XYLELLA / LA FIACCOLATA AD ORIA. LA PUGLIA RISPONDE CON DETERMINAZIONE. IL SINDACO COSIMO FERRETTI: “Qui è caduta una bomba e ha fatto il deserto”

| 17 Luglio 2015 | 0 Comments

 

di Eleonora Ciminiello______

Giovedì 16 kuglio 2015, ore 17:30. Il Popolo degli Ulivi chiamato a raccolta risponde, e si incontra sul piazzale del Municipio di Oria, dove si svolge una cerimonia d’apertura, il cui significato si perde nella mitologia ma anche nella tradizione (nella foto).

Dopo l’accensione del fuoco sacro, i partecipanti si avvicinano e accendono le candele: il Sindaco di Oria, Cosimo Ferretti, si posiziona in testa al corteo. Un gesto molto significativo a sottolineare come le istituzioni e le amministrazioni capaci di dire NO ai soprusi, agli atti dittatoriali, ai modi antidemocratici, esistono. Un gesto che testimonia come un sindaco non smette di essere cittadino, salentino, uomo, dopo aver indossato la fascia tricolore, anzi. Ha solo più forza per protestare e far sentire la sua voce, una voce che rappresenta una comunità, un popolo.

La marcia parte tra cori che incitano gli oritani affacciati alle finestre a scendere in strada ed unirsi alla folla, perché “Gli ulivi non sono di chi li possiede ma di tutto il popolo italiano: BENE DI INTERESSE COMUNE DA DIFENDERE CON I DENTI”.

Ma la marcia è fatta anche di protesta contro l’insussistenza delle prove presentate all’Europa, dai ricercatori preposti a studiare le cause del disseccamento rapido degli ulivi, è fatta anche di denunce, denunce contro un blitz, quel blitz che si è consumato qui il 7 luglio producendo quarantasette vittime innocenti, le quali hanno lasciato un vuoto mesto e silente, in una terra che il giorno prima era florida e rigogliosa.

Un vuoto fisico quello di Oria, al quale corrisponde un’aria “al veleno”. Aria strana quella che i partecipanti hanno respirato in contrada Frascata, tanto che alcuni, soprattutto i bambini, hanno indossato delle maschere, necessarie ad evitare l’inalazione di sostanze la cui tossicità non è stata, sull’uomo, né provata né negata.

I partecipanti hanno fatto ingresso al Presidio, alle campagne difese sino all’ultimo giorno dal Popolo degli Ulivi, in un rispettoso silenzio, molto simile a quello che si ha solcando la porta del campo di concentramento di Auschwitz: la voce si ferma, così come canti, oltre ai passi l’unica cosa a muoversi sono gli occhi in cerca di un appiglio, in cerca di un simbolo della memoria, di un segno di sopravvivenza.

Il silenzio è rotto nella penombra dalla voce del sindaco di Oria Cosimo Ferretti, che alle telecamere delle televisioni presenti, tira fuori la voce, facendo trasparire tutto il suo sdegno. Uno sdegno provocato dallo STATO, resosi mandatario di un crimine incomprensibile, sdegno causato dalla comunità scientifica barese, incapace di fornire dati, analisi, certezze, ma di condannare con fermezza e superficialità a morte un territorio, sdegno per le modalità di esecuzione del blitz, sdegno per aver reso il Salento teatro di un’esecuzione:  “come se fosse caduta dal cielo una bomba ed avesse creato il deserto“, dice. Un “cratere” quello di Oria che assomiglia ad una ferita aperta che non guarirà, e che anzi sanguinando comincia ad esser curata da sempre più persone che sono giunte ad Oria dal basso e dall’alto Salento, da Taranto e da Bari. Sul web chi non poteva esserci ha inviato foto di solidarietà con ramoscelli d’ulivo ed una candela fra le mani.

Sulla strada ancora croci rosse sugli alberi superstiti, condannati a morte. Il Popolo degli Ulivi oggi rappresenta il popolo italiano, una comunità pronta a reagire e capace di crescere, ed includere uomini, donne e bambini che sono stanchi di veder calpestati i propri diritti: il Salento vuole vivere, non essere costretto a fuggire da una terra crocifissa ed ammalata.

Il Salento vuole vivere: a gridarlo non solo i Salentini, ma tanti italiani ed europei, che anche se non presenti fisicamente erano lì a dire che il Salento e gli ulivi sono un bene comune, che gli ulivi non SI TOCCANO, NON PIU’.

 

Category: Cronaca

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