UNA PICCOLA “LA LA LAND” ROMANA: LA SOAVE SERENA AUTIERI E IL CORPOSO ATTILIO FONTANA INEBRIANO DI DOLCE VITA IL TEATRO VERDI BRINDISINO

| 24 Febbraio 2017 | 0 Comments

di Annibale Gagliani______

La La Land, film-musical del geniale Damien Chazelle, settebellezze ai Golden Globe e fregiato di quattordici candidature nella corsa per gli oscar, ha un corrispettivo assai più umile – ma non per questo meno trascinante – nel nostro Bel Paese teatrale: Vacanze Romane.

Ryan Gosling somiglia un pò ad Attilio Fontana?

Beh, direi leggermente, però a parte i tratti somatici l’attore capitolino dagli occhi di ghiaccio è cresciuto notevolmente a livello artistico nell’ultimo biennio. La sicurezza con cui si muove sul palco mentre interpreta l’affamato giornalista di scoup, Gianni, e l’intonazione precisa che sforna dinanzi al pubblico brindisino sono di tutto rispetto.

Non ci starebbe mica male a Broadway questo ragazzone svezzato col pop, nutrito a pane e cinema ed esploso letteramente a Tale e quale show. Dopo un percorso del genere il viatico fluviale della sua carriera non poteva che portare al vasto e soddisfacente mare del teatro musicale: oggi ne è un degno protagonista.

Emma Stone somiglia un pò a Serena Autieri? E beh, le piacerebbe! Alla Stone intendo. La Autieri è la migliore interprete di musical da proscenio che abbiamo il piacere di ammirare sul territorio tricolore. Presenza scenica sublime, doti canore eccellenti e un carisma alla Catherine Deneuve dei tempi d’oro. Assolutamente all’altezza del mio paragone con la bomba cinematografica di Los Angeles.

Vacanze Romane del navigato regista Luigi Russo è una riproposizione in chiave romanesca della leggendaria pellicola di William Wyler che vide deliziosi protagonisti Gregory Peck e Audrey Hepburn. Mostri sacri, roba da far tremare il fegato. C’è da dare un otto pieno a tutta la macchina scenica: E poi arrivò Godot immerso nel nostro Cafè Barocco ha tante ragioni per valutare in questo senso.

In primis il corpo di ballo è stato appetitoso e le musiche di Cole Porter e Armando Trovajoli riflettevano perfettamente i bagliori amaramente teneri della dolce vita. Poi, ritorniamo da Attilio Fontana, che si porta a casa un sette pieno con una performance di sostanza e “core de Roma”. Go away! Gli altri attori del cast sono stati puntuali e mai scomodanti, buonissimi gregari di scena: voto sette, pas mal.

E infine c’è lei. Una sirena artistica stagliata in riva al buio porto di Brindisi. Quella visione mistica scaraventata nell’ultimo acuto della vita e nel primo gemito della felicità.

Più di un’attrice, una vera e propria Primavera del Botticelli che interpretava con arguta professionalità la principessa Anna, gioiosamente dispersa per la città eterna in sella a una rombante Vespa, simbolo del “boom” che non c’è più. Voto nove, nove, nove: che fa ventisette.

Carmelo Grassi, direttore artistico del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, portando sopra i misteriosi scavi romani la bionda chioma di Serena – senza dimenticare il cielo terso racchiuso nei suoi occhi – ha donato un cadeau favoloso ai suoi concittadini, un’autentica leccornia.

Italo Svevo sosteneva, tra una trovata psicanalitica e l’altra, che “uno dei primi effetti della bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l’avarizia”, niente di più reale. Il bello è che la scienza e la semantica provano che l’arte is woman. Il teatro brindisino, attraverso la sua ottima programmazione, ha tolto un pò di avarizia culturale (e forse anche mezzo chilo di superbia) a tutti coloro che vedono la suadente donna, cioè l’arte, in forma essere tagliata, cucita e gettata nel cassonetto.

Serena Autieri ha sicuramente reso meno avaro il pubblico maschile che in sala era intento a spellarsi le mani: stanotte ha impersonificato magistralmente la suadente donna. La sua è stata arte fisica, concettuale, divinamente necessaria.

 

Category: Costume e società, Cultura, Eventi

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