Wall Street contro la City. Ma è scontro vero?

| 6 Settembre 2012 | 0 Comments

Rubrica di contro – informazione a cura di Bepi Anguilla

Wall Street contro la City. Ma è scontro vero?

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi – 03/09/2012

Fonte: Arianna Editrice

Se Wall Street e la City, i due pesi massimi della finanza e della speculazione, si scontrano, vuol dire che è suonata la campanella dell’ultimo round per il sistema finanziario? E’ troppo presto per dirlo.

Da tempo tra i due templi della finanza c’è un crescendo di colpi per la supremazia.
Dall’inizio della crisi negli Usa indagini parlamentari e giudiziarie
hanno portato a galla i giochi sporchi della finanza speculativa, come
dimostrano le vicende dei mutui subprime, dei derivati Otc e di tutte
quelle operazioni ad alto rischio fatte dalle grandi banche americane.
Alcune come la Lehman Brothers sono fallite, altre come la Wachovia Bank
sono state assorbite da altre. Fallimenti e acquisizioni spesso hanno
coperto il grande marcio dei loro bilanci. Naturalmente hanno anche così
dissolto le responsabilità penali per le grandi truffe dei derivati della
Lehman e per il riciclaggio dei soldi della droga della Wachovia.

Sono emerse le responsabilità delle “too big to fail”, come la JP Morgan o
la Goldman Sachs, in azioni speculative e anche fraudolente. Il tutto
messo a tacere con alcune dimissioni di manager e con il pagamento di
multe che in realtà sono una piccola percentuale dei guadagni illeciti.

Indubbiamente Wall Street ha accusato il colpo. Ha perso la sua centralità
basata sul fatto che la gran parte delle operazioni finanziarie erano
fatte in dollari. Ha licenziato operatori e persino tagliato bonus. Ha
ridotto le sue attività. Ma nel contempo ha lottato contro le riforme
volute da Obama fino a neutralizzarle in gran parte.

Recentemente anche Bloomberg News ha scritto che Wall Street dovrebbe
ulteriormente ridurre i suoi team di 3.000 unità mentre la City si
preparerebbe ad assumere altri 9.000 operatori finanziari. Sono dati
eloquenti.

Intanto l’annacquata riforma “Dodd-Frank” dei mercati finanziari americani
starebbe per introdurre dei nuovi regolamenti che, seppur molto limitati,
potrebbero portare gli speculatori e gli altri operatori a disertare Wall
Street per non essere “schedati” e sottoposti ai controlli delle agenzie
americane.

In verità anche la City ha subito colpi pesanti, ma si è tenuta sotto
traccia. La City è un tutt’uno con il sistema di potere politico ed
oligarchico britannico.

Ecco perché a parte qualche denuncia verbale, Londra non ha ancora
presentato un’indagine seria sulle malefatte speculative della City.
Eppure è proprio nella City che ha sede l’80% di tutti gli hedge funds
mondiali ed è sempre qui che una grande mole di derivati Otc viene
contrattata con modalità altamente opache

D’altra parte è noto che la City rappresenta almeno il 10% dell’intero Pil
inglese. I rapporti con il potere politico britannico sono stati resi
palesi al summit di Bruxelles dello scorso 9 dicembre quando il premier
David Cameron si rifiutò di sottoscrivere l’accordo europeo che tra
l’altro ventilava l’idea della Tobin tax sulle transazioni finanziarie.

I problemi per la City sono arrivati dall’altra sponda atlantica. Sulla
scia di certe indagini aperte in Europa, i Dipartimenti di Giustizia di
New York e del Connecticut hanno accusato la Barclays di aver guidato per
anni la manipolazione del Libor. E’ vero che anche due banche americane
sono coinvolte, la Jp Morgan e la Citigroup, ma per la grande stampa
americana la responsabilità è soprattutto inglese ed europea.

Come da noi già evidenziato tempo fa, una commissione del Senato americano
ha accusato la Hong Kong & Shanghai Banking Corporation (Hsbc) di
riciclaggio di soldi sporchi della droga tra gli Usa e il Messico.

Il procuratore di New York Ben Lawsky ha denunciato una banca storica
inglese, la Standard Chartered, di aver “lavato” 200 miliardi di dollari
iraniani contravvenendo alle sanzioni americane contro Tehran.
Secondo il New York Times la denuncia riguarderebbe anche la Deutsche Bank
che sarebbe coinvolta in business con i cosiddetti “stati canaglia”, quali
la Corea del Nord, la Siria, il Sudan, Cuba e l’Iran.

Anche cinque banche europee, le olandesi Abn Amro e Ing, le britanniche Barclays e Lloyd e il Credit Suisse, sono accusate di condurre affari con Corea del Nord, Cuba e
Iran che finanzierebbero terrorismo e traffico di droga. Ciò dimostra che
sono aperti molti fronti.

Anche da queste accuse, denunce e scandali il quadro dell’intero sistema
finanziario mondiale risulta fortemente compromesso. Del resto era già
noto che parte della speculazione si basava anche su traffici illeciti.

Ci auguriamo che finalmente la verità sulla crisi sistemica emerga in
tutta la sua portata.

Wall Street e la City sono due “lupi famelici” che per il momento si
azzannano tra di loro per la supremazia e per i resti della carcassa del
sistema finanziario. Ma l’Europa dovrebbe vigilare seriamente perché
potrebbe diventare la preda su cui i lupi insieme potrebbero accanirsi.

Category: Costume e società

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