LE JANAS E LA ACCABADORA, DUE LEGGENDE SARDE CHE MYRIAM PALA UTILIZZA QUALE GUARITRICE CON METODI TRADIZIONALI E SPIRITUALI. OGGI LE RACCONTA AI LETTORI DI leccecronaca.it

| 9 Settembre 2025 | 0 Comments

di Cristina Pipoli _____________

“Voglio fare dei ringraziamenti” – comincia così Myriam Pala (nella foto di copertina, di Giulia Bertaglia; la foto al fondo è una elaborazione grafica di Paola Brognoli) questo nostro nuovo incontro – “Grazie di cuore a Cristina Pipoli, che con dolcezza e dedizione accompagna ogni mio passo. Un pensiero speciale a leccecronaca.it, per avermi permesso ancora una volta di condividere il mio cammino e la bellezza della Sardegna che porto nel cuore. E a voi che leggete, mando un abbraccio e la speranza che queste parole vi portino un po’ di luce, magia e amore dalla nostra terra”.

D- Incuriosito dagli accenni alle leggende sarde cui Lei faceva riferimento quale strumento di cura nell’ultima intervista a leccecronaca.it, un lettore Le chiede: ci racconta qualche leggenda sarda?

R- “Ve ne racconto due che sono le più famose. Leggenda delle Janas  Si racconta che le Janas vivessero in piccole case scavate nella roccia, ancora oggi chiamate domus de Janas ‘case delle fate’. Erano creature misteriose: alcune benevole, che insegnavano alle donne a tessere e a lavorare l’oro, altre dispettose o gelose. A volte aiutavano i pastori e i viandanti, altre volte li mettevano alla prova. La leggenda delle Janas è tra le più popolari perché lega il mondo magico al territorio, visto che le domus de Janas esistono davvero e sono antiche tombe preistoriche che ancora oggi si possono visitare. Al contempo ci sono delle altre narrazioni sulle Janas descritte come delle Guerriere, e in altre come delle Streghe. I racconti variano da a paese a paese e variano di molto da sud a nord”.

D.- E l’altra, qual è?

R.- “La seconda leggenda è quella della Accabadora. Si racconta che fosse spesso una donna che rivestiva un ruolo interessante, il ruolo della Vita e della Morte, così a me è stato tramandato; vi spiego meglio: era spesso una donna che compariva nelle case dove qualcuno soffriva a lungo senza trovare pace. Entrava in silenzio, spesso di notte, vestita di nero, e con un gesto forte metteva fine al dolore della persona morente. In altri casi sempre l’Accabadora rivestiva il ruolo anche di una Allevatrice (S’Allevadora) e aiutava le donne durante il parto.

Era quindi una figura importante nelle comunità Sarde, di un lignaggio dell’antica Sardegna che nei secoli si è quasi perso. Per questo motivo anche molti sardi se la ricordano solo come una figura femminile che mette fine alla vita della persona morente, non ricordando che aveva un doppio ruolo importante che crea Armonia “Vita e Morte / Morte e Vita”. La sua figura pubblicamente è rimasta sospesa tra mito e realtà; ma in chi ha avuto il privilegio di conoscere la Sardegna più Antica, specialmente in chi come me è stata istruita a delle conoscenze profonde, si sa che era “colei che porta la fine” e “colei che dà la vita”. Questo signofica equilibrio. Era una figura importantissima.

D- La Sanadora, come La chiamano, la guaritrice con i metodi tradizionali e spirituali, è anche femminista?

R- “La Sanadora non si definisce attraverso etichette moderne come il femminismo, perché la sua radice è più antica e spirituale. È una figura che incarna il prendersi cura, l’ascolto e il servizio, valori che appartengono all’umano prima ancora che a un genere o a un movimento sociale. La sua forza non è ideologica, ma nasce dalla tradizione, dalla comunità e dal rapporto con il sacro”.

Myriam rappresenta la società della cura. Questa rete ha creato un coinvolgimento tra associazioni, attiviste, tessuti sociali. Il suo operato rappresenta la “società della cura”, e si scontra con quella attuale che promuove il profitto.

D- Usa anche canti antichi sardi nei suoi Lavori Sonori con i gruppi?

R- “Nei miei lavori sonori spirituali di gruppo utilizzo anche la voce se necessario, e vari strumenti ancestrali per creare un viaggio sonoro collettivo e non sonoro. Canto, suoni ed emissioni vocali diventano strumenti di armonizzazione, meditazione e connessione interiore, favorendo rilassamento, benessere e apertura spirituale. Capita di creare dei canti per delle meditazioni, sono dei canti particolari in meditazione o per delle Armonizzazioni in base alla necessità del momento e del gruppo, li faccio in lingua “Sarda Logudorese”, altre volte creo sul momento ciò di cui il gruppo ha bisogno. Il tutto è incentrato sulla Praticità fisica, meditazione guarigione e armonizzazione. Nei miei lavori c’è anche molto l’alternanza di pratica/esercizi per questo mi rivolgo ad ogni persona”.

