IL SECONDO NUMERO DELLA RIVISTA DI STUDI ‘I Quaderni Salentini’ AFFRONTA LA COSI’ DETTA ‘QUESTIONE MERIDIONALE’. A leccecronaca.it LA SPIEGA IL PROFESSOR ENRICO CUCCODORO, CON UN ANELITO DI SPERANZA PER IL FUTURO: “Bisogna infondere coraggio ed entusiasmo, e poi fare sistema, smuovendo anche l’industria culturale”

| 22 Marzo 2021 | 0 Comments

di Mariangela Rosato______

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave senza nocchiere in gran tempesta,/ non donna di provincie, ma bordello!”. Il verso dantesco è più che noto e chi ancora non fosse arrivato a studiare il Purgatorio di Dante al liceo, prima o poi, si imbatterà in questo lungo viaggio nella selva oscura con o senza didattica a distanza.

Un verso che in questa nuova era sociale in cui le distanze si sono allungate e al contempo diminuite, in cui i codici delle relazioni sono stati stravolti mettendo in discussione le dinamiche del linguaggio e dell’incontro, in cui si acuiscono le discrepanze socio-economiche, conferma, a più di settecento anni dalla morte del poeta fiorentino, la sua attualità.

Di passi in avanti se ne sono fatti dalla frammentarietà politica del Medioevo, tuttavia il nostro Bel Paese continua a farsi carico di fardelli la cui soluzione sembra essere, allo stato attuale, ancora lontana e ben nascosta dalle varie correnti politiche che alternano, chi più meno, un atteggiamento di distacco e reticenza.

Tra le questioni irrisolte più spinose ritroviamo senz’altro la questione meridionale che rappresenta una costante nella storia del nostro Paese e su cui si espresse lo stesso Giovanni Paolo II il quale, in occasione del Convegno di Palermo risalente al 1995, affermò quanto segue: “la Questione meridionale, fattasi in quest’ultimo periodo forse ancor più grave specialmente a causa della realtà drammatica della disoccupazione, soprattutto giovanile, è veramente una questione primaria di tutta la nazione. Certo, spetta alle genti del Sud essere le protagoniste del proprio riscatto, ma questo non dispensa dal dovere della solidarietà nazionale”.

 

E’ proprio sulla necessità di guardare alla questione del Mezzogiorno in termini nazionali ed europei che si concentra il secondo numero della rivista “I Quaderni Salentini”, Editoriale Scientifica, diretta da Enrico Cuccodoro, professore associato di diritto costituzionale all’Università del Salento.

La collana si apre con il distico introduttivo del rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice, e la presentazione dell’assessore alla cultura, Massimo Bray.

Curata da Riccardo Scorza, Alessandro Cannavale ed Enrico Cuccodoro, questa seconda pubblicazione, successiva a quella del 2020 in cui si approfondiva il tema della legalità e dell’educazione civica, analizza il Meridione sotto varie sfaccettature con l’intento di porre l’accento sulle pluralità sociali e politiche presenti nel Paese e sulla necessità di guardare al Meridione come una risorsa sia per l’Italia, sia per l’Europa.

 

Per pura casualità, l’intervista a leccecronaca.it comincia proprio nella ricorrenza dei centosessanta anni di Unità d’Italia, su cui Enrico Cuccodoro (nella foto) così si esprime:

“La questione del Mezzogiorno non è recente, ma risale a prima dell’Unità d’Italia. Parlare di tale problema proprio in questa giornata importante storicamente ha un forte significato simbolico.

A mio avviso, un primo passo da fare per l’inizio del cambiamento sarebbe quello di rivedere il Titolo V della Costituzione in accordo con l’art 32 e, di conseguenza, ridisegnare completamente la mappa delle autonomie”.

 

Di eguale importanza è il tema della disoccupazione giovanile nel Meridione che viene richiamato nella maggior parte dei contributi presenti nella raccolta.

Una disoccupazione che, unita alla consapevolezza da parte di molti giovani della presenza di dinamiche di natura clientelare  e di atteggiamenti spesso poco meritocratici che permettono di far avanzare solo chi proviene da famiglie prestigiose e radicate in determinati settori sociali, spinge molti a lasciare il proprio territorio nella speranza di trovare all’estero terreno fertile per il raggiungimento di una prima indipendenza economica.

Su questo aspetto il professore afferma: “E’ necessario fare sistema  per creare attrattive che possano spingere i giovani a restare piuttosto che ad andare altrove.

