UNA BRILLANTE OPERAZIONE INVESTIGATIVA DEI CARABINIERI / QUESTA MATTINA IL CERCHIO SI E’ STRETTO INTORNO AI TRE AUTORI DEL FURTO DI ARMI DAL POSTO DELLA FORESTALE A SAN CATALDO DEL LUGLIO SCORSO

| 29 Novembre 2014 | 0 Comments

(t.l.)______La scorsa estate, la notte del 13 luglio, erano state rubate dal posto fisso della Forestale a San Cataldo, dall’armadio blindato in cui era custoditi, due pistole mitragliatrici M/12 S2 (nella foto) e quattro serbatoi, duecento cartucce calibro 9×19, un giubbetto ed un casco antiproiettile e una placca di riconoscimento per Agenti di Polizia Giudiziaria. Una volta all’interno del locale armeria, utilizzando la fiamma ossidrica, i responsabili del furto avevano praticato due precise aperture di forma rettangolare sull’anta sinistra dell’armadio blindato con chiusura a combinazione, dove erano custodite le armi, le munizioni e l’equipaggiamento asportato.

Naturalmente, le indagini erano cominciate subito. L’ispezione dattiloscopica effettuata sul posto aveva consentito di individuare alcune impronte sul pomello della porta blindata divelta, sullo stipite di un locale adiacente, su un porta rotolo in metallo e su una busta in plastica trasparente.

Inoltre il successivo esame dei luoghi consentiva di rinvenire tracce ematiche sul lato interno dell’anta dell’armadio metallico, proprio in corrispondenza del taglio superiore effettuato sulla lamiera con l’utilizzo della fiamma ossidrica.

Inoltre si appurava che gli autori del furto conoscevano non solo della dislocazione degli ambienti interni alla struttura, ma addirittura dell’esatta ubicazione dell’armamento all’interno dell’armadio metallico in cui era custodito: infatti, con l’uso di una fiamma ossidrica, erano state praticate due sole aperture in perfetta corrispondenza con la collocazione delle armi, delle munizioni e degli equipaggiamenti.

Quanto constatato rendeva da subito evidente la complicità di un “basista” interno al Posto Fisso che aveva quindi fornito precise indicazioni agli autori materiali del furto, anche in considerazione del fatto che gli stessi avevano agito indisturbati e nella consapevolezza dell’assenza di sistemi di videosorveglianza, di allarme o di qualsiasi altra forma di vigilanza attiva alla caserma.

Aspetto determinante ai fini dell’immediato sviluppo delle indagini risultava quanto osservato da un carabiniere, effettivo alla Stazione di Rho, il quale, la notte precedente a quella del furto, trovandosi occasionalmente a San Cataldo libero dal servizio, aveva assisteva a quello che risulterà essere il sopralluogo alla sede della forestale, effettuato prima dell’azione criminosa.

In particolare, a notte fonda, nei pressi del bar Alex, il carabiniere notava giungere una Fiat Panda di colore giallo con tre individui a bordo, i cui atteggiamenti sospetti lo inducevano ad annotare il numero di targa e ad osservarne con attenzione i movimenti. Constatava che i tre, una volta scesi dal mezzo, si dirigevano a piedi proprio in direzione della vicina caserma della Forestale, per ritornare alla macchina dopo circa otto minuti con la quale si allontanavano definitivamente.

Gli accertamenti sulla vettura, la ricerca di un “basista” interno e la combinazione di tali elementi trovava perfetta corrispondenza in una serie di contatti telefonici intercorsi tra tre persone su cui si era ristretto il cerchio delle indagini.

Il coinvolgimento di  Ermanno Bianco (dipendente civile della forestale), Angelo Buccarella e Antonio Boris Arcati (pregiudicati della zona) nelle fasi organizzative ed attuative della sottrazione delle armi e munizioni presso la Forestale di San Cataldo, trovava pieno ed oggettivo riscontro nello sviluppo delle indagini effettuate attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, perquisizioni e sequestri, nonchè accertamenti di natura scientifica sulle tracce acquisite in sede di ispezione dei luoghi.

Dal complesso delle attività si documentava che BIANCO aveva ideato e organizzato insieme a BUCCARELLA il furto presso la sua attuale sede di servizio, e lo aveva portato a compimento con la complicità dell’ ARCATI.

In tal senso fortemente indicative risultavano già le prime intercettazioni telefoniche, nel corso delle quali emergeva la disponibilità da parte di quest’ultimo di attrezzature proprio per fiamma ossidrica: in effetti la perquisizione effettuata il successivo 9 agosto permetteva di rinvenire presso la sua abitazione di Leverano, all’interno di una “tina”, attrezzatura idonea allo scasso e compatibile con le modalità di consumazione del furto, tra cui proprio una fiamma ossidrica completa di cannello erogatore, tubi di collegamento, manometri e bombola d’ossigeno.

Ma la prova inconfutabile circa le sue responsabilità giungeva dall’esito degli accertamenti effettuati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari, che riscontravano “l’identità dattiloscopica” tra le sue impronte palmari e digitali e quelle esaltate in sede di ispezione dei luoghi.

Assodate quindi le responsabilità dell’ ARCATI quale autore del furto in esame, lo sviluppo delle indagini attraverso le intercettazioni ambientali a bordo della Fiat Croma in uso al BIANCO, consentiva di raccogliere una serie di elementi di prova anche nei confronti di quest’ultimo e del BUCCARELLA.

Costoro infatti proprio commentando la notizia della perquisizione e dei sequestri operati a carico di ARCATI presso la sua abitazione di Leverano e della qualità di indagato quale autore del furto, svelavano il loro diretto coinvolgimento nella programmazione e realizzazione dell’azione criminosa.

Questa mattina sono state eseguite le tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Vincenzo Brancato che ha pienamente accolto le richieste del pubblico ministero Massimiliano Carducci.

 

 

 

 

Category: Cronaca

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