QUELLO CHE LE DONNE DICONO. AI GIORNI NOSTRI, QUANDO, SEMPRE PIU’ SPESSO, FINISCE UN AMORE. ‘Tu sei un pezzo di me’ LA CANZONE DELL’ ESTATE 2017, SPECCHIO DEI TEMPI DELLA CRISI DI IDENTITA’ FEMMINILE

| 7 Settembre 2017 | 3 Comments

di Giuseppe Puppo_______

Un amore che finisce. Quando finisce un amore bisogna elaborare il lutto. La maniera peggiore per farlo è starci a pensare, perché, se c’è il pensiero, non è finito. Ma poi, gli amori non finiscono mai. E non c’è mai una ragione perché un amore debba finire: nel senso, che ce ne sono sempre tante.

Quali saranno state le ragioni per cui è finito l’ amore fra (nella fiction del video) Levante e Max Gazzè, due originali e validi musicisti dell’ Italia contemporanea? Ah, saperlo…

Però le canzoni sono a volte uno specchio dei tempi, dell’ attualità che ci circonda, delle modificazioni epocali sopravvenute nel quotidiano, cariche di significati e di significanti, fra le pagine chiare e le pagine scure.

Qualunque siano state le ragioni dell’ ennesima coppia scoppiata, fatto sta che lei reagisce male, malissimo.

E il significato è chiarissimo.

“Tu sei un pezzo di me” non è purtroppo il lascito comunque positivo, il retaggio creativo di qualcosa che è rimasto, come dovrebbe essere per ogni esperienza, no: è proprio l’ offesa che avete capito, fatta (nella canzone) per troncamento estremo.

Lo ricopre di invettive, l’ ex presunto responsabile di un altro fallimento, e se la prende con lui.

Invece di prendersela con sé stessa.

Cioè, se la prende con sé stessa, nella maniera più sbagliata possibile: affogandosi nell’ alcool, che è un messaggio di per sé deleterio, invece di farsi un serio esame di coscienza.

Prendersi le proprie responsabilità? Cercare di capire che cosa del proprio modo di porgersi e proporsi non abbia funzionato? Volgere in positivo l’ esperienza fallimentare?

Macché. Le amiche che ti consolano, tanto per, e la malinconia che ti dà sempre ragione. Poi, pronta a ricominciare, avanti il prossimo, a fare confusione, esportando quella che ha dentro di sé e riversandogli la crisi di identità femminile di cui soffrono moltissimo le ragazze di oggi.

Confusa, disorientata. Disillusa. In piena crisi di identità. Fra artista impegnata, surrealista alla Frida Kahlo,  e dimensione domestica, intima privata, post femminista.

Icastica rappresentazione dell’ ansia e dell’ insicurezza che finisce con l’ annacquare ulteriormente l’ amore liquido dei giorni nostri, nella società liquida di cui Zygmunt Bauman ha teorizzato egregiamente l’ avvento.

Meglio lui. senza dubbi.

Si adegua al ritornello dell’ invettiva, se le cantano (e proprio il caso di dirlo) di santa ragione, però rimane composto. Tranquillo. Compostamente le rinfaccia la presunzione, l’ inconsistenza delle accuse e ammonisce che in amore le attenzioni non si rivendicano, si meritano; e che non si scrivono trattati filosofici, si cerca solo un modo un po’ migliore per stare soli con sé stessi.

Che poi queste trentenni/primi quaranta anni, metà Frida Kahlo e metà Rossella O’ Hara, in attesa di diventare presto Milf, sono le peggiori. Non hanno più la freschezza contagiosa, la carica emozionale delle ventenni; né la maturità stabilizzante, la rassicurante arrendevolezza delle cinquantenni.

Escono sempre da una storia finita, infettano con le loro delusioni sentimentali, stanno sempre a fare paragoni, cercano sempre ancora l’ uomo della loro vita, e non sanno come lo vogliono: se lui fa le smancerie,  è sdolcinato e dopo un po’ annoia, troppo bravo ragazzo; se fa le ruvidezze, è insensibile, e dopo un po’ angoscia.

