MOSTRA DI SAMBATI A LECCE DA SABATO 26

| 9 Febbraio 2022 | 1 Comment

di Raffaele Polo______

Romano Sambati è certamente uno dei massimi esponenti pugliesi della pittura e della scultura. E a lui è dedicata la mostra ‘Dolore delle foglie’ allestita nelle sale del Castello di Carlo V, a Lecce, con inaugurazione Sabato 26 febbraio 2022 alle ore 18.00.

La mostra, ideata da Carlo Michele Schirinzi e a cura di Roberto Lacarbonara, prodotta da Comune di Lecce – Assessorato alla Cultura, Associazione culturale Kunstschau e RTI Theutra Oasimed, raduna in 5 sezioni oltre 30 opere realizzate tra il 2020 e il 2022, oltre a disegni e pitture precedenti che raccontano “Gli albori” e “L’inizio” del lavoro dedicato alla presenza iconica delle foglie.

Un’indagine che risale agli anni Ottanta, quando Sambati inizia a includere, nella propria produzione, frammenti di disegni di bambini delle scuole primarie tra cui un albero spoglio, con le ultime foglie che cadono.

È l’inizio di una ricerca focalizzata sulla perdita, sulla caduta, sulla fragilità, ma anche sulla ciclicità degli eventi secondo leggi naturali. Le campiture evanescenti, dominate da tenui colori rosa e verdi, accanto alle tele più oscure dominate dalle ombre, accolgono concrezioni materiche, isole di colore e materia organica, in cui le foglie d’autunno accertano la qualità residuale dell’esistenza. Sono opere caratterizzate da una “pittura senza pittura”, in cui Sambati si lascia trasportare da carta, tela, pigmenti liquidi e polverosi per poi riemergere su una superficie esfoliata, esile e diafana, priva di qualunque traccia dell’intervento segnico e pittorico. Un linguaggio che privilegia la fatalità e l’imprevedibilità del destino rispetto all’azione diretta che trasforma e modifica la storia.

Da notare che su ogni opera l’artista appone il comune titolo’Dolore delle foglie’, marcando la continuità di un processo pittorico ed esistenziale, connotato dal rovesciamento delle parole scritte sottosopra.

“Scrivere il titolo al rovescio – afferma Sambati – non è un vezzo estetico, ma si ispira a quanto scritto da Rainer Maria Rilke: ‘E noi che pensavamo alla felicità / come a qualcosa che sale, sentimmo / l’emozione, che quasi ci sgomenta, / di quando una cosa felice cade’. Dolore delle foglie: spazio del puro etere, frammenti di una fu pittura, ultimi segni di una vita disseccata, Narciso dileguato nello stagno, specchio che non riflette più, occhio che non sa più vedere”. La mostra ospita la proiezione del film di Carlo Michele Schirinzi, Eclisse senza cielo (2016) dedicato all’artista di Lequile.

L’esposizione, accompagnata dal catalogo edito da Favia (Modugno, 2022) sarà visitabile fino al 5 giugno 2022.

 

Romano Sambati nasce a Lequile nel 1938. Dopo gli studi artistici di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo dei maestri Emilio Greco e Augusto Perez, è docente di discipline pittoriche al Liceo artistico di Lecce per oltre trent’anni.

Numerosi lavori, negli anni Settanta, guardano al pensiero di Lucrezio e al suo De rerum natura, una ricerca che approda alla mostra e al libro, a cura di Antonio Del Guercio, Romano Sambati. Da Lucrezio far pittura (1982).

Influenzano la sua visione grandi classici della poesia e della narrativa, da Hölderlin e Rilke, da Cechov a Faulkner, così come appaiono centrali i testi ovidiani e i riferimenti classici alla mitologia e alla tragedia greca. Nel 2016 il regista Carlo Michele Schirinzi dedica a Sambati il film Eclisse senza cielo presentato alla 34a edizione del Torino Film Festival e vincitore del primo premio all’Ex/Art Film Festival.

 

Category: Cultura, Eventi

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Comments (1)

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  1. Gianfranco ha detto:

    Noi un Romano Sambati lo abbiamo conosciuto bene quando insegnava al liceo artistico, fortemente ideologizzato, si direbbe oggi, all’epoca si sarebbe usato un altro vocabolo, dava i voti non per i meriti ma per le simpatie politiche. Mi ricordo quando un alunno, che all’epoca era impegnato politicamente ma distante dalla ideologia del Sambati, gli sbattè una cartella sulla scrivania dicendogli visto che mi hai messo quattro dai almeno uno sguardo ai miei lavori visto che non ti sei mai degnato di guardarli, spalanca gli occhi e dimmi se questi sono lavori da quattro, dimmi se tu sei in grado di realizzare lavori a questo livello. Quel ragazzo si diplomò con il massimo dei voti, 60 sessantesimi. Se si tratta di quello stesso professore non mi meraviglia che oggi, la “comparanza”che governa il Comune di Lecce gli organizzi una mostra, e sarebbe bene visitarla per rendersi conto della qualità dei lavori. Da quello che posso capire guardando la foto messa a corredo dell’articolo, il taglio della carta, mi pare scimmiotti in qualche modo il pittore Lucio Fontana e i suoi famosi tagli di tela, ma eravamo nel 1958, ma da allora sono passati 70 anni.

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