ISTITUITA IN PUGLIA LA GIORNATA DEL RICORDO PER LE VITTIME DEL SUD IN SEGUITO ALL’ UNITA’ D’ ITALIA. IL 13 FEBBRAIO LA DATA PER FAR LUCE SUL BUCO NERISSIMO E COSTRUIRE UNA MEMORIA STORICA CONDIVISA

| 4 Luglio 2017 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo_______Il 13 febbraio sarà la giornata ufficiale in cui commemorare i meridionali che perirono in occasione dell’unità d’Italia, nonché i relativi paesi rasi al suolo. E’ quanto prevede la mozione proposta da Antonella Laricchia del Movimento 5 Stelle e approvata dal Consiglio regionale nella seduta di questa mattina, con il solo voto contrario dei consiglieri Liviano (lista Emiliano Sindaco di Puglia) e Borracino (Noi a Sinistra per la Puglia) e con l’astensione di Cera (Popolari), Colonna (Noi a Sinistra per la Puglia) e Gatta (Forza Italia). Inoltre la Giunta regionale dovrà avviare, sempre nello stesso giorno, tutte le iniziative di propria competenza al fine di promuovere convegni e eventi atti a rammentare questi fatti storici, coinvolgendo anche gli istituti scolastici di ogni ordine e grado.

Così nell’ occasione Antonella Laricchia: “Le vittime meridionali sono state di sicuro 20.000, qualcuno dice 100.000 e interi paesi sono stati rasi al suolo. Ci hanno insegnato che eravamo fannulloni e incapaci, ci hanno fatto vergognare di essere del Sud. Adesso, questa storia potrà essere messa in dubbio ogni 13 febbraio in Puglia, così come nelle altre regioni meridionali in cui si sta approvando la mozione del Movimento 5 Stelