OGNI PROMESSA E’ UN DEBITO. E A REGGIO EMILIA CON ROBERTO MOLLE PER leccecronaca.it FABRIZIO TAVERNELLI COMMENTA LE SUE CANZONI PIU’ FAMOSE, SU CUI LEVA DUBBI E CURIOSITA’

| 15 Dicembre 2025 | 0 Comments

di Roberto Molle ____________

Per noi Taver vale come un gioiello, perché rappresenta il modo in cui ci piace lavorare: conoscere le persone, intuire in loro delle qualità e valorizzarle. [..] La prima volta che li abbiamo visti incarnavano l’idea dell’Emilia che piace a noi, un’Emilia messa in scena così com’è: sul palco degli AFA c’erano stregoni, indovini, cartomanti, pazzi e ciarlatani della più varia specie, gente che Taver rimediava in giro. Una vera Emilia paranoica, esposta come noi non potevamo più fare, e l’idea che qualcuno potesse interpretare il mondo della pianura emiliana per noi, oltre che per se steso, ci affascinava.” Così raccontavano Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni (CCCP, CSI e PGR) al giornalista Alberto Campo nel libro “Fedeli alla linea dai CCCP ai CSI” a proposito del musicista e cantautore Fabrizio “Taver”Tavernelli e degli AFA.  

Di Taver ho già scritto su leccecronaca.it altre volte in occasione della pubblicazione di suoi dischi; al musicista mi lega un rapporto antico fatto di apprezzamento per la sua musica e di stima per quel che riguarda l’aspetto umano e intellettuale. Mi ero perso il suo inizio di percorso con gli En Manque D’Autre (1984-1990), sua prima band di ispirazione dark-wave, ma lo avevo agganciato insieme agli AFA con uno degli album italiani più belli, innovativi e seminali degli anni Novanta: quel “Nomade Psichico” che è fatto sostanzialmente di sperimentali vagiti trip-hop, di poetici allineamenti di parole e suoni dentro archetipi della coscienza, e di un mood infiltrato da segnali alieni, giunti da chissà quale galassia e che orbiteranno a lungo nella sua produzione musicale e di scrittura.

A parte le produzioni “acerbe” con gli En Manque D’Autre, quattro album (più uno di “manipolazioni”) con gli AFA, alcuni progetti laterali (Duozero, Ajello, Impresa Gottardo e altri), Taver vanta una carriera solistica che conta sette album all’attivo e una discreta produzione letteraria (l’ultimo suo libro si chiama “Quando gli alieni rapivano le mucche”); infine ancora una splendida mutazione dentro la nuova esperienza che si chiama Energumeni, dove ha dalla suaun sodale che risponde al nome di Manitù Rossi (Le Forbici di Manitù)e un album incredibile, che proietta l’improbabile duo sulle vette della migliore produzione discografica del 2025 (“Energumeni” è anche il titolo dell’album ed è presente nelle playlist di fine anno di molta critica specializzata). Il tutto creato sullo sfondo di un’Emilia che trasfigura dentro identità cangianti e allineato su un sentire che sa di Resistenza e militanza, senza mai cercare facili consensi. La musica di Fabrizio non è mai stata per i palchi di Sanremo o per i network radio da folle di ascoltatori, ma è vissuta e continua a farlo sull’orlo di ogni limite, nell’ambito di un pubblico di culto, zoccolo duro di ascoltatori che dalla musica si aspettano non solo intrattenimento, ma profondità e sperimentazione.

Qualche giorno fa ero a Correggio (RE), suo ospite per la presentazione di un libro dedicato a Nick Drake che ho curato, e la tentazione di fargli una piccola intervista a margine ha avuto la meglio. Reggio Emilia mi aveva accolto in un clima freddo umido che mi ha fatto sentire a casa (il Salento d’inverno e di libeccio è cosa dura da sopportare), poi l’arrivo di Fabrizio alla stazione ha mitigato le prime sensazioni e dopo aver cercato a lungo un’auto parcheggiata da qualche parte, finalmente l’arrivo a Correggio in un pomeriggio che si faceva più tiepido.

Un bar, un ginseng lungo, tante curiosità e domande che negli anni si sono affollate nella testa. Avevo una lista e un registratore con microfono nello zaino restato in macchina, ma anche l’istinto di andare a braccio, di chiedergli le cose come mi venivano, l’ho fatto.

