Cala l’occupazione dal 2007 di un milione di lavoratori mentre aumentano i lavoratori stranieri

| 19 Maggio 2012 | 1 Comment

Che la disoccupazione fosse una piaga sociale che peggiora mese dopo mese è un fatto noto. Ma sono le statistiche sulla coesione sociale pubblicate dal ministero del Lavoro sulla base dei dati Istat, che ci danno le conferme e ci fanno capire come cambia il mercato del lavoro in Italia e come siano urgenti misure strutturali per porvi un argine. Dal 2007, infatti, si è registrato un calo di un milione di lavoratori italiani, ma un aumento di 750.000 stranieri. Il saldo negativo è chiaro: nel quadrienno 2007 – 2011 l’occupazione in Italia è scesa di circa 250.000 unità.

Ciò che è evidente è che la presenza di lavoratori stranieri attenua la riduzione generale dimostrando ancora una volta che gli immigrati sono una risorsa importante per il Paese. A sostenere questa tesi è Giovanni D’Agata, dell’ “Italia dei Valori”.

I numeri ancora una volta parlano chiaro: gli occupati sono passati da 23.222.000 nel 2007 a 22.967.000 nel 2011 con un calo di 255.000 unità (-1,09%). Ma tale drastica riduzione è frutto di una contrazione consistente per i lavoratori con cittadinanza italiana che sono passati da 21.719.000 del 2007 ai 20.716.000 del 2011 e quindi oltre un milione in meno (pari al 4,61%).

Un calo così risultato rilevante è in parte compensato da lavoratori con cittadinanza straniera che sono passati dai 1.502.000 del 2007 a 2.251.000 nel 2011 segnando così un aumento di 749.000 unità (+49,8%).

Taluni osservatori hanno ben rilevato che tali dati sono anche dovuti agli interventi susseguitisi per la regolarizzazione dei lavoratori sommersi, soprattutto badanti e colf ed aggiungiamo anche ai decreti flussi.

Per quanto riguarda gli aspetti di genere vi è da sottolineare che per quanto riguarda gli stranieri sono  le donne a fare la parte del leone con un aumento da 579.000 unità del periodo ante crisi a 960.000 (+65,8%) dell’anno scorso. Meno marcato l’incremento occupazionale degli uomini stranieri nello stesso periodo è passata da 924.000 unità a 1.292.000 (+39,8%).

Analogamente anche i maschi italiani subiscono la più marcata riduzione occupazionale con una diminuzione pari a oltre 800.000 unità in meno (-6,13%) se si pensa che si è passati da 13.133.000 occupati nel 2007 a 12.327.000. La riduzione del numero di donne occupate si è rivelata meno rilevante  con un passaggio da 8.586.000 unità a 8.389.000 unità per un totale di circa 200.000 unità in meno (-2,29%).

Per quanto riguarda le aree geografiche del Paese, i dati evidenziano ciò che ci si aspettava: il maggior aumento della disoccupazione si è verificato al Sud con una riduzione da 6.345.000 del 2007 a 5.922.000 nel 2011 (423.000 posti con un -6,66%). Più contenuto il calo al Nord ed al centro dove si è avuta un calo rispettivamente pari a 409.000 (-3,72%) posti in meno da 10.974.000 di occupati a 10.565.000 e 173.000 unità (da 4.401.000 a 4.228.000 unità. con un -3,93%).

L’aumento di lavoratori stranieri nel Mezzogiorno ha caratteri straordinari se si pensa che si è passati da 171.000 unità a 293.000 con una percentuale del 71,3% in più e poi a seguire il Centro con un +55,3% (da 385.000 a 598.000) ed infine il Nord con un aumento da 947.000 unità a 1.360.000 pari a +43,6%.

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

About the Author ()

Comments (1)

Trackback URL | Comments RSS Feed

  1. agenzia ansa - ha detto:

    L’aumento delle imposte ha portato meno denari nelle casse statali

    Gli italiani frequentano sempre di meno le stazioni di servizio. Con i prezzi alle stelle di benzina e diesel, crollano i consumi petroliferi con picchi vertiginosi negli ultimi mesi. In aprile mentre la spesa è aumenta dell’1,8% rispetto allo stesso mese di un anno fa – 5,6 miliardi con un gettito fiscale pari al 10,8%- e la domanda è scesa del 14,8%.
    DOPO GENNAIO CONSUMI A PICCO – Numeri da cui si capisce il peso delle accise e lo stato di salute del portafogli delle famiglie. Anche i petrolieri accusano una contrazione degli introiti del 6,6%. Ma per capire meglio la situazione bisogna tornare indietro di qualche mese: a gennaio il calo è stato del 2,4%, per passare al 16,4% il mese seguente fino al 14,8% di marzo. Nel primo quadrimestre, secondo la banca dati del Ministero dello sviluppo economico, i consumi di benzina e gasolio sono calati del 10,6%, nonostante la spesa sia cresciuta dell’8,7% fino a 21,6 miliardi: al fisco entrano 11,6 miliardi (+17,7%). Per gli analisti del Centro Studi Promotor GL events, se il trend proseguirà in questa direzione «nel giro di qualche mese diminuiranno anche le entrate per lo Stato».
    Ci volevano i tecnici per risollevare l’Italia: più pressione fiscale qui, costì e lì e poi un po’ più qua, costà e là. Così, sommando tutto, entra un 2% di più. Peccato che tasse e accise paralizzino il consumo, sicché oltre a continuare a far sì che chiudano aziende, che la gente perda lavoro e che sia angosciata da Equitalia, ecco che la politica degli sceriffi obbliga la gente a spendere di meno e le casse statali invece di aumentare gli introiti se li vedono diminuire del 2%.
    Vuoi vedere che se avessero affidato l’emergenza alle tanto vituperate veline queste se la sarebbero cavata meglio degli esperti? Il che, francamente, non sarebbe stato – né sarebbe – difficile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.