RESOCONTO DELLA CONFERENZA STAMPA DELLA SOPRINTENDENZA SULLA CAMPAGNA ARCHEOLOGICA A CASTRO
Comunicazione istituzionale della Soprintendeza _____________
LECCE – Martedì 24 giugno p.v. alle ore 11.30 presso la sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce presso l’ex Spedale dello Spirito Santo a Lecce, ha avuto luogo la conferenza stampa per la presentazione dei risultati delle campagne archeologiche svolte a Castro in regime di concessione ministeriale da parte dell’Amministrazione comunale.
Le ricerche sono state compiute con la Direzione scientifica del Prof. Francesco D’Andria e seguite costantemente dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, nella persona del Soprintendente Arch. Francesca Riccio.
Interventi di:
Arch. Francesca Riccio – Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce
Vice Sindaco, Assessore della Città di Castro – Alberto Antonio Capraro
Prof. Francesco D’Andria – Professore Emerito dell’Università del Salento e Accademico dei Lincei Un sistematico programma di ricerche archeologiche a Castro si è sviluppato a partire dall’anno 2000, in un quadro di collaborazione tra la competente Soprintendenza territoriale, il comune di Castro e l’Università del Salento. Le annuali campagne di scavo si sono concentrate su un lotto di terreno ricadente nella zona sud-orientale del centro storico, di proprietà comunale. In questo contesto il Ministero della Cultura opera da decenni garantendo la tutela e la conservazione di uno dei complessi archeologici più importanti del Salento per ricchezza e varietà delle testimonianze, attribuibili, in particolare, al celebre Santuario di Atena scoperto da Francesco D’Andria.
I resti dell’area sacra, l’Athenaion, fanno parte di un sistema unitario in cui emergono le imponenti strutture di fortificazione di età ellenistica e romana (fig. 1), interessate da un progetto di restauro autorizzato proprio in questi giorni su un tratto alto più di 5 m.
Nel quadro delle attività promosse dal Ministero della Cultura, la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio ha stanziato un finanziamento per la realizzazione di un progetto di ricerca archeologica che prenderà avvio a breve sotto la direzione della Soprintendenza.
Il finanziamento ministeriale consentirà di riprendere gli scavi nell’area del santuario di Atena e di indagare un settore delle fortificazioni ellenistiche sostanzialmente ancora inesplorato, ubicato lungo il versante nord dell’area archeologica, contribuendo in questo modo ad arricchire la storia del sito e in particolare la conoscenza dello stesso nelle fasi di frequentazione che tra l’età ellenistica e quella romana segnano il passaggio da un’area sacra, l’Athenaion, ad una nuova realtà fortificata, il Castrum Minervae.
L’intervento diretto sul sito andrà ad affiancare la costante e pluridecennale attività di tutela svolta dalla Soprintendenza nell’ambito delle concessioni ministeriali e delle altre azioni che la stessa esercita a più livelli in un’area connotata da un variegato patrimonio di testimonianze culturali, di cui è stata sancita la protezione e la conservazione grazie ad un importante provvedimento di tutela finalizzato nel 2023. I risultati dell’ultima campagna di scavo (dicembre 2024-aprile 2025)
Un saggio stratigrafico ha permesso di identificare il primo contesto di età arcaica (inizi del VI sec. a.C.) documentato in giacitura primaria all’interno dell’area archeologica: si tratta di un altare associato ai resti degli animali sacrificati e a numerose dediche di vasi a carattere votivo, di produzione locale e di importazione (Corinto), caratterizzati anche da composizioni vivaci come quella che ritrae una scena animata da danzatrici (fig. 2); di straordinaria importanza, in questo contesto, è la deposizione delle ossa degli animali sacrificati, costituite da crani e parti terminali delle zampe a cui restavano attaccate le pelli, una delle principali risorse del santuario.
Un secondo intervento di scavo ha riguardato l’area della porta di ingresso al santuario di Atena, nel tratto di strada proveniente dall’approdo. I nuovi dati permettono di ricostruire un grande cortile d’accesso fiancheggiato da bastioni monumentali nel corso del III sec. a.C.
Sempre in quest’area le operazioni di scavo e documentazione si sono concentrate sulle strutture che definiscono il vano della porta nel II sec. a.C., quando viene realizzato un profondo corridoio lungo 20 m e largo circa 2,20 m (fig. 3). Questa nuova configurazione della porta rappresenta, in età romana, un’opera di ingegneria militare di notevole impegno economico e architettonico, che rendeva sostanzialmente inespugnabile la rocca antica, a cui viene attribuito, proprio in questo periodo, il nome latino di Castrum Minervae. Il muro della porta di II sec. a.C. si attesta per un’altezza superiore ai 6 metri e costituisce per questo motivo anche uno degli esempi meglio conservati tra le fortificazioni antiche della Puglia. Per superare il dislivello tra l’area munita e l’esterno della rocca, i Romani crearono una passerella di legno, della quale restano i fori sui due lati del corridoio, mentre al di sotto della passerella scorreva l’acqua di displuvio che era convogliata a valle (figg. 3-4). La porta aveva dunque tre funzioni principali, quella di difesa, di ingresso al pianoro e di drenaggio delle acque piovane; fu usata sino all’età bizantina, quando, probabilmente nel X sec. dovette subire un incendio, forse durante una scorreria araba, prima della riconquista bizantina. Nel corso delle operazioni di scavo sono stati recuperati diversi reperti, tra cui spiccano gli elementi di alcuni gioielli in oro e nuovi frammenti in pietra leccese che possono essere attribuiti alla presenza di più sculture
all’interno dell’area sacra (una testa di leone, un bacino per le abluzioni rituali). Di straordinaria finezza esecutiva sono anche i nuovi frammenti attribuibili al ciclo scultoreo delle laste in pietra leccese esposte nel Museo Archeologico di Castro, decorate da figure di vittorie alate e da un rigoglioso fregio vegetale ad alto rilievo: nei recenti ritrovamenti si riconosce un cespo di acanto che nella resa del fogliame mostra tutta l’abilità degli scultori provenienti da Taranto (fig. 5). Questo nuovo elemento aggiunge un ulteriore tassello alla ricostruzione del gigantesco “Loggiato delle Cariatidi” che doveva svilupparsi nell’area sacra e che rappresenta un unicum in tutta l’arte greca.
A completamento dei lavori di scavo sono state avviate le operazioni di rilievo laser scanner dell’intera area archeologica, che saranno realizzate in collaborazione con la sede leccese dell’ISPC-CNR. Le attività sul campo sono state condotte con la supervisione dei funzionari della Soprintendenza, Serena Strafella, Giovanna De Stradis e Vito Giannico; alle indagini di scavo, svolte nell’ambito del finanziamento regionale Smart-In, hanno partecipato Maria Piera Caggia, primo ricercatore dell’ISPC-CNR, gli archeologi Emanuele Ciullo, Amedeo Galati, Alessandro Rizzo e gli operai Donato Merico e Luigi Bene; le attività di cantiere sono state seguite dalla ditta Marullo Costruzioni, quelle di restauro da Mario Catania.
Fig.