MA HALLOWEEN E’ SOLO UN GIOCO

| 30 Ottobre 2023 | 0 Comments

di Enrrico Petrelli  ______

Halloween non è una festa cristiana, Halloween non è una festa cattolica, Halloween non è una festa di origine italiana: vero, ma per questo dobbiamo ritenerla del tutto estranea alla nostra tradizione? Sì, no, e perché sì o perché no?

Il 31 di ottobre, ormai da un certo numero di anni, è in uso esporre nelle vetrine dei negozi, talvolta anche in qualche parte della casa, ma pure in altri luoghi di aggregazione informali, fantocci, zucche sagomate, elementi vari di carattere macabro; il giorno dopo invece, di solito, tutto questo svanisce e chi è religioso, ma non solo, in genere sceglie questa data per visitare i propri cari che non ci sono più, magari portando un fiore, una preghiera, una lacrima sul sepolcro di loro.

Apparentemente può sembrare una sorta di bestemmia che la sera del giorno prima si partecipi ad un evento mondano di questo tipo per recarsi piamente il giorno successivo a salutare i morti: non è una cosa cristiana, infatti, questo sfasamento dalla celebrazione del macabro, dell’orrido, della morte come regno di putredine e male né si può coniugare direttamente alla prospettiva fideistica e luminosa del cristianesimo, dunque in molti gridano alla corruzione venale delle tradizioni per il ricavo di profitti, altri bollano questo evento come una modaiola insensatezza, e per lo più si tende ad opporre una cultura dominante ad una che sta scomparendo, l’una rappresentata da feste come Halloween, l’altra dai momenti salienti dell’anno liturgico cattolico.

Che questa festa sia un momento sfruttabile a fini capitalistici, per vendere, da una parte, e comprare dall’altra è un fatto innegabile, come pure è innegabile che l’origine di essa sia estranea alla nostra cultura in quanto legata a riti e superstizioni del mondo celtico; eppure vedendo la cosa esclusivamente in base a questi termini si finisce per trascurare un aspetto che, se valorizzato su gli altri, potrebbe permetterci di considerare Halloween con più indulgenza.

Sebbene tenuta sempre ai margini dal mondo cristiano, dalla sua sistemazione ontologico-interpretativa della realtà, è sempre esistita in Europa una certa tendenza macabra, oscura, sovrannaturale che si esplica non solo attraverso forme di credenza e superstizione popolare, ma pure come materiale artistico, musicale, letterario…

Questo complesso della malignità, della perversione, della magia nera, che è attestato dalle favole, dalle pratiche superstiziose, dalla novellistica, dalla letteratura alta, si sostanzia non solo di timori, sentimenti e stati d’animo turbanti ma pure di figure, topoi, tecniche e modi narrativo-espressivi che nel tempo sommandosi hanno dato vita ad un vero e proprio canone estetico.

Per esempio, nel mondo antico sono in molti gli autori che trattano artisticamente questa sfera valendosene non solo come documento aneddotico, ma assurgendola a vera e propria poetica, sostanza artistica, modo di espressione della realtà. Si pensi quanto il tema del macabro popolato di fattucchiere, sortilegi, fantasmi, necromanzia, ma pure della crudeltà furente e inquietante dell’irrazionalità sia presente nella letteratura giulio-claudia, dal frequente ricorso in Lucano, alle cruente tragedie senecane, ai luoghi di alcuni storici; e poi anche nel mondo moderno il magismo e l’oscurità dalle novelle popolari, dalle favole dei Grimm alle innumerevoli inserzioni anche contenute di figure magico-macabre, dal sinistro dei racconti di Poe, all’orrore terrificante del romanzo gotico…

Questi pochi (tra l’altro molto manifesti giacché spesso il sinistro e l’inquietante sono trattati in forme meno esplicite in termini di personaggi e di scene) ci lasciano intendere che quest’ottica, sia estetizzata in forma artistica che non, è un qualcosa di interno a tutta la cultura europea, per quanto non possa essere coniugata in forma assoluta, col cristianesimo teologico.

Considerare questa festa come uno sfregio alla nostra cultura non è dunque una prospettiva esatta in quanto contempla solo un lato delle nostre tradizioni popolari, e poi non ci mette in posizione di poter invece discernere la diversità del piano e del coinvolgimento che le sono propri. Non è una festa di per sé come tradizionalmente si intende una festa, ovvero come celebrazione di una ricorrenza, di un evento importante per il suo valore religioso o civile, quanto piuttosto un momento di esaltazione e scherzo di quel mondo oscuro che ci affascina e ci fa paura. Se noi partecipiamo a qualche celebrazione del 2 giugno, lo facciamo con un certo coinvolgimento spirituale, anche solo perché riconosciamo in quella data un valore simbolico per noi come cittadini, sentiamo che ci riguarda; se siamo credenti e partecipiamo alle liturgie pasquali il nostro coinvolgimento sarà orientato in senso religioso, in quanto quello che ricorre è un evento simbolico per la nostra fede.

Diversamente se celebriamo Halloween, lo facciamo, in genere, senza coinvolgimento alcuno da un punto di vista intimo: non sentiamo questi festeggiamenti come qualcosa di serio, che ci riguarda, non sentiamo essere legati simbolicamente ad Halloween elementi che regolano la nostra esistenza o il nostro vivere morale e civile. In sostanza è una consuetudine che si attua più per svago, per moda, per gusto di cambiare il clima suggestionandolo volutamente e superficialmente, ma non per riconoscimento di un senso profondo.

Da questo punto di vista diventa allora gioco: gioco dei bambini che si fingono burlescamente il mistero essere a portata delle loro mani, comportandosi come se fosse lì una realtà diversa in cui potersi immedesimare. Ma anche gioco degli adulti che più disincantatamente li accompagnano, che scherzano con qualche elemento oscuro per far scherzare innocentemente. Un momento reso come una giornata a tema più che “la festa del male”.

Infine questo gioco non è fatto con strumenti pericolosi o a noi estranei da un punto di vista culturale: non ci portano nulla di nuovo di fatto, se non di chiamarlo Halloween, né tantomeno di pericoloso perché l’enfasi di questi elementi macabri e oscuri resta un qualcosa di puramente esteriore, al più come un mezzo dello scherzo e dell’azione, non come la sostanza.  ______

LA RICERCA nel nostro articolo del 28 ottobre scorso

Category: Costume e società, Cultura

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