LA MORTE DELL’ IMMIGRATO COSTRETTO A LAVORARE SOTTO IL SOLE COCENTE / MOHAMMED, IN MEMORIAM

| 21 Luglio 2015 | 0 Comments

(Rdl)_______Le reazioni. Al momento ci sono una nota della Cgil e una dichiarazione del presidente della regione Puglia Michele Emiliano.

Ne diamo conto.

Per il sindacato di categoria della Cgil di Lecce “le morti sul lavoro si possono evitare e, da molti anni, la nostra organizzazione sta svolgendo un’instancabile attività sindacale nelle campagne della zona di Nardò, di concertazione con le parti datoriali e di denuncia a tutti i livelli istituzionali. Passi avanti in questi anni sono stati fatti, ma la strada da percorrere è ancora troppa e decisamente in salita…

I lavoratori vengono spesso utilizzati anche per più di dodici ore al giorno, adottando il seguente sistema: ci sono squadre di braccianti che iniziano a lavorare alle 5 del mattino e che, quasi sempre, una volta finito il lavoro in un campo, vengono spostati, in tarda mattinata, a lavorare in un altro campo fino al pomeriggio inoltrato.

Queste persone vengono sottoposte a pesanti sforzi fisici, per 12-13 ore di fila, sotto il sole cocente: una condanna a morte per qualunque lavoratore.

Spesso, cosa ormai impossibile da non riconoscere, sono i caporali a gestire gli spostamenti di questi lavoratori sul territorio, a seconda delle esigenze.

Sono anni che denunciamo irregolarità nei contratti e nell’organizzazione del lavoro e sono anni che chiediamo la necessità di controlli da parte degli organi ispettivi della Direzione territoriale del lavoro, dell’Inps e delle forze dell’ordine: controlli che, a nostro parere, sono attualmente inadeguati e insufficienti“.

Così Michele Emiliano: “Si tratta dell’ennesimo incidente sul lavoro, questa volta ancora più angosciante per la dinamica, visto che il bracciante, cittadino sudanese, probabilmente è morto a causa del gran caldo che imperversa in questi giorni, ancor di più sensibile nei campi di pomodori del Salento dove stava guadagnando la giornata. Il tragico episodio ci ricorda che a svolgere determinati lavori sono in gran parte immigrati da Paesi lontani.

Mohammed aveva i documenti in regola e faceva proprio il bracciante per professione. Lo vogliamo ricordare a chi guarda a questi operai come ladri di lavoro, mentre con il loro sacrificio fanno funzionare pezzi di un’economia che vogliamo sempre più sana e sicura. Siamo sicuri che Magistratura e investigatori faranno luce sulle condizioni di lavoro in quella azienda agricola, perché a volte l’intreccio tra manodopera irregolare e poca chiarezza sulle imprese è fatale per gli anelli più deboli della catena“.

 

 

Category: Costume e società

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