UN “Sì” CAMBIATO CON UN “No” DALLA MANNOIA FA INCAZZARE RUGGERI

(g.p.)______________ Le canzoni sono espressione della migliore cultura popolare, sempre specchio dei tempi, spesso sorprendenti elaborazioni artistiche, a volte pura quanto sacrosanta poesia. Se a Bob Dylan diedero il Nobel per la letteratura, bisognerebbe darlo pure a tanti altri cantautori, che meglio e più di lui hanno raggiunto vette poetiche eccelse, in quelle che sono la colonna sonora della nostra esistenza.
Fra questi, Enrico Ruggeri, autore di ben due capolavori poetici, oltre che artistici e musicali, quali “Mare d’inverno” e “Quello che le donne non dicono”, arrivate al successo grazie alle interpretazioni rispettivamente di Loredana Bertè e di Fiorella Mannoia.
Ora, quest’ultima canzone è adesso tornata di grande attualità, in quanto la cantante l’ha interpretata in mondovisione durante un’esibizione – spettacolo durante il torneo di tennis internazionale di Torino, in cui ha arbitrariamente cambiato il testo, sostituendo un “sì” con un “no”, per cui “ti diremo ancora un altro sì”, è diventato “ti diremo ancora un altro no”; peggio: aggiungendovi un comizio recitativo contro la violenza sulle donne con un pistolotto retorico di “cultura woke”, come l’ha definita lo stesso Enrico Ruggeri, che se ne è – aggiungo io: giustamente – risentito, riferendosi alle tematiche come razzismo, discriminazione di genere e diritti LGBTQIA+ applicate al suo testo poetico.
Non è certo così che si combatte la violenza contro le donne. Non è così che si favorisce un rapporto paritario e non di subordinazione.
Così si storpia un capolavoro artistico, e basta.
“Quello che le donne non dicono” è un testo poetico datato anni Ottanta in cui un uomo, appunto Enrico Ruggeri, riesce a rendere in maniera mirabile la psicologia femminile proprio attraverso fragilità, dubbi, attese, condizionamenti e banalità quotidiane che le sono indissolubilmente connaturate.
Il testo sta bene così come è e non può essere modificato all’occorrenza, peggio se in ossequio al polically correct oggi dominante.
La musica ha tutti i colori del mondo e le canzoni, che appartengono a tutti, devono restare fuori dalla politica.
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