‘PER TROPPA LUCE’, IL NUOVO ROMANZO DI LIVIO ROMANO. DAL SALENTO CON FURORE…

| 6 Maggio 2017 | 0 Comments

di Stefano Donno______ Conosco e apprezzo il lavoro editoriale di Livio Romano (neretino, classe 1968) da molto tempo, anzi dai tempi del suo esordio di tre racconti in “Sporco al sole” a cura degli ottimi Michele Trecca, Gaetano Cappelli ed Enzo Verrengia per i tipi di Besa Booksbrother, e siamo nel 1998. Ho divorato il suo racconto in “Disertori” (Einaudi), e ho metabolizzato non per complessità, ma per spessore e vita “Mistandivò” (Einaudi, 2001), “Porto di mare” (Sironi, 2002), “Niente da ridere” (Marsilio, 2007), e il suo tracciato narrativo per Fernandel con “Il mare perché corre” e “Diario elementare”. Ecco che giunge il momento di … “Per troppa luce”.

Ne parlo ora. Ho accumulato in me le sue pagine, la forza della scrittura di Romano, che non so mai se sia “pop”, “cannibale”, “avant-pop”, “pulp”. Lui ha la fissa di Tondelli, ma a mio avviso non ve n’é traccia nel suo dire nero su bianco. L’intuizione di base del come sente la scrittura Romano, è nell’assunzione felice e grottesca di Vittorio Bodini, che tra i muretti a secco e il barocco, spacca attraverso i suoi costrutti scritturali,  il cielo del Salento con lame che sporcano cotanta bellezza di carne e sangue. Livio Romano non è fermo a Bodini, ma ha fatto il suo salto di paradigma oltre Bodini, collegandosi a tutta quella narrativa contemporanea che va da Aldo Nove, Isabella Santacroce, sino a Massimiliano Parente, Catena Fiorello, e Mario Desiati, Nicola Lagioia. “Per troppa luce” è una commedia cruenta, una tragedia triste e profonda con diversi personaggi in cerca d’autore: un professore universitario, un idiota proprietario di una tv locale e un ricco dottorino, i quali assoldano, vendendosi l’anima al diavolo, l’architetto portoghese Francis Arrangiau perché progetti nel Salento un polifemico parco tematico finanziato ovviamente con soldi pubblici. Unico ostacolo la masseria dove vivono degli immigrati. E così tra corruzione a 360 gradi da quella morale a quella fisica, si snoda la vicenda dei due protagonisti, due puri, Antonio e Simona, il primo ispettore del lavoro a stipendio statale, la seconda Simona un avvocato civilista, vittime della stritolante deriva generazionale contemporanea.

Il resto lo scoprirete voi. Libro che assolutamente consiglio, per comprendere con cognizione di causa le tante zone di abisso nero e profondo di questa sub-regione dell’ “impero”, dove non solo fanno colore, ma non guastano mai, cialtroni, squilibrati all’apparenza normali, autentici patrioti, e falsi idealisti, uomini perbene, e donne di malaffare … In fondo l’unica legge cosmica che sembra animare l’intero lavoro di Livio Romano in questo libro, è che in Italia, tutto il mondo è paese! Altro non c’è da aggiungere. Buona lettura!

 

 

Category: Cultura, Libri

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