Si è parlato del periodo del Consorzio Produttori Indipendenti, della incredibile esperienza di Materiale Resistente, dei rapporti con le altre band che ci ruotavano dentro come gli Üstmamo, gli Estasia, i Disciplinatha, gli Ulan Bator e tutti gli altri. Sono venuti fuori retroscena e aneddoti legati nel tempo al rapporto con Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni. Si è parlato anche della sua laurea al Dams di Bologna (della mia frequenza di un paio di corsi sempre al Dams nei primi ‘80, io ero a Lettere), dei concerti un po’ in tutta Italia, di quando gli AFA suonarono a Melissano a due passi da me (io c’ero, ovviamente), del successo straordinario di “Nomade Psichico”, forse il disco più importante uscito fuori tra tutti i gruppi del Consorzio; di dove sta andando a parare il rock, in che cosa si è trasformato, della nuova musica italiana in odor di rinascimento, della nuova generazione di musicisti che non cerca consensi a tutti i costi, facendo dischi belli di respiro internazionale, che se ne infischiano se non vengono passati in radio; di Luciano Ligabue (suo compaesano), di suo fratello Davide meglio noto come Little Taver, (che con Ligabue ci ha fatto insieme un po’ di cose, non ultima l’interpretazione di se stesso in “Radiofreccia”) musicista e attore istrionico, “rocker” vulcanico, ironico e frontman di una band che è tutto un programma: “Little Taver and His Crazy Alligators” (Little Taver è anche il gestore de “La Galera”, il locale dove io e Fabrizio abbiamo presentato “Il delicato mondo di Nick Drake”). Parlando e discutendo il tempo è passato, intanto ci aveva raggiunti Simone Romei (Des Moines), un musicista di Reggio Emilia che di lì a poco ha regalato a chi c’era alla “Galera” emozioni e bellezza. La sua esecuzione di tutte le canzoni di “Pink Moon” di  Nick Drake è stata fantastica: chitarra scordata e riaccordata per ogni brano, fedele al metodo usato da Nick.

Intorno alla mezzanotte tutto è finito, o quasi. Avevo strappato a Fabrizio la promessa che mi avrebbe fornito degli indizi intorno a una canzone (forse due) per ogni album dei suoi e degli AFA che io avrei scelto; è così è stato, non si è sottratto alla mia richiesta e gentilmente ha finalmente sciolto curiosità e dubbi che in me hanno covato per anni rispetto ad alcune sue canzoni. Ne do conto qui:

             Leccecronaca.it: “Comandante Straker”  da ACID FOLK ALLEANZA (Afa) – 1993

  • Taver: “Comandante Straker” è una dedica a uno degli eroi scatenanti della mia infanzia. La Domenica pomeriggio dal 1971  era un rituale trovarsi davanti al televisore per una nuova puntata della serie di fantascienza “UFO”. In particolare il Comandante Ed Straker era il personaggio principale della SHADO, un’organizzazione segreta che aveva il compito di difendere il pianeta terra dagli alieni. Su Base Luna poi , un avamposto di difesa da cui partivano gli intercettori capaci di abbattere i dischi volanti prima che entrassero nell’orbita terrestre, c’era un gruppo di operatrici avvenenti che hanno popolato le fantasie erotiche-spaziali. Tra loro la fascinosa Gay Ellis dal caschetto viola, ovvero l’attrice Gabrielle Drake sorella di Nick Drake, musicista che amiamo entrambi.  – In definitiva quel brano era una celebrazione di una estetica futuribile che andava di pari passo con la mia ossessione per gli avvistamenti di oggetti non identificati, incontri extraterrestri e cronache del mistero.

Leccecronaca.it: “Afa” da FUMANA MANDALA (Afa) – 1994

  • Taver: Il brano descrive e trasfigura scenari climatici estremi ben prima dell’emergenza che tutti oggi conosciamo. Per questo la pianura padana è stato il luogo in cui l’apocalisse, la visione infernale, la distopia è arrivata per prima. Vivere in provincia diventa un’esperienza al limite, un film catastrofico, una deriva che trasfigura il reale in allucinazione, in delirio psichedelico. Volevo creare un mood desertico, arido, infuocato, dove l’umidità soffocante diventa metafora di un clima sociale, di una condizione di apatia esistenziale, l’afa che regnava incontrastata e opprimente era il fascismo che si stava ripresentando nel nostro paese seppure in altre forme apparentemente spettacolari. Era come un miraggio che si manifestava nella sua vera natura. Per questo si dovevano usare chitarre torride, crossover e invocazioni pagane.

