PROVERBIO SALENTINO DI OGGI LUNEDI’ 26 DICEMBRE

| 26 Dicembre 2016 | 0 Comments

LA MORTE TE LU PURPU E’ LA PIGNATA, LA SANETA’ DELL’OMU ETE L’OZZEDDHA.
Letteralmente: La morte del polpo è la pentola in coccio, la salute dell’uomo è l’orcio.
In passato nel Salento, ma non solo, specie nel periodo invernale si accendeva il camino, e si adagiava vicino al fuoco una “pignata” piena d’acqua, ossia una pentola in terracotta con un coperchio, in questo modo in casa vi era sempre dell’acqua calda pronta da utilizzare per qualsiasi necessità.
L’acqua calda prelevata dalla “pignata” poteva servire per esempio per impastare della farina e fare del  pane o della pasta fresca, ma sopratutto questo contenitore veniva utilizzato per cuocere i diversi cibi, minestroni, legumi, persino la carne e a volte anche il cibo che veniva dalle vicine marine, come nel caso del polpo.
Il cibo cucinato alla pignata, ossia a fuoco lento dentro una pentola di coccio,  dava e da, al cibo un sapore particolare.
La OZZA  (l’orcio), era un grande contenitore di argilla cotta panciuto, all’interno della quale veniva fatto fermentare il vino. Nella parte alta vi era (l’ucculu) un’apertura piuttosto grande (30-40 cm.) attraverso la quale la si poteva agevolmente riempire del prezioso liquido, nella parte bassa vi era un piccolo buco da cui si poteva prelevare il vino. L’apertuta superiore, una volta che “l’ozza” era stata riempita veniva chiusa ermeticamente con un coperchio di legno che veniva bloccato e grazie a resine vegetali, o alla cera d’api, si saldava il tutto in modo che l’aria non potesse entrare.
La ozza una volta così preparata poteva essere utilizzata, per cui dal buco piccolo si poteva prelevare tutto le volte che si voleva anche piccole quantità di vino, senza che l’aria potesse entrare e che il vino si potesse rovinare ossidandosi.
Il piccolo buco, una volta prelevato il vino che serviva all’esigenze quotidiane, veniva chiuso con un tappo formato da un pezzo di legno circondato da un pezzo di stoffa che veniva spinto dentro a forza.
La “ozzeddha” invece, era un piccolo orcio, che si poteva agevolmente sollevare e dal quale bere il vino.
Vale la pena ricordare, che il vino non è una bevanda, ma un alimento, e senza stare in questa sede a elencare le tante sostanze che compongono il vino, che oltre all’alcool, contiene un grande quantità di potassio, per non parlare dei polifenoli, e delle diverse  vitamine B2 e B6, oltre che di vitamina PP, ciò che invece ci preme sottolineare è che per i nostri nonni era un elemento fondamentale che serviva non solo ad integrare la loro povera dieta, ma il vino serviva per scaldarli nelle fredde sere d’inverno, serviva per stordirsi quando la fatica dei campi o nelle cave di tufo o di lecciso, diventava insopportabile, sopratutto quando la calura estiva non dava scampo. Oltre che naturalmente a festeggiare quando si era con gli amici. Ma poi il vino veniva utilizzato in mille modi, per far addormentare i bambini piu discoli, la sera si inzuppava un pezzo di frisa in un mezzo bicchiere in cui si era sciolto dello zucchero o del miele.
Infine, ma come suol dirsi non per ultimo, la bevanda di Bacco è un vasodilatatore, che dava una mano alla bisogna.
Per concludere , il polpo fatto alla pignata è squisito, e per l’uomo il vino è tutta salute.

 

Category: Costume e società

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