LA TAP CI SCRIVE

| 24 Settembre 2014 | 0 Comments

In recenti prese di posizione, dichiarazioni ai media, interventi in dibattiti pubblici e sui social network, dal variegato fronte che si oppone alla realizzazione di  Tap è stata sollevata una nuova critica “tecnica” al progetto del gasdotto transadriatico. Nuova e come al solito infondata. Si sostiene che la tecnologia del microtunnel prescelta da Tap (a dispetto dei suoi ingenti costi aggiuntivi) per far approdare in Italia il tubo del gasdotto senza intaccare, neanche durante le fasi di cantiere, i pur sparsi insediamenti subacquei di Poseidonia oceanica, la spiaggia di San Basilio e le retrostanti aree dunali e di macchia mediterranea, sarebbe “sperimentale” e anzi, “mai utilizzata fino ad ora” su lunghezze comparabili a quella prevista per San Foca (ca. 1400 metri) e per gasdotti.

Niente di più falso: la realizzazione di queste gallerie di diametro fino a tre metri (dette microtunnel per distinguerle dai grandi tunnel stradali e ferroviari il cui diametro può arrivare anche a venti metri) è ormai prassi comune quando è necessario attraversare  ostacoli naturali (fiumi, piccole colline, ecc.) o fare approdare dal mare (o far arrivare sul fondo marino) tubazioni. Ovviamente gasdotti e oleodotti, insieme agli impianti idrico fognanti, sono le principali infrastrutture che utilizzano da oltre venti anni queste tecnologie. Saipem, per citare un’eccellenza italiana nel settore, ha utilizzato negli ultimi dodici anni la tecnologia del microtunnel in sette diversi progetti, sei dei quali nel campo del gas, in quattro paesi europei (compresa l’Italia) e per lunghezze superiori ai 1600 metri. E aziende specializzate nella realizzazione di queste strutture come la tedesca Herrenknecht o l’Italiana ICOP hanno al loro attivo decine di microtunnel realizzati in ogni parte del mondo, attraversando ogni genere di formazione geologica (roccia, sabbia, calcare, ecc.) per lunghezze che arrivano anche a 3000 metri.

E’ troppo sperare che almeno questa inesattezza sul conto del progetto Tap possa uscire dalla discussione pubblica?

 

ndr
Il problema non è, se sarà utilizzata questa o quella  tecnologia, o se queste siano state sperimentate sufficientemente.

Il problema è perchè deve essere inferta questa ennesima ferita al territorio salentino che ha già pagato  e paga un tasso altissimo per produrre energia che altri consumeranno?

Perchè dobbiamo tenerci sotto il culo per 25 anni, che poi magari diventeranno 50, una potenziale bomba ecologica e non solo, per far fare soldi ad una ditta straniera? Perchè il nord europa ha bisogno di gas?

E di quello di cui ha bisogno il nostro territorio chi se ne occupa?

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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