Leccecronaca.it: “Fossili” da NOMADE PSICHICO (Afa) – 1996

  • Taver:“Fossili” è la canzone che dal 1996 propongo sempre dal vivo e che considero una delle più significative della mia produzione. E’ una composizione che unisce melodia e sperimentazione, testo letterario che parla di memoria, ricerca interiore, nomadismo psichico come recita il titolo dell’album. Sono ancora molto soddisfatto del design sonoro, dell’arrangiamento, delle invenzioni e strategie che abbiamo sviluppato o semplicemente incontrato per caso in studio di registrazione : loop, campionamenti, effetti, dilatazione del suono,  un magma sonoro che si muove sotterraneo eppure sinuoso, avvolgente. Sono altresì soddisfatto della pasta, della grana della voce, mi da una idea di immanenza, di presenza extra-corporea, come se mi trovassi nella stanza, nel luogo in cui si ascolta l’album. Questo brano e relativo album fu uno stacco netto con le cose precedenti degli AFA, fu una seconda fase che si aprì alla sperimentazione, all’elettronica, una nuova forma canzone in cui fare confluire avanguardia e comunicabilità.

Leccecronaca.it: “Esploratore” da NOMADE PSICHICO (Afa) – 1996

  • Taver: “Esploratore” è un canto al nostro pianeta, alla terra come madre, pensando alle teorie di GEA come essere vivente che ospita specie, oceani, continenti. La necessità di rispettarla, adorarla come una divinità . Come un incontro sensuale attraverso la ricerca di luoghi in cui respirare e scoprire zone erogene, cariche di vibrazioni, energie e sintonie. Mentre intorno la tecnologia costruisce nuovi mondi artificiali in maniera vertiginosa (quando scrissi il testo, l’intelligenza artificiale era ancora fantascienza) l’esplorazione del territorio, il visitare fisicamente o spiritualmente questo o altri mondi paralleli è una possibilità di salvezza.

Leccecronaca.it: “Onda armonica” da ARMONICO (Afa) – 1999

  • Taver: È nata dopo il viaggio/esperienza nel deserto del Kalahari in Namibia che ci portò con tutto il gruppo a vivere per una ventina di giorni, a stretto contatto con gli ultimi gruppi tribali dei boscimani. L’album è tutto quanto costruito su registrazioni sul campo, fields recordings, boscimani e strumenti primordiali mescolati successivamente con beat, programmazione digitale, sincopi drum’n’bass, pulsazioni dub. Arcaicità e modernità, primitivismo e mutazioni. “Onda Armonica” è fondamentalmente una canzone d’amore che nasce dalla lontananza. “E’ la distanza che ci lega in questo mondo di vicinanze” questa frase riportata sulla copertina dell’album riflette il messaggio di “Onda Armonica”. E’ soltanto quando ti allontani da un luogo, da una persona, da un essere a cui sei legato, che ti accorgi di un legame, di un indissolubile intreccio che si rivela anche se ti ritrovi dall’altra parte del mondo. Musicalmente ha un portamento ritmico quasi meccanico, spezzato, artificiale su cui si innestano e si aprono partiture di archi che danno un mood romantico. Se vogliamo dare un ulteriore lettura al testo, si può parlare di un onda che possa superare le disarmonie degli umani a favore di un amore universale.

