IL CASO / LA MORTE DEL DJ IVAN CIULLO. LA PROCURA RIAPRE LE INDAGINI E RESPINGE L’ARCHIVIAZIONE

| 14 Dicembre 2021 | 0 Comments

di Flora Fina ______

Si aprono nuovamente le indagini sul caso di Ivan Ciullo, il dj di Racale che nel 2015, fu trovato impiccato ad un albero di ulivo nelle campagne di Acquarica del Capo.

Il gip di Lecce Sergio Tosi infatti, ha respinto la nuova richiesta di archiviazione avanzata dal pm titolare dell’inchiesta Maria Vallefuoco, disponendo così una serie di analisi ulteriori su espressa istanza dei familiari, che da sempre si erano opposti a quella che poteva essere la semplice ipotesi del suicidio.

Si andrà quindi avanti per altri sei mesi, il gip ha evidenziato difatti “condivisione dei temi e la direzione delle nuove indagini contenute nell’atto di opposizione della famiglia” contro un procedimento penale che gli stessi genitori del dj hanno definito “viziato da numerose anomalie, indagini superficiali, carenti e incomplete”.

Le incongruenze che da anni era parte integrante delle indagini sono state così contestate dagli avvocati della famiglia Ciullo Paolo Maci, Maria Chiara Landolfo e Gianluca Tarantino, che da sempre hanno sostenuto invece la tesi dell’omicidio.

 

Troppe ed evidenti, quindi, le contraddizioni rilevate rispetto all’ipotesi del suicidio, come ad esempio la mancata rottura dell’osso ioide, facilmente riscontrabile invece in soggetti vittime di impiccagione; altresì l’anomala assenza delle impronte digitali che si sarebbero dovute immediatamente riscontrare, ed ultimo, ma non per importanza, l’utilizzo di un cavo per microfoni totalmente incompatibile con la traccia lasciata sul collo della vittima.

Altra importante incongruenza è quella che riguarda poi una frase manoscritta, che oggettivamente non rispecchia la grafia di Ivan.

Le indagini, archiviate già due volte, vedono comparire nel registro degli indagati e come atto dovuto, il nome di un uomo di 65 anni del posto – con cui all’epoca il dj ebbe una tormentata relazione sentimentale –  per istigazione al suicidio.

Tuttavia, gli esiti dell’autopsia, che era stata eseguita per conto della Procura dal medico legale Alberto Tortorella, avevano escluso quella che sarebbe stata l’ipotesi di una morte violenta, mentre un’analisi del tracciato degli spostamenti dell’unico indiziato per la morte del giovane non lo vedevano direttamente colluso nella vicenda.

Un’evoluzione dunque nel caso che getta nuova luce sulle innumerevoli ombre ancora da dipanare, e che si spera permetterà ai familiari di Dj Navi – questo il suo nome d’arte – di avere finalmente giustizia e risposte certe.

Category: Cronaca

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