…E NOI PARLIAMO DI QUESTE “PIRLATE”…MENTRE GLI INVALIDI CIVILI PRENDONO 300 EURO AL MESE DI PENSIONE, LUI NE PRENDE 5000 E SI LAMENTA SE GLIENE LEVANO APPENA UN PO’. TEME DI FINIRE COME UN BARBONE. LA TRISTE METAMOFORSI DI UNO CHE DA GIOVANE VOLEVA CAMBIARE IL MONDO

| 15 Gennaio 2015 | 0 Comments

(g.p.)______A volte capita di stropicciarsi gli occhi, e anche altro. Specie se vedi robe simili, dopo aver raccontato la cronaca quotidiana, di disabili lasciati senza contributi, di invalidi civili lasciati a 300 euro al mese,  di lavoratori rimasti senza stipendio, di pensionati costretti ad andare alle mense della Caritas, perché non ce la fanno a vivere con i sei-settecento euro al mese che sono la normalità, i fatti di oggi, insomma, un giorno come un altro, nella nostra Lecce.

Le dichiarazioni che seguono sono tratte dal sito “dagospia.com”, che riferisce di un’ intervista odierna al programma “la zanzara” di “radio 24”, in cui gli era stato chiesto di spiegare perché aveva fatto ricorso contro un taglio del 10 % deciso dalla regione Lombardia alla sua pensione d’ oro. Le motivazioni addotte sono allucinanti. Fra l’ altro, non gli viene in mente che per alzare le pensioni minime, si dovrebbero e si potrebbero ridurre quelle esagerate e ingiustificate?

Ma Mario Capanna a 70 anni difende i privilegi della casta. A 20 fu uno dei leader del Sessantotto marxista italiano, pure quello più ipocrita, inconcludente e violento, esperienza con cui ha  costruito in seguito la sua carriera di politico, da consigliere regionale, a parlamentare nazionale ed europeo;  “formidabili” quegli anni, che dal “lavoro” di politico gli hanno permesso di accumulare pensioni e vitalizi d’ oro, difesi con accanimento.

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“Prendo un vitalizio di 5mila euro al mese, ma non sono un privilegiato. Quei due vitalizi me li sono meritati e la riduzione del dieci per cento è sbagliata perché non si possono toccare i diritti acquisiti”. Lo dice Mario Capanna, ex parlamentare e consigliere regionale, che insieme ad altre 53 persone ha fatto ricorso contro il taglio del 10 per cento del vitalizio deciso dal governo.

“Il vitalizio non è un privilegio, ma un diritto costituzionalmente garantito, e io non mi sento assolutamente un privilegiato. Mi batto per gli altri, non per la mia pensione. Mi cambia poco 100 o 200 euro di meno. Prendo una cifra elevata, ma il problema è alzare le pensioni minime non abbassare per invidia quelle alte. I problemi del Paese sono altri. La colpa è dei giornalisti che parlano di queste minchiate e pirlate. Se il Tar non ci desse ragione da quel momento tutti i diritti acquisiti potrebbero essere sforbiciati esattamente come hanno fatto con me. Ma i giornalisti vogliono fare audience, titillano la pancia delle persone.

“Che volete fare volete che finisca come un barbone, per fortuna non lo sono. Non sono un privilegiato, ma ho una pensione riconosciuta per un lavoro fatto. I vitalizi sono delle pensioni, un forma di previdenza esattamente come le pensioni”.

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Che altro dire? Niente. Così ha trionfato la giustizia proletaria.

 

 

 

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Category: Costume e società

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