Leccecronaca.it: “Ma che gente c’è in giro” da OGGETTI DEL DESIDERIO – 2010

  • Taver: Dopo le avventure sonore degli ultimi tre album degli AFA e dopo lo scioglimento del gruppo, dopo la fine de i dischi del mulo e del consorzio, dopo altri progetti collaterali (electropop con Groove Safari, electroblues con Roots Connection, sperimentale con Duozero, italo disco con Ajello) avevo voglia di fare un album più semplice, fatto di sole semplici canzoni. “Ma che gente c’è in giro” ne è il primo esempio, una scrittura più vicina alla canzone d’autore, al songwriting, strutture più classiche, melodie e strumentazione più basic. E’ anche il primo album e il primo brano che ha dato l’inizio di una collaborazione con il gruppo (Fabrizio Tavernelli Complesso) con cui ho suonato per 7 album e una ventina di anni di concerti. E’ una canzone che nasce in un momento di disillusione personale verso quello che mi circondava, verso gli altri umani, verso gli ideali e le utopie che scomparivano. Non è però rabbia, voglia di rivalsa, reazione violenta, è una amara constatazione, quasi una testimonianza di solitudine, una osservazione delle derive sociali e dei rapporti tra le persone. E’ probabilmente la prima di una serie di canzoni sulla sconfitta, sulla perdita, sul riconoscere una propria alterità, che ritorneranno negli album successivi.

Leccecronaca.it: “Canzoni melense e grandi bastardi” da VOLARE BASSO – 2013

  • Taver: “Canzoni melense e grandi bastardi” parla del sentimentalismo, dei cuori spezzati, dell’artificiosità disonesta di presunte canzoni d’amore pensate a tavolino soltanto per entrare in classifica e per fare profitto. Parla delle tecniche, dei trucchi, degli inganni di certe canzoni di Sanremo già confezionate con parole fintamente cariche di pathos, con arrangiamenti furbi e melodie scontate. Canzoni che hanno come riferimento soltanto la sfera intima vista come la tradizionale visione dell’amore come sofferenza, come possessione, gelosia, come fossimo ancora in un paese degli anni 50. Parla di canzoni così zuccherose da diventare veleno. Canzoni da cantare nel città dei fiori avvelenati.

Leccecronaca.it: “Il ponte di Calatrava” da VLARE BASSO  – 2013

  • Taver: “Il ponte di Calatrava” una costruzione magniloquente opera di un archistar che però proietta un’ombra sinistra sul territorio. Grandi opere, grandi eventi che nascondono frane e crepe nel tessuto sociale.  La cronaca, la disamina della provincia emiliana, o meglio reggiana, che negli ultimi decenni ha conosciuto derive politiche, sfruttamento del territorio, industrializzazione selvaggia, invasione di centri commerciali, hub di logistica, politica vista solo come affarismo e ambizione personale, marketing e impoverimento culturale.

Leccecronaca.it: “Hollow Baobab” da FANTACOSCIENZA – 2016

  • Taver: “Hollow Baobab” il testo è ispirato a una leggenda che racconta di un dio furibondo, arrabbiato con gli uomini che lancia sulla terra un albero che cadendo si pianta al contrario con le radici verso il cielo. Diventando in questo modo uno strumento di comunicazione e contatto con il sovraumano, con le alte sfere, con il divino. Questo albero secondo le credenze ataviche è il baobab, albero che può diventare magico, protezione o oggetto di maledizione. E’ uno scritto che ho conservato dai tempi del viaggio nel Kalahari del 1997 e recuperato nell’album “Fantacoscienza” del 2016. Tra l’altro è stata la prima occasione con cui è iniziata una lunga e proficua collaborazione con i progetti curati da Roberto Molle.

Leccecronaca.it: “Figlia di Guerra” da INFANTI – 2018

  • Taver:“Figlia di Guerra” nasce da una constatazione e da una successiva domanda. La constatazione è che io, come altre generazioni, ho avuto la fortuna di non incontrare la guerra nella mia infanzia, nella mia adolescenza, nella mia vita. La guerra mi è stata raccontata dai nonni, da chi l’ha vissuta ma la domanda che si fa impellente ora è: “Posso assicurare che mia figlia, come le nuove generazioni, avrà la mia stessa fortuna?”.  Visto quello che sta succedendo nel mondo, non posso più assicurarlo. Le vicende geopolitiche globali e i mezzi di comunicazione interconnessi hanno portato le guerre nelle nostre case in tempo reale. Sempre più ci minacciano con conflitti che potrebbero improvvisamente bussare alle porte dell’Occidente. In fondo il terrorismo internazionale, entrato nelle grandi città europee, è stato una nuova forma di guerra. Anche soltanto una visita in un museo di una capitale provoca ansie e paure nei più piccoli. Questo cambia la percezione del mondo, questo crea di nuovo confini, frontiere, controllo sociale. Purtroppo il vento che coinvolge il nostro pianeta ha preso una direzione in cui prevale odio, protezionismo, nazionalismo: senza tanti giri di parole, molti dei leader mondiali si possono definire di estrema destra. Oggi è tutto un isterico e ossessivo richiamo alle armi e alla guerra. Le immagini dei bambini vittime dagli scenari di guerra sono pura pornografia insostenibile che viene irradiata dai media quotidianamente. Ho pochi argomenti per controbilanciare questa deriva; forse rimane la sfera intima, il proprio agire nel mondo, il fare rete con chi ha ancora utopie di pace, uguaglianza, libertà, salvezza del pianeta.

