“Mai più senza fucile”, LE DONNE DEL SUD AL FIANCO DEI LORO UOMINI NEL BRIGANTAGGIO POSTUNITARIO, UN PEZZO DELLA NOSTRA STORIA RIMOSSO DALLA MEMORIA

| 10 Settembre 2016 | 0 Comments

di Francesca Pagliara______

Appuntamento imperdibile ieri, quello svoltosi presso palazzo Granafei-Nervegna, nel cuore del centro storico di Brindisi per parlare di storia, di donne e di coraggio, nell’ ambito della rassegna di cultura europea ‘Voci mediterranee’.

Al centro dell’incontro, infatti, “Brigantesse- Donne guerrigliere contro la conquista del Sud (1860-1870)”, Edizioni Controcorrente, Napoli, di Valentino Romano, giornalista e scrittore, ma soprattutto noto meridionalista, nell’ occasione intervistato da Annalisa Montinaro.

Al Mezzogiorno ha infatti dedicato altri suoi racconti, in particolar modo concentrandosi sul fenomeno del brigantaggio che riprende appunto anche nelle pagine di quest’ultimo libro. Solo da un altro punto di vista, quello femminile.

Il filo conduttore è una battaglia vecchia come il mondo, quella tra nord e sud. Fra ricchi e poveri, fra potenti e sottomessi.

Uno scontro che ha origine nel febbraio del 1861, con la capitolazione di Gaeta, ultima roccaforte borbonica. E con la dipartita di Francesco II, ultimo Re di Napoli verso lo Stato pontificio.

La rivolta che nasce da quest’evento è la rivolta della classe contadina che non intende farsi sottomettere dalle truppe piemontesi costituite da un esercito straniero, che parla una lingua straniera, che applica leggi straniere, che obbedisce ad un re straniero e che dunque è un esercito di occupazione.

Rassegnarsi o ribellarsi? E’ la domanda. Ribellarsi per non soccombere, questa la risposta.

In queste battaglie al profumo di indipendenza, ruolo centrale conquistano anche le donne. Fino a quel momento mogli e mamme, regine della casa, angeli del focolare ma nient’altro al di fuori di quel perimetro fatto di orli da ricamare e minestre da preparare.

Ma tutto cambia, le donne diventano le alleate per eccellenza dei loro uomini, imbracciano i fucili come loro, palano come loro e combattono come loro.

Devono vendicare mariti uccisi, padri assassinati o figli strappati via, e allora scendono in campo. E noi donne quando decidiamo di agire siamo peggio degli uomini, perché abbiamo una psicologia diversa, forse abbiamo meno forza fisica ma la nostra mente lavora più di mille muscoli e la vendetta va servita fredda, si sa.

Valentino Romano in “Brigantesse” ha ricostruito frammenti di biografie di circa cento donne coinvolte direttamente nella lotta armata che infiammò il Meridionale all’indomani dell’Unità d’Italia. Una in particolar modo mi è rimasta impressa.

La storia è quella di Francesca La Gamba, nata a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, che, da perfetta casalinga, diventa brigantessa per eccellenza. Francesca è una bella donna, piacente ma fiera ed integerrima. Paga a caro prezzo l’aver rifiutato le avances di un ufficiale francese che si era invaghito di lei, e, forte del suo potere, aveva provato a sedurla.

L’ufficiale respinto nell’orgoglio, la notte stessa fa appendere per le strade dei manifesti che inneggiano a sopprimere le truppe francesi. Il giorno dopo incolperà i tre figli della donna additandoli come responsabili del gesto, quindi li farà uccidere senza pietà.

Francesca la Gamba è una donna distrutta, ma decide di reagire: indossa i vestiti da uomo, si mette a capo delle brigantesse e alla fine fa catturare l’ufficiale in questione. Lui le chiede perdono, di risparmiarlo per pietà. Ma lei lo accoltella nel cuore, lì dove lei era stata colpita.

Grazie a Valentino Romano il brigantaggio si tinge di rosa. Le donne che non sono ai margini ma al centro della lotta, che sanno cosa vogliono e lo conquistano. Una rivoluzione vera e propria che per merito dello scrittore possiamo assaporare in ogni minimo particolare.

Oggi di diverso non c’è un granché, c’è ancora la differenza tra Nord e Sud, tra oppressi e oppressori. Miseria e Nobiltà, per rubare il titolo a un vecchio film.