Se noi investiamo nella cultura e nell’Università creando delle risorse che poi non riusciamo a collocare, non facciamo altro che sprecare possibilità di innovazione e miglioramento. In questo modo, infatti, esportiamo un sapere e delle competenze che potrebbero, invece, essere impiegate proprio sul territorio. Per questo, l’emigrazione giovanile é un grande danno per tutta la collettività”.

Il professore ripropone anche una battuta dell’ex Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il quale, durante una delle sue visite in Puglia, parlò del tema della disoccupazione ed emigrazione giovanile in questi termini: “E’ una maledizione! I politici dovrebbero prendere coscienza del fatto che i giovani non debbano abbandonare la loro terra per lavorare e dare, in questo modo, il loro contributo di formazione e di sapienza all’estero”. Anche questo problema, come la questione meridionale, non è di certo nuovo al contesto italiano, eppure si continua ad andare avanti perpetrando le stesse infelici dinamiche. Sulla questione, poi, aggiunge:

“Bisogna infondere coraggio ed entusiasmo, ma questo comporta fare sistema smuovendo anche l’industria culturale. Tante potenzialità presenti sul territorio, infatti, sono scollegate l’una con l’altra, penso al turismo, alla sanità, al campo della formazione. Purtroppo non si fa nulla e continuiamo a perdere risorse preziose per il Paese”.

 

“Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani”, frase più giusta non poteva essere trovata da Massimo D’Azeglio che non avrebbe potuto, di certo, immaginare quanto la situazione di frammentarietà a distanza di centosssanta anni dalla nascita del Bel Paese sarebbe, in fondo, cambiata di poco.

“La divisione dell’Italia in tanti piccoli Stati – spiega il professore – ha prodotto una serie di conseguenze che influenzano ancora oggi la politica italiana. C’è, infatti, una grande difficoltà nel far emergere un vero e proprio sentimento nazionale. Numerose sono, purtroppo, le occasioni di divisione e scontro tra le regioni.

Ecco perché, con questo nuovo numero di I Quaderni Salentini, abbiamo voluto trattare la questione con un’ampia chiave di lettura che guarda al Nord, al Centro, al Sud e anche all’Europa”.

 

Il riferimento all’Europa ci permette di toccare il tema del Recovery Fund con cui, prevedendo una serie di contribuiti da stanziare allo sviluppo del Mezzogiorno, gli organismi europei hanno preso finalmente coscienza della necessità di aiutare, in modo concreto, le regioni meridionali a crescere sia a livello produttivo, che infrastrutturale.

Per Enrico Cuccodoro “il Recovery Fund è un’occasione storica che non possiamo perdere: abbiamo bisogno di un vero e proprio riscatto nazionale anche a livello culturale da porre in essere con le nostre tradizioni, i nostri costumi, le nostre potenzialità che abbiamo in tutta l’Italia da Nord a Sud”.

           

Numerosi sono i temi affrontati nei vari contributi: dal problema ambientale che caratterizza i nostri territori e la necessità di riconoscere alla natura una personalità giuridica, si fa riferimento in particolare alla questione della xylella e dell’Ilva di Taranto, (articolo curato da Enrico Buono), all’emergenza demografica vissuta dal Sud (articolo di Gianfranco Viesti e Michele Capriati).

A questi, si aggiungono altri interessanti interventi tra cui quello legato al problema infrastrutturale che rende difficile i collegamenti tra Italia meridionale e settentrionale (articolo di Giorgio Zavarise) e quello legato al ruolo delle donne nel territorio salentino con cui Anna Leo, scrittrice e sociologa, ci racconta le figure femminili più importanti del Salento e pone l’accento sulle caratteristiche della donna salentina.

Ben tredici articoli che rendono il secondo numero di I Quaderni Salentini una raccolta essenziale e dettagliata con cui poter capire quali sono i vari aspetti della questione meridionale, nonché comprendere gli elementi positivi e negativi del nostro Mezzogiorno in un’ottica di apertura a livello nazionale ed europeo.

“La redazione di I Quaderni Salentini – conclude il professore- ha voluto portare all’attenzione il valore del Mezzogiorno per cultura, per tradizioni popolari, per costumi, per usanze e rafforzare l’idea secondo la quale il Sud è l’arricchimento sostanziale dell’intero paese. Infatti, se il nodo del Mezzogiorno resterà così com’è, ne risentirà tutto il territorio nazionale”.

Category: Cultura

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