La musica è un potentissimo mezzo per creare coesione di gruppo e favorire lo sviluppo di un clima positivo volto al benessere. Lavorando con la musica, Myriam costruisce alleanze sonore.

D- Quest’inverno si sposterà dalla Sardegna per presentare i suoi laboratori?

R- “Sì, ho ripreso a viaggiare per lavoro, per divulgare il mio laboratorio di ‘Sonoro Terapeutico’. Dallo scorso anno 2024 porto i miei Laboratori e in alcuni casi il mio Seminario che solitamente tengo nel territorio tre volte all’anno. Lo scopo è di portare il Progetto partendo dalla Sardegna e unire tutta l’Italia dal Sud al Nord, Nord e Sud. Alcune mete in considerazione sono Roma, e nord Italia”.

D- Cosa rappresenta per Lei il colore oro, da cui la vediamo spesso circondata?

R- “Per me il colore oro rappresenta l’Anima, la sua luce che splende anche nell’oscurità. Spesso lo associo al nero proprio per simboleggiare questo contrasto: il buio e la luce che si incontrano. L’oro è anche il fuoco interiore, la forza vitale che arde dentro di noi, e allo stesso tempo richiama il Sole, sorgente di calore, energia e rinascita.

D- Nelle foto la vediamo spesso anche vestita, di color oro: è in corso un progetto?

R- “Il colore oro è da sempre uno dei miei preferiti, insieme al blu notte. Non c’è un progetto specifico legato a questo vestito: è una scelta naturale, perché questi colori appartengono da sempre alla mia espressione. Allo stesso tempo, hanno per me anche un valore simbolico: nel mio percorso ‘S’Anima Miriam Pala’ utilizzo come logo l’albero di ulivo sradicato in colore oro, un simbolo antico e ricco di significati. L’albero con le sue sette punte e le tre radici richiama infatti la bandiera antica della Sardegna, che porta con sé profonde simbologie sacre, legate alla nostra terra e alla nostra spiritualità”.

D- Può spiegarci la sia identità visiva, anche il suo logo e la sua simbologia?

R- “Una Identità visiva è l’insieme di immagini, colori e simboli che rappresentano un progetto, un’attività o anche un’iniziativa personale. Può includere un logo, uno sfondo, oppure altri elementi grafici che raccontano chi sei e cosa fai. Nel mio caso, la mia identità visiva comprende sia il logo sia lo sfondo del progetto S’Anima, ispirati alla simbologia antica della Sardegna e adattati alla mia visione personale. Io da sempre ho utilizzato la simbologia antica della Sardegna rivolgendomi alla sua bandiera antica, che ho fatto rifare da un grafico la simbologia antica in base alla mia identità. La simbologia/bandiera è l’albero di Ulivo presente nella Bandiera Arborense originale Sarda.

Tutto l’ambiente e i colori è stato studiato ricercando le sensazioni e l’attenzione agli elementi naturali e al legame con la Terra in quanto Madre forte e nutriente. Questa scelta caratterizza in modo particolare l’identità di S’Anima, in quanto nella maggior parte dei casi in ambiente olistico si tende a volere un’ambientazione eterea e in qualche modo evanescente, qui invece ci si lega più alla sacralità della Natura e della Terra, della materia che ci nutre e sostiene, del radicamento.

Dopotutto più di un saggio ha affermato che il posto in cui ci si può avvicinare di più allo Spirito è proprio la Materia, bisogna solo imparare a riconoscerne la sacralità. Similitudine spirituale tra la Menorah e la simbologia antica della Sardegna Usato e spiegato in una modalità Spirituale, la mia simbologia vi rappresenta questa antica simbologia e bandiera della Sardegna, che sarebbe l’Albero dell’Ulivo Diradicato con 7 punte in alto e 3 radici in basso. Il tutto, ha un significato Templare, in quanto le sue tre radici rappresentano la Trinità e le sette braccia simboleggiano le sette potenze planetarie (Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno) che si trovano ancora oggi nei giorni della settimana. Questa struttura ha una sorprendente corrispondenza con la Menorah, il candelabro a sette braccia del Tempio di Gerusalemme, acceso con olio consacrato. Per questo, quando ho realizzato la mia identità visiva con il grafico, ho scelto di mantenere la forma originale del simbolo: una rappresentazione puramente spirituale e simbolica, che evidenzia la connessione tra l’antica simbologia sarda e questa tradizione templare. A tale proposito vi dono una rappresentazione grafica del mio progetto con il grafico. Il progetto S’Anima e tutta la progettazione è nato molti anni fa quando ero ragazzina e grazie ai grafici è stato rielaborato per migliorarlo. Il tutto è protetto dal © e ® “.

È bello ascoltare Myriam perché ogni volta, il suo sapere insegna. Ecco che la sua dolce voce, mi spiega la storia della bandiera-arborense. È un piacere oggi vedere nel giornale l’albero sradicato, rappresenta lo stemma ufficiale della Provincia di Oristano e storicamente del Giudicato di Arborea e dell’Arcidiocesi di Oristano. Un tempo questo simbolo rappresentava i sardi che lottavano contro l’invasione catalano-aragonese.

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Category: Costume e società

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