Se sei una donna, combatti ogni giorno e difendi il tuo Sud da chi lo denigra quotidianamente, questo è un libro che non puoi perdere. Siamo tutte un po’ Brigantesse, in fondo.

 

 

 

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Appuntamento imperdibile ieri, quello svoltosi presso palazzo Granafei-Nervegna, nel cuore del centro storico di Brindisi per parlare di storia, di donne e di coraggio.

Al centro dell’incontro infatti, <<Brigantesse- Donne guerrugliere contro la conquista del Sud (1860-1870)>>, l’ultima fatica letteraria di Valentino Romano giornalista e scrittore ma soprattutto noto meridionalista.

Al Mezzogiorno ha infatti dedicato altri suoi racconti, in particolar modo concentrandosi sul fenomeno del brigantaggio che riprende appunto anche nelle pagine di quest’ultimo libro. Solo da un altro punto di vista, quello femminile.

Il filo conduttore è una battaglia vecchia come il mondo, quella tra nord e sud. Fra ricchi e poveri, fra potenti e sottomessi.

Uno scontro che ha origine nel febbraio del 1861, con la capitolazione di Gaeta, ultima roccaforte borbonica. E con la dipartita di Francesco II, ultimo Re di Napoli verso lo Stato pontificio.

La rivolta che nasce da quest’evento è la rivolta della classe contadina che non intende farsi sottomettere dalle truppe piemontesi costituite da un esercito straniero, che parla una lingua straniera, che applica leggi straniere, che obbedisce ad un re straniero e che dunque è un esercito di occupazione.

Rassegnarsi o ribellarsi? E’ la domanda. Ribellarsi per non soccombere, questa la risposta.

In queste battaglie al profumo di indipendenza, ruolo centrale conquistano anche le donne. Fino a quel momento mogli e mamme, regine della casa, angeli del focolare ma nient’altro al di fuori di quel perimetro fatto di orli da ricamare e minestre da preparare.

Ma tutto cambia, le donne diventano le alleate per eccellenza dei loro uomini, imbracciano i fucili come loro, palano come loro e combattono come loro.

Devono vendicare mariti uccisi, padri assassinati o figli strappati via, e allora scendono in campo. E noi donne quando decidiamo di agire siamo peggio degli uomini, perchè abbiamo una psicologia diversa, forse abbiamo meno forza fisica ma la nostra mente lavora più di mille muscoli e la vendetta va servita fredda, si sa.

Lo scrittore in “Brigantesse” ha ricostruito frammenti di biografie di circa cento donne coinvolte direttamente nella lotta armata che infiammò il Meridionale all’indomani dell’Unità d’Italia. Una in particolar modo mi è rimasta impressa.

La storia è quella di Francesca La Gamba nata a Palmi (RC) che da perfetta casalinga diventa brigantessa per eccellenza. Francesca è una bella donna, piacente ma fiera ed integerrima. Paga a caro prezzo l’aver rifiutato le avances di un ufficiale francese che si era invaghito di lei, e forte del suo potere aveva provato a sedurla.

L’ufficiale respinto nell’orgoglio, la notte stessa fa appendere per le strade dei manifesti che inneggiano a sopprimere le truppe francesi. Il giorno dopo incolperà i tre figli della donna additandoli come responsabili del gesto, quindi li farà uccidere senza pietà.

Francesca la Gamba è una donna distrutta ma decide di reagire: indossa i vestiti da uomo, si mette a capo delle brigantesse e alla fine fa catturare l’ufficiale in quiestione. Lui le chiede perdono, di riparmiarlo per pietà. Ma lei lo accoltella nel cuore, lì dove lei era stata colpita.

Grazie a Valentino Romano il brigantaggio si tinge di rosa. Le donne che non sono ai margini ma al centro della lotta, che sanno cosa vogliono e lo conquistano. Una rivoluzione vera e propria che per merito dello scrittore possiamo assaporare in ogni minimo particolare.

Oggi di diverso non c’è un granchè, c’è ancora la differenza tra nord e sud, tra oppressi e oppressori. Miseria e Nobiltà, per rubare il titolo a un vecchio film.

Se sei una donna, combatti ogni giorno e difendi il tuo Sud da chi lo denigra quotidianamente questo è un libro che non puoi perdere. Siamo tutte un po’ Brigantesse, in fondo.

 

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura

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