Vogliono chi le porti a ballare, senza rivolgersi a Don Lurio; chi le faccia ridere, senza rivolgersi a Checco Zalone; chi cucini per loro, senza rivolgersi a Carlo Cracco; e chi scriva per loro saggi accademici, senza rivolgersi a Massimo Cacciari. Che sia al tempo stesso bravo ragazzo e grande bastardo, che, filosoficamente, è un ballo impossibile, una barzelletta, un piatto insipido. E un ossimoro vivente, destinato presto a morire, come i loro sogni contraddittori, destinati a svanire nel nulla, lasciando l’ amara realtà dei questa nuova incomunicabilità,  di questa nuova alienazione sopravvenuta fra i due sessi.

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

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Comments (3)

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  1. Luciano Zecca - tramite Facebook ha detto:

    Accettare la fine di un rapporto è un processo psicologico complesso che ha molte analogie con quello che avviene alla morte di una persona cara.La reazione è sempre varia e in alcuni anche abnorme.
    Chi “viene lasciato “, non sempre riesce ad elaborare il lutto, perlomeno in tempi veloci. Capita allora che le conseguenze del disagio sì cronicizzino e sfocino in violenza.
    Comunicare, anche se in questo periodo può sembrare difficile, porta a tutte le parti, consapevolezza di una realtà che è ormai mutata.

  2. Nicola Vacca - tramite Facebook ha detto:

    L’amore liquido, per dirla con Bauman, miete vittime. È una questione di linguaggi mancati, di gesti traditi e di sentimenti reclusi. Non esiste l’amore eterno nei tempi dell’effimero e dello spavento.

  3. Elena Vada - tramite Facebook ha detto:

    Se questo “amore” era importante, ci vuole un po’ di tempo per metabolizzare. I metodi, sono svariati: le amiche/i (e non risolvi niente, danno consigli interessati e non interessanti!). La vita Bohemien, agendina (nascosta nell’ultimo cassetto del comò…. e dire che avevate GIURATO, d’averla buttata via!) che viene scartabellata ogni giorno, per un’avventura o serata galante. Pessima idea, Le/I disponibili sono racchie e le papabili sposate. Rimangono le esistenzialiste singles, che rovinano la serata, con psicanalisi da due soldi.
    C’è il metodo: mi butto sul lavoro! Non funziona: una settimana dopo, siete stanchi e stufi… L’esame di conoscenza è quotidiano. Perché è successo? E’ colpa mia???

    Smettetela, tanto non lo scoprirete mai. Aspettate… Intanto recuperate voi stessi. Com’ero? Cosa mi piaceva? Dov’è la mia collezione di dischi di vinile… ah già, me la fatta mettere in cantina.

    Andate alla partita, al bar per una sfida a calcetto. Iscrivetevi ad un corso di liscio (se vi piace). Fate una cena in casa, con gli amici che non vedevate da una vita e preparate una “carbonara” (piatto facile che vi viene sempre bene e piace a tutti !!!). Sarà una serata meravigliosa, dove sentirete parlare malissimo delle donne (o uomini) con tutti i difetti, manie, paranoie, cose mai immaginate! … si, si, si … senza limiti e confini…. Vi viene perfino da pensare che, quella/o, che vi ha lasciato, non era poi tanto male.

    RACCOMANDAZIONE: Non buttatevi nell’Alcool e neanche in droghe varie. Finita la sbronza, o lo sballo, rimane solo “un mal di testa” in più!

    Ah già … volete il mio consiglio? Una serie di proverbi :”Il tempo è Galantuomo! – Il cielo è pieno di Stelle ed il mare di Pesci! – Si chiude una porta, si apre un portone!”.

    Non consolatevi con parolacce, od epiteti, sono inopportuni e volgari… meglio non abituarsi, per buona creanza. Ma certo che ne ritroverete una/o, ora riposatevi un po’…. soli non si sta così male…. anzi!!!!

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