PER UN PINO ABBATTUTO A MELENDUGNO (PENSANDO PURE AI TANTI RECISI A LECCE)
di Raffaele Polo ___________
Mescolata tra fantasia e realtà, la cronaca spesso ci presenta episodi significativi e che ci sorprendono. Oggi, per esempio, è arrivata una comunicazione, al mio indirizzo telematico (ormai lettere e francobolli sono in via di estinzione) accompagnata da una immagine allegata, che propogo:
Caro pino,
questa mattina non sono riuscita a salvarti dalla scure che ha devastato la tua bellissima e folta chioma, avrei forse dovuto incatenarmi al tuo robusto e secolare tronco, ruvido ma espressione di vita vera, fermo sulle tue radici, pervicace dinanzi alle intemperie, ma che nulla ha potuto fare dinanzi all’insensibilità degli umani. E sì: gli umani, che si definiscono baluardo della biodiversità, che insegnano ai loro cuccioli (che chiamano bambini) a difendere l’ambiente e che si commuovono dinanzi ad un fiore che sboccia, o a un cucciolo di gatto che nasce, ma che poi fanno poco, anzi quasi niente per preservare animali e piante. Mi dispiace pino, amico caro, non potrò più sostare all’ombra della tua chioma intrisa di profumi inebrianti, di resina; al tuo posto verranno piantati altri alberi, tutt’altro che simbolo della macchia mediterranea; cosa mai può essere infatti un esile albero di pepe originario dell’Asia, che per quanto dignitoso nulla può dinanzi alla maestosità di un poderoso pino?
E’ ancora più frustrante e svilente ascoltare le motivazioni addotte per avvalorare la necessità dell’abbattimento: ” I pini sono alberi pericolosi e vanno abbattuti prima che ci scappi il morto”… è proprio un’offesa alla dignità di questi alberi fonte di ossigeno, dimora di molte specie di uccelli, simbolo di resilienza . Sarebbe bastato prendersene cura con un’attenta e mirata manutenzione; ma sono consapevole, ahimè, che risulta più facile e forse anche meno costoso prevenire anzi abbattere anziché curare o meglio preservare.
Addio amico pino, e pensare che insieme a me sei il simbolo della Città di Melendugno.
Pina l’apina
Purtroppo, si tratta di un avvenimento ormai usuale, ma che rattrista sempre… Ma mi ha colpito un particolare: il luogo dove è avvenuta la barbara uccisione del pino è via Marco Polo… E io, a questo cognome, sono particolarmente affezionato. Il luogo è sito proprio accanto al monumento ai militari caduti in tempo di pace: ma la ‘pietas’ umana non ha risparmiato l’amico albero.
Ora, non ci resta che rimanere in silenzio, a constatare l’ennesima malefatta dell’uomo nei confronti della Natura.
Ci sentiamo come la Befana nella poesia del Pascoli: che osserva impotente, dall’alto del monte, ciò che la circonda.
E ha una ruga sulla fronte…
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