YLENIA E IL SUO DESTINO COSI’ FRAGILE, COSI’ VIOLENTO

| 17 Novembre 2015 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

La notizia è di oggi, sta facendo il giro del web in queste ore. Forse Ylenia è morta davvero, perché c’è un camionista americano che la Polizia americana ritiene il suo assassino; al papà e ai suoi fratelli è stato prelevato il dna necessario per le comparazioni sul cadavere di una giovane ragazza che gli inquirenti dell’ Fbi ritengono possa essere quello della figlia di Albano e Romina.

Forse è a una svolta decisiva uno dei tanti misteri italiani e anzi italo-americani rimasti insoluti, sempre seguito a livello nazionalpopolare con commossa partecipazione, specie qui nel Salento.

Con tutta franchezza, io spero che la polizia americana si sbagli anche questa volta. Io credo come la madre, credo quia absurdum, che Ylenia sia ancora viva, e che abbia pertanto preferito isolarsi dal mondo e vivere così una vita di ricerca interiore e di meditazione filosofica.

Comunque sia, ci sono ferite che non si rimarginano, perché ogni volta, per una ragione o per l’altra, si riaprono dolorosamente. Come oggi.

Con questo camionista che spunta fuori dopo più di venti anni.

Le inchieste svolte all’epoca dagli Americani facevano acqua da tutte le parti, e non erano riuscite ad andare a fondo della questione, sfiorando, ma soltanto sfiorando, responsabilità che pure in un caso come questo devono comunque esserci e tanto meno fornendo una ricostruzione attendibile, in particolare sul ruolo avuto nella vicenda da un maturo musicista di strada, a metà fra l’incantatore di serpenti e il filosofo esistenzialista all’acqua di rose.

L’unico testimone di qualcosa di quella notte maledetta sulle rive del Mississippi, il guardiano del locale acquario,aveva affermato di aver visto una figura femminile, da lui ritenuta a posteriori compatibile con Ylenia, lasciarsi scivolare in acqua, senza però fornire certezza alcuna, anzi, alimentando i dubbi, sul come e perché abbia speso quelle parole, vista l’ anomalia del mancato ritrovamento del corpo in quel tratto.

Purtroppo, non hanno mai trovato certezza alcuna nemmeno le tante segnalazioni, che periodicamente si susseguono, di Ylenia viva e vegeta, nascosta in un convento, o rinchiusa in una comunità.

In effetti, contro la tesi dell’allontanamento e della sparizione volontaria ostano le motivazione dei profondi legami famigliari, che ragionevolmente impediscono di pensare a una sorte di questo tipo espressamente da lei voluta, senza nemmeno un minimo di comunicazione.

Rimane dunque e si rinnova oggi una profonda amarezza per il destino di questa ragazza solare come il secondo nome che portava, che a Lecce aveva fatto gli studi e che a Lecce aveva tante amicizie, dalla vicina Cellino San Marco.

Poliglotta, colta, ricca di sogni e disprezzatrice dei beni materiali, avida di conoscenza e inquieta quanto basta per volersene andare a scoprire il mondo, fra i villaggi del Sudamerica sulle orme di Bruce Chatwin, o sulle grandi strade piene e i vecchi alberghi trasformati della sua seconda patria americana, appresso a Jack Keruac, per trovare la sua città per cantare.

Una fatalità, un crimine, una leggerezza, rimane ancora il mistero, su un destino che nella tragicità trova la sua grandezza, impresso in maniera imperitura in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo. Sappiamo però che di sogni si vive, ma si può anche morire. Di sicuro Ylenia Carrisi è morta inseguendo i suoi sogni, e questo nobilita il suo ricordo, questo segna per sempre la sua grandezza.

 

 

 

Category: Cronaca

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