Scanzi è colui che al termine della presentazione al Palazzo Granefei-Nervegna di Brindisi de I migliori di noi (edito da Rizzoli), trova un arioso minuto per scambiare due battute con un microscopico giornalista come il sottoscritto, non emettendo le solite frasi fatte di circostanza, ma confrontando in maniera efficace un pugno di idee pullulanti. In quei sessanta secondi terrestri a riflettori spenti è stato interessante capire come il nuovamente usato governo Gentiloni, sia espressione in carne, ossa e vitalizi di quel fenomeno bizzarro che Franz Kafka amava chiamare metamorfosi. E poi musicalmente accattivente è stato il passaggio in cui ha confessato che dedicherebbe ai gattopardeschi figuranti italien del devastato 2016, la sofferta e accecante The Fletcher Memorial Home dei Pink Floyd (senza balletto stavolta, giusto per non urtare la sensibilità di quattro Madonne dai facili costumi).

Ante tutto ciò, la scena è stata piacevolmente dominata da I migliori di noi, spaccato letterario sull’amicizia invulnerabile, quella che i miliardi d’intemperie del tempo non potranno mai distruggere. Una comunione d’intenti alimentata da visioni, ricordi e odori che parlano di casa, rispecchiabile nel vasto oceano della quinta arte sulle scene di C’era una volta in America. Amicizia rauca e incosciente tra due bischeracci dell’Arezzo produttiva: essi vivevano serenamente a tremila giri le suggestioni del testosterone universitario, spesso abbandonato ai piaceri e alle avventure che Dioniso e Eros hanno indicato con minuzia al genere umanoide.

Nel book insospettabile protagonista è un cane, spesso centro gravitazionale di sensazioni e ragionamenti di necessaria umiltà, poiché l’uomo è pur sempre un essere evoluto, ma il buffo amico a quattro zampe, “un fumetto scodinzolante secondo Scanzi”, riesce a far rimettere i piedi per terra anche al personaggio più baldanzoso.

Le influenze di poeti disarmanti come i lusitani Fernado Pessoa e José Saramago, e il transalpino Daniel Pennac, balzano fuori dal testo, creando un fil rouge con l’eccellenza narrativa europea. Ovviamente la tesi in Lettere Moderne sui Gaber, De André e Graziani, portata a termine un pò di anni fa dall’autore, rimane un passpartout di efficacia comunicativa che rimbalza sugli scritti attuali: linguaggio disilluso, come citato pocanzi, con venature scure di malinconia quasi simbolista.

La struttura del testo è efficace, rockeggiante (british style) e ricalca velatamente lo schema dinamico della notevole rubrica sportiva scanziana Ten talking points, che va in pubblicazione everyday su Il Fatto Quotidiano. Sommariamente il canovaccio è accessibile a tutti, ma il messaggio obliquo, quasi sommerso, è solo per palati fini.

E voi sarete tra questi?

Il Cafè Barocco di leccecronaca.it, nella sua sezione speciale dedicata ai libri e nomitana “Leggo e comprendo l’universo”, consiglia vivamente di osservare e assistere costruttivamente alle produzioni artistico-culturali dello Scanzi, e conferisce un giudizio positivo alla sua ultima opera letteraria:

voto 8! Con questo testo l’autore lavora come un sarto per ricucire quel rapporto tra cultura d’élite e la celeberrima “strada”, origine creativa e sociale dell’individuo. Lo stile è tecnicamente valido e appassionante nell’incedere, la traccia finale che dona tra le righe è di corposa sostanza, rispecchiando il carisma di chi scrive, mai banale naturalmente.

E secondo il distinto Scanzi sarà riuscito a mettere qualche toppa tra elitisti e masse cangianti?

Ai lettori del futuro prossimo l’ardua incontinenza…

“Non fa male credere, fa molto male credere male”.

Giorgio Gaber, Non è più il momento

Category: Costume e società, Cultura, Eventi

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