Leccecronaca.it: “Lune Cinesi” da HOMO DISTOPIENS – 2020

  • Taver: L’ispirazione è arrivata dopo aver letto del progetto di mettere in orbita delle lune artificiali sui cieli della città di Cheng-Du per garantire una illuminazione per tutta la notte. Questo per permettere una costante produzione e attività . Questo progetto influisce sui meccanismi biologici e naturali. Il nuovo fulcro delle accelerazioni tecnologiche, delle mutazioni del post-umano, ha come territorio fisico e mentale la Cina. Lì si gioca la prossima evoluzione del genere umano. In quella canzone sia dal punto di vista musicale che lirico ci sono immagini trasponibili a quello che è accaduto e sta accadendo oggi. Focolai di sviluppo, di consumo, di pandemie. E’ quello che è successo all’occidente con l’industrializzazione, il boom economico, con la robotica, con lo sviluppo della rete digitale soltanto che in Cina ora è tutto a un ritmo vertiginoso e moltiplicato infinitamente.

Leccecronaca.it: “Fallibili” da ALGORITMI – 2022

  • Taver: In un mondo governato da algoritmi e intelligenze artificiali, dove macchine senzienti possono predire il nostro futuro, le nostre aspettative di vita, dove i piani del reale si sovrappongono e non è più distinguibile il vero dall’artificioso, la nostra unica e residuale testimonianza di umanità è la fallibilità, la possibilità dell’errore, dello sbaglio. Il fallire, il cadere, l’imperfezione sono probabilmente gli ultimi segni, le ultime manifestazioni che ci rendono umani. Tutto volge alla chirurgica perfezione, il tempo è contingentato da simulazioni, la nostra sostituzione è in atto, nei calcoli, nel lavoro, addirittura nella creazione intellettuale e artistica. Ecco perché è necessaria una orgogliosa rivendicazione del nostro essere fallibili.

Leccecronaca.it: “Gigantismo” da RESA INCONDIZIONATA – 2024

  • Taver: “Gigantismo” è un rifiuto del più grande a tutti i costi.  Il progresso, l’emancipazione, il produrre sono stati un modo per garantire benessere , per elevare classi popolari. Tutto questo fino a quando non si è trasformata in una ossessione, in una condanna, lo sviluppismo a tutti i costi, l’opera più grande di tutti e tutto, il grande evento, una vera e propria malattia compulsiva. Questo edificare grandi opere, questa corsa ai progetti faraonici, alle adunate messianiche, alle grandi arene circensi fanno già immaginare le prossime rovine, i ruderi di civiltà decadute.

Leccecronaca.it: “Ci Sta” da RESA INCONDIZIONATA – 2024

  • Taver: “Ci Sta” nasce dalla accettazione della ingovernabilità degli eventi, della assoluta casualità delle nostre vicende su questo pianeta e in questa vita, dove l’oblio e l’assenza sono possibili, dove ogni ipotesi può portare al nulla. Il Caso e il Caos decidono sopra e oltre noi ma questa perdita non deve essere vista come una sconfitta, una colpa e in questo non si trovano ragioni nelle religioni già scritte. Il Karma, il peccato, la superstizione, sono sovrastrutture che costruiamo per dare un senso a ciò che non è stato e ciò che non sarà.

p.s. in tutti gli album di Fabrizio Tavernelli e in concerto ha suonato il “Fabrizio Tavernelli Complesso”: Taver (voce e altre diavolerie), Marco Santarello (chitarre), Alessandro De Nito (tastiere e synth), Lorenzo Lusvardi (batteria), Marco Tirelli (basso).

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Category: Cultura

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