“Mi assumo ogni colpa, la droga era solo mia”: DOPO IL MAXI SEQUESTRO IN CASA A RACALE, RESTA IN CARCERE SOLO LA MADRE, LIBERI FIGLIO E GENERO

(f.f.) _________Dopo l’eccezionale operazione antidroga condotta a Racale lo scorso 24 luglio, culminata con il sequestro di quasi 80 chili di sostanze stupefacenti e la scoperta di un ordigno pirotecnico nascosto, soltanto una persona resta in custodia cautelare: si tratta di Sara Tafuro, 42 anni, che ha dichiarato di essere l’unica responsabile dell’ingente quantitativo di droga rinvenuto nella sua abitazione. Il giudice per le indagini preliminari Tea Verderosa ha confermato l’arresto, ritenendo credibile la piena ammissione di colpa della donna e respingendo le richieste di misure restrittive nei confronti degli altri soggetti coinvolti, tra cui Brian Pio Manni, 19 anni, figlio della donna, e Luigi Alex Muscella, 23 anni, compagno della figlia.
Tutto ha avuto inizio con l’irruzione degli agenti della Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo, impegnati in un’attività di controllo capillare del territorio, quando hanno fatto ingresso nell’abitazione situata a Racale. Qui, grazie anche all’ausilio di un’unità cinofila della polizia di frontiera di Brindisi, è stata scoperta una stanza segreta, perfettamente celata dietro una parete attrezzata. Rimuovendo alcune mensole che nascondevano serrature a scatto, i poliziotti sono riusciti ad accedere a un passaggio che conduceva a due locali sotterranei. All’interno dei vani nascosti era stoccata una considerevole quantità di sostanze stupefacenti: 25,5 chilogrammi di hashish, 13,2 chili di cocaina, 13,2 chili di eroina e 26,2 chili di marijuana, tutti conservati in buste termosigillate, valigie, contenitori in plastica e scatole. Alcuni involucri imitavano fedelmente le grafiche degli snack per bambini, nel tentativo di dissimulare il contenuto durante eventuali controlli. In mezzo alla marijuana è stato anche trovato un ordigno pirotecnico professionale, classificato nella categoria IV e contenente 171 grammi di principio attivo, prodotto nel 2011 e ormai scaduto, elemento che ha destato particolare preoccupazione anche per la presenza, nell’abitazione, di due minori.
Sara Tafuro, già sottoposta agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per un precedente fermo risalente al novembre 2023 – quando fu sorpresa lungo la statale 101 con mezzo chilo di eroina – ha dichiarato agli inquirenti di essere l’unica persona responsabile dell’occultamento e della gestione della droga. Ha spiegato di aver operato in totale autonomia, senza il coinvolgimento dei familiari, e che nessuno era al corrente dell’esistenza del passaggio segreto. La donna ha raccontato di aver proseguito l’attività di spaccio per ragioni economiche, agendo sempre in orari e circostanze tali da evitare ogni sospetto: approfittava, ad esempio, dei momenti in cui gli altri erano assenti o distraeva con scuse banali, come l’uscita per una sigaretta. Ha inoltre spiegato di essersi resa conto che, uscendo dall’edificio, il braccialetto elettronico non segnalava il superamento del perimetro consentito, permettendole così di effettuare le consegne senza destare allarmi.
Durante l’interrogatorio, pur assumendosi la responsabilità completa, Tafuro non ha fornito alcuna indicazione utile sull’identità di fornitori o clienti. In casa sono stati trovati anche 6.560 euro in contanti, ritenuti frutto dell’attività illecita. Secondo la valutazione del giudice Verderosa, la confessione dettagliata della donna, insieme agli elementi oggettivi raccolti nel corso della perquisizione, rappresentano prove sufficienti per mantenere la custodia cautelare in carcere. Le aggravanti riconosciute riguardano l’ingente quantità di stupefacente e la reiterazione del reato durante un periodo in cui la donna era già sottoposta a misura restrittiva.
Diversa la posizione degli altri indagati. Brian Pio Manni e Luigi Alex Muscella hanno entrambi negato qualsiasi tipo di coinvolgimento, dichiarando di non essere mai venuti a conoscenza né della stanza segreta né della presenza di droga in casa. Anche le due giovani donne coinvolte, una di 20 anni e una di 21 – rispettivamente figlia di Tafuro e compagna di Manni – sono al momento solo indagate, e la richiesta del pubblico ministero di applicare nei loro confronti i domiciliari è stata rigettata dalla giudice per mancanza di elementi concreti. Al momento, non vi sono prove tali da giustificare misure restrittive nei confronti di coloro che, secondo la versione della principale imputata, ignoravano completamente la reale destinazione di quei locali nascosti.
Secondo le indagini, la droga era destinata al mercato locale, in particolare alla zona della costa ionica, con probabili sbocchi a Gallipoli, centro della movida estiva salentina. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Marco Macagnino, Francesco Fasano e Mercedes Salento. L’indagine prosegue, ma per ora la posizione più grave resta quella di Sara Tafuro, che con la sua confessione ha sollevato i conviventi da ogni responsabilità, assumendosi interamente il peso penale di una delle più vaste operazioni antidroga degli ultimi tempi nel Salento. _________
LA RICERCA nel nostro articolo del 25 luglio scorso
Category: Cronaca