ARTISTI SALENTINI / GIOACCHINO TOMA

| 23 Marzo 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Di Gioacchino Toma (Galatina, 1836; Napoli, 1891)  mi ha impressionato, da sempre, il piccolo olio dal titolo ‘Ritratto del figlio morente’. Perché ci vuole qualcosa più del coraggio e dell’amore per l’Arte, per poter raffigurare tutto il proprio dolore, la terribile sventura rappresentata dal vedere un giovanissimo figlio, un bambino, nella sofferenza delle sue ultime ore.

Ora, ci sono da fare tante considerazioni, più o meno giustificative: ma a noi resta l’impressionante e tangibile prova del connubio tra arte figurativa ed espressione dei sentimenti che si sublima nel capolavoro (peraltro poco conosciuto) di Toma. Che non è nuovo a rappresentare avvenimenti tristi e drammatici.

La sua ‘Luisa San Felice in carcere’ è un esempio di grande compostezza e capacità introspettiva. Toma dimostra di saper scavare nella sensibilità dell’animo, utilizzando le risorse che gli vengono da una grande padronanza del mezzo espressivo e delle tecniche pittoriche ben assimilate nelle botteghe napoletane che sono Maestre in questo particolare tipo di raffigurazioni di stasi drammatica.

L’humanitas di Toma, il suo genio creativo unito alla capacità di gestire la luce, si rivelano soprattutto in queste scelte particolari che, più che nei paesaggi e nelle scene di vita di ogni giorno, finiscono per connotare il suo versatile ingegno e la sua chiara, limpida predisposizione per la pittura.

É senz’altro il più grande tra gli artisti salentini: ma, quasi con pudore, pare volersi celare dietro ad altri Artisti, suoi predecessori e contemporanei. Proprio lui che impersonifica mirabilmente lo spirito salentino che si trasforma in genialità, con l’applicazione e la volontà di progredire e lasciare il segno.

Che volete, dei tanti dipinti di Toma si ricordano maggiormente le ‘camicie rosse’, i garibaldini che scrivono sul muro ‘Viva l’Italia’. Ma quello è un mirabile esempio di professionalità legata al momento storico, di studiata e riuscita celebrazione di un avvenimento di portata storica.

Meglio, molto meglio il Padre addolorato che spia il rantolo del suo piccino dal volto tumefatto dalla febbre…  Un’immagine che ci avvicina a quella descritta dal Pascoli ne ‘L’aquilone’, dove la madre pettina i capelli del suo figlioletto appena deceduto ‘adagio, per non fargli male’…

Fanno piangere, queste immagini.

Ma sono Arte e Poesia in senso assoluto.

Category: Costume e società

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