LA STORIA / LE MIE OTTO GIORNATE E MEZZO NELLA SANITA’ ITALIANA

| 20 Novembre 2014 | 1 Comment

di Danilo Mariani – (dall’ospedale di Gallipoli)______

Premessa

Questa testimonianza è stata “concepita e partorita” in un’ora di insonnia, in piena notte, durante la mia attuale degenza presso l’ospedale di Gallipoli e si pone l’obiettivo “ambizioso” di rendere utile alla collettività questa personale esperienza, apportando un piccolo contributo al miglioramento del funzionamento della sanità pubblica grazie alle osservazioni di un comunissimo paziente! Più modestamente, è il mio personale vezzo, di dare un senso ed una “produttività” agli otto giorni passati, lentamente e noiosamente, a spese del servizio sanitario nazionale!

Tutto comincia

a seguito di una forte gastroenterite, che persiste più del normale periodo di decorso e che porta a dovermi recare per due mattine consecutive al Pronto Soccorso per un ricovero di poche ore e per ricevere le prime cure ed i primi controlli! A seguito di ulteriori analisi, mi viene riscontrata una pancreatite acuta che richiede ricovero e un certo ciclo di terapie… qui comincio a descrivere, con gli occhi di un paziente sofferente, ciò che ritengo essere una criticità importante e certamente trascurata:

L’importanza del Pronto Soccorso!

Questo reparto, secondo me è quello più importante, in quanto si occupa del primo contatto con il paziente ed a cui e’ affidato il gravoso compito di discernere fra ciò che è grave o che potrebbe diventarlo e ciò che può essere curato in day hospital o addirittura a domicilio e che, per una certa sottovalutazione dei dirigenti sanitari e per un discreto snobismo dei medici e professoroni “titolati” viene quasi sempre delegato ai neo – laureati, stagisti e precari, che con il dovuto rispetto della loro carriera scolastica, non hanno di certo quel “quid” di esperienza che permette loro di elaborare una diagnosi al di là del freddo risultato di un esame!

La proposta è quella di fare in modo che il pur giusto e doveroso percorso formativo di un “novellino” sia sempre associato alla supervisione di un medico con lunga esperienza, in modo che eventuali errori di valutazione del problema, non vadano a scapito della salute del paziente con effetti che potrebbero rivelarsi addirittura letali.

I reparti.

Sorvolando sulle evidenti lacune ed errori strutturali di un ospedale progettato e costruito fra gli anni Sessanta e Settanta e completato in fretta e in furia a metà dei Novanta, vorrei esprimere una nota d’encomio nei confronti di tutto il personale, medico, paramedico ed ausiliario, che con tutte le restrizioni della famigerata “spending review” e le pedanterie di noi pazienti spesso poco pazienti, riescono a far girare tutto il complesso meccanismo che regola la vita e l’organizzazione di un reparto ospedaliero!

La spending review.

Questo termine esotico, sul cui altare si sta sacrificando la vita civile di un’intera nazione, è la parola santa o meglio santissima, dietro cui si nascondono grandi contraddizioni! Se da un lato è giustissimo contenere gli sprechi, come mai la dirigenza sanitaria, non riesce ad efficientare energeticamente l’edificio, risparmiando milioni di euro di energia elettrica? Come mai interi armadi di farmaci e forniture ospedaliere sono aperti ed accessibili a tutti? Chi ci garantisce che dipendenti disonesti non portino via questi materiali rivendendoli al mercato nero? Chi controlla l’aggiudicazione degli appalti e la reale congruenza del miglior prezzo delle forniture, che spesso costano quattro – cinque volte in più del loro reale valore? Mi auguro che qualcuno di competente ed informato legga questo post da qualche parte e possa fornire una risposta e soprattutto una soluzione!

Riflessioni.

In tutti i periodi storici ma soprattutto in un periodo di crisi come questo, il principio ed il valore della sanità pubblica, come conquista di civiltà, è quanto mai attuale ed importante! Io immagino me stesso, che ho dovuto effettuare tante analisi, esami e cure, per un problema relativamente poco grave, se solo avessi dovuto pagarmi da solo tutto questo, non so se sarebbe stato possibile…. ora portiamo tutto questo sulla scala di un malato grave, cronico o terminale e proviamo solo lontanamente ad immaginare la quantità di denaro che occorrerebbe! Di certo non potrebbe curarsi! Avremmo la coscienza pulita, sapere di lasciar morire delle persone solo perché meno abbienti???

Conclusione.

La sanità pubblica, accessibile a tutti, è una conquista di civiltà che dobbiamo imparare prima noi tutti a tutelare da inutili sprechi che vanno in danno solo del servizio ai pazienti, ma anche a difendere con i denti e con le unghia, da chi vorrebbe “americanizzare” il sistema, tale da ridurlo ad una mera “gallina dalle uova d’oro” dove il profitto è il solo scopo finale ed il servizio accessibile solo ai ricchi!

Nella sanità, come in tanti altri settori pubblici italiani.

 

Domani si torna a casa!

 

Category: Costume e società

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Comments (1)

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  1. nicola ha detto:

    Caro amico hai proprio ragione dovremmo essere noi,i pazienti a denunciare le carenze delle strutture, e la superficialità e a volte l’incompetenza di quei professionisti, a cui viene affidata la nostra vita.

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