L’ITALIA RISALE DAL 75ESIMO AL 52ESIMO POSTO NELLA CLASSIFICA INTERNAZIONALE SULLA LIBERTA’ DI STAMPA. GRAZIE A BEPPE GRILLO, O NO?

| 2 Maggio 2017 | 0 Comments

di Valerio Melcore_______Nessuna notizia è pienamente comprensibile se non si capisce da chi viene: la proprietà della testata, gli interessi che rappresenta e soprattutto le relazioni di potere, espresse nei consigli di amministrazione. 
E nessuna notizia è pienamente comprensibile se non si capisce come viene ‘offerta’ al lettore: il posizionamento all’interno del giornale e le parole usate. 
Perché ogni quotidiano ha un doppio livello di lettura: visibile e invisibile. E lo si può leggere in modo passivo, da semplici ‘fruitori’ di notizie, o con spirito critico, sapendo riconoscere, tra le righe, il modo in cui i poteri economico e politico usano l’informazione per indirizzare la pubblica opinione…”

Ora se Beppe Grillo ci racconta a chi appartenga quel determinato giornale e di quali interessi sia portatore, se ad un giornalista scorretto fa le pulci, se mette alla berlina quei pennivendoli che in modo vergognoso si fanno portatori degli interessi dell’alta finanza e dei partiti, pensate che abbia svolto un’azione meritoria, oppure no?
Se il M5S, ed ad onor del vero anche La Lega e Fratelli d’Italia, in misura minore altrimenti poi non li invitano alle trasmissioni, ci dicono che buona parte dell’informazione è in mano al Governo e agli uomini del Pd, che nelle tre reti Rai vi sono prevalentemente uomini e donne che provengono dall’area politica della sinistra comunista, raccontare tutto ciò  è una cosa sconveniente? certo non lo è per i cittadini.

Se persino sugli schermi televisivi di Mediaset, che pure appartengono alla famiglia Berlusconi, compaiono tutti i giorni  uomini e donne che provengono dalla sinistra, se qualcuno lo dice è sbagliato? Secondo me viene detto troppo poco, i cittadini hanno il diritto di sapere chi è quel conduttore che influenza l’opinione pubblica, che gestisce un mezzo potentissimo in grado di parlare a milioni persone, i cittadini hanno il diritto di conoscere la sua storia.

Naturalmente, i politici, i giornalisti-intellettuali a pagamento, dalle comode poltrone degli studi televisivi ci spiegano che è grave attaccare il giornalista, perché l’attacco al giornalista è l’attacco alla libertà di stampa e la libertà di stampa è sacra. Ma non è così.
Anzi, è importante richiamare il giornalista che non fa il proprio dovere, ed è giusto metterlo alla berlina, non ci sono altri mezzi, non avrebbe senso rivolgersi al giudice presentando una querela per diffamazione, con conseguente richiesta risarcitorie, perché questa può funzionare con le piccole testate locali, anzi serve per imbavagliarle per farle chiudere,  i grandi gruppi industriali non hanno problemi di denaro né tantomeno di assoldare dei principi del foro in difesa dei  giornalisti che sono al loro servizio.

Se un giornalista viene redarguito pubblicamente, la volta successiva prima di scrivere delle falsità ci penserà due volte, non solo, ma gli stessi giornalisti  avranno la possibilità di chiedere ai loro editori maggiore libertà.
Prima di Grillo pochissimi avevano avuto il coraggio di attaccare questi signori che sono al servizio della casta.
Insomma quando ho appreso che l’Italia  nella classifica sulla libertà di stampa aveva guadagnato, 25 posizioni passando dal 77esimo al 52esimo posto, ho pensato che fosse sopratutto merito di GRILLO.
Ed invece NO!

Secondo il rapporto di reporter senza frontiere,  dal 2016 al 2017, l’Italia guadagna 25 posizioni. Ora considerato che gli unici cambiamenti degli di nota nel nostro paese sono: l’aumento del consenso nei confronti dei movimenti “populisti”,  e il fatto che Renzi non è più al governo, ho pensato, se tanto mi da tanto…ed invece no.

Ecco cosa scrive Reporter senza frontiere “Una delle cause della mancanza di libertà stampa, è  l’atteggiamento di Beppe Grillo nei confronti dei giornalisti italiani”. Oddio.
Come dire che quei signori che tutte le sere vanno in televisione a pontificare perché direttori o redattori di giornali che oramai nessuno legge più, che possono godere delle coperture e dei benefici da parte del Governo e dell’alta finanza, sono spaventati, non perché la mafia, l’Isis o il Governo li minaccia, ma perché Di Maio  si è rivolto all’Ordine dei Giornalisti,  chiedendo al presidente se fosse normale che dei giornalisti  scrivessero sistematicamente delle menzogne. Questo sarebbe, secondo loro,  l’attacco alla libertà di stampa, la richiesta che le notizie fossero riportate senza manipolarle, secondo questi signori è un attacco alla libertà di stampa.
Così mi sono incuriosito e ho cercato di capire quale criterio fosse stato utilizzato per stilare queste classifiche.

Ed  ho appreso che: “La metodologia utilizzata da RSF per stilare la classifica segue alcuni criteri qualitativi e altri quantitativi” che non vengono spiegati. “RSF distribuisce un questionario tradotto in 20 lingue ai suoi partner in tutto il mondo: sono associazioni, gruppi e singoli giornalisti, scelti a discrezione di RSF”.

Ecco spiegato l’arcano. Report senza frontiere per giudicare la situazione dell’Italia chiede ai giornalisti della Rai o magari di Repubblica o del Corriere della Sera, quali problemi incontrano nel loro lavoro e loro rispondono “Beppe Grillo”, il quale  non avendo, a differenza degli altri gruppi politici, televisioni e giornali a disposizione, attacca i pennivendoli di Regime dal sul blog.

Quando poi ho letto che un paese che sta 10 posizioni più avanti rispetto al nostro, cioè al 42° posto, è il Burkina Faso, dove negli ultimi anni si sono succeduti colpi di stato, attacchi di al Qaida e dove l’anno scorso si sono tenute le prime elezioni democratiche, ho capito che queste classifiche non vanno tenute nelle benché minima considerazione.
Se pensate che Burkina Faso stava davanti all’Italia anche quando era una dittatura, il quadro è completo.

Insomma le graduatorie stilate da Reporter senza frontiere sono meno credibili di tanti nostri telegiornali.
A proposito, sarebbe interessante sapere chi paga questi signori di Reporter?

 

Per i più giovani.
Il problema della libertà di stampa è un problema che parte da lontano, perché in Italia non esistono editori puri, cioè gente che come lavoro fa l’editore, gli altri sono persone che fanno un altro mestiere, chi costruisce auto, chi costruisce palazzi, chi si occupa di rifiuti, e che fanno gli editori per fare “informazione”, ossia dare forma alla notizia, a loro piacere o meglio a seconda dei loro interessi.
Per quanto riguarda le televisioni, una volta esisteva solo la Rai, e come sapete questa fu lottizzata dai partiti, da un parte la Democrazia Cristiana e i partiti satelliti, dall’altra il Partito Comunista. Al Partito Comunista visto che non era permesso di andare al governo, dato che nella divisone del mondo avvenuta dopo la seconda guerra mondiale, il nostro paese era sotto l’influenza degli Stati Uniti.
Dato che il Partito comunista faceva riferimento a Mosca, e dalla Russia prendeva 20 miliardi delle vecchie lire ogni anno, gli americani obbligavano la DC a tenere i comunisti fuori dal Governo. In cambio però la Dc faceva leggi tese a salvaguardare gli interessi delle Cooperative Rosse, che non pagavano l’Iva, contributi alle associazioni parallele del PCI, Arci, Anpi, Centri Studi sulla Resistenza e così via. Naturalmente agli uomini del PCI fu garantita un’ampia presenza all’interno della TV di Stato, la Dc tenne per se il controllo del telegiornale.
Quando, dopo alcuni decenni la DC fu spazzata via da mani pulite, e restò solo il PCI, con la sua gioiosa macchina da guerra come diceva il segretario Occhetto.  Arrivò Berlusconi, amico di Craxi, che nelle sue televisioni prese tutto ciò che c’era sul mercato, ovviamente buona parte di coloro che avevano maturato esperienze del settore venivano dalla Rai, ossia dal PCI.
Ecco perché quando ascoltate le opinioni dei conduttori su questioni “ideologiche” di destra o di sinistra,  sia gli uomini e le donne di Rai che quelli di Mediaset, sono sempre posizionati su idee “progressiste”, femministe, pacifondaie, antipatriottiche, internazionaliste e via dicendo. Perché le radici politico-culturali sono le stesse.
La destra, era fuori dal cosiddetto arco costituzionale, e quindi era fuori pure dalla Rai. Non c’era, non c’è.

Category: Cronaca, Cultura, Politica

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.