IL TERREMOTO STA FACENDO CROLLARE PURE LE VECCHIE IDEOLOGIE. ANDIAMO, FORSE, VERSO UNA MEMORIA CONDIVISA, OLTRE LOGORE ETICHETTE E VECCHI PREGIUDIZI

| 30 Agosto 2016 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

Fatti, del dibattito sociale e politico che oramai si svolge, ai giorni nostri, essenzialmente sui social network e sui giornali on line.

Due cose diverse, non finirò mai di ricordarlo, ma che a volte si saldano, ognuno con la propria specificità, e provocano un corto circuito dell’ informazione, che fa ben sperare.

Fatti. Due.

Forse, dico ancora forse, siamo usciti dal lungo tunnel, asfissiante e buio, delle ideologie del Dopoguerra, e del Novecento, solamente in Italia perdurato per decenni.

Forse, dico ancora forse, ci stiamo liberando dalle etichette, ‘destra’, ‘sinistra’, ‘centro’, centro-sinistra col trattino e centro sinistra senza trattino, dove eravamo soliti fermarci, per analizzare invece il contenuti; e stiamo imparando che contano i contenuti, non i contenitori.

Sono ventisette anni che è caduto poi il Muro di Berlino, solo ora, forse, dico ancora forse, in Italia sta crollando il muro del pregiudizio ideologico.

Dico ancora forse, perché ci sono argomenti sui quali in Italia in pratica ancora adesso è impossibile parlare con serenità; e ce ne sono altri, vorrei tanto capire perché, che scatenano subito insulti, anziché ragionamenti; offese, in luogo di analisi; parolacce, al posto di concetti.

Qui a leccecronaca.it siamo andati avanti. Cerchiamo di farlo sempre e comunque: nel primo modo, e col nostro stile di “approfondimento ricerca riflessione”.

La nostra formula piace, piace sempre di più, e non me lo dico da solo: lo dicono i sistemi di rilevamento automatico, incontrovertibili, che ogni giorno ci riportano a migliaia aumenti di riscontri di lettori del nostro giornale, che poi partecipano, mandano comunicati e commenti, interagiscono fra di loro.

A proposito, grazie, grazie di cuore, a tutti, per l’ attenzione e per l’ affetto con cui ci seguite sempre più numerosi, e sempre giustamente vigili e critici.

Cercheremo di non deludervi.

Poi, se qualcuno insisterà anche con noi col “secondo modo”, beh, pazienza, ma costoro se ne facciano una ragione: qui, cercheremo sempre di dire qualcosa di giusto, vero e interessante; qui avranno sempre spazio tutti, se avranno qualcosa di interessante da dire, con l’ unico discrimine del valore giornalistico, e del servizio alla libera e sacra opinione che ognuno dei nostri lettori potrà così farsi.

Mi fermo, primo perché non voglio riaprire polemiche ingiuste quanto ingiustificate, di cui recentemente siamo stati fatti oggetto, tirati per i capelli, senza farci trascinare; e secondo, perché come al solito, sto divagando, e volevo parlarvi di ben altro. Di fatti. Due, Ora ve li dico.

Sul primo, siamo stati presenti, e adesso cercherò di spiegarmi. Sul secondo assenti, assenti solamente per sfinimento da polemiche, ma ora vado a colmare la lacuna, se così si può chiamare.

E allora.

Ho visto nelle ultime ore ragionamenti, segnalazioni, scambi di contenuti, da parte di amici e di conoscenti della più disparata estrazione politica e della più ampia gamma di riferimento ideologico, sulla possibilità che lo Stato riprenda la sovranità monetaria e, almeno per quel che occorre al bisogno contingente, adesso stampi in proprio la moneta necessaria per realizzare finalmente la messa in sicurezza idrogeologica del territorio tutto, e del patrimonio artistico.

Siamo stati presenti, e all’ avanguardia, con la “modesta proposta per sopravvivere” che per noi ha scritto ieri lo studioso salentino Cosimo Massaro.

https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/08/29/lo-stato-riprenda-la-sovranita-monetaria-e-crei-il-denaro-che-serve-per-la-messa-in-sicurezza-del-nostro-territorio/

Ho visto ancora, sempre nelle ultime ore, condiviso ed esaltato, da persone certo non sospettabili di vetero fascismo, come invece qualche nostalgico di professione, il riferimento storico al terremoto del 1930. E mi sono stropicciato gli occhi, nel vedere divulgate queste cose qua, che pure fanno parte della nostra Storia, da ex extraparlamentari di sinistra, o ex vetero antifascisti. Dico ancora forse, ma forse, piano piano, stiamo arrivando a costruire una memoria storica condivisa.

Colmiamo la lacuna, perché, senza con ciò voler fare apologie, o tacere degli orrori di cui, peraltro in ben diversi contesti, il regime si macchiò, questo, questo che adesso vi dico, è rilevante al presente, o in relazione al passato prossimo italiano che non devo certo io ricordarvi, perché lo conoscete tutti, dal Belice, all’ Irpinia, a L’ Aquila.

Nel 1930 il fascismo ricostruì la zona del Vulture, fra Campania e Lucania, devastata da un terribile sisma. Il ministro dei lavori pubblici dell’ epoca guidò personalmente, dormendo su un vagone ferroviario dismesso, perché lasciava i posti letto del Dopolavoro agli operai, soccorsi e soprattutto ricostruzione.

Gli edifici rifatti all’ epoca resistettero all’ altro terribile terremoto che cinquanta anni dopo colpì più o meno la stessa zona.

Non ci fu nessuno sperpero di denaro pubblico, nessuno scandalo, nessuna ruberia.

Avete semplicemente fatto il vostro dovere” – gli disse bruscamente Mussolini, alla fine, ricevendolo al termine dei lavori, conclusi, fra l’ altro, in anticipo sui tempi stabiliti, – “Non devo ringraziarvi. Se vi ringrazio, è perché avete risparmiato cinquecentomila lire sulla somma stanziata dallo Stato, che saranno impiegati per altre opere di pubblica utilità”.

Del Dopoguerra, rigirarono le tasche e i calzini di quel ministro in lungo e in largo. Non gli trovarono nulla di proprietà sua, o della famiglia, parenti, o amici.

L’ uomo che per un ventennio realizzò ponti e centrali, prosciugò paludi e costruì città intere, non ne aveva approfittato nemmeno di una lira.

Nel Dopoguerra, lo si poteva vedere girare in maniche di camicia, in bicicletta, a Bari, sul lungomare che adesso porta il suo nome.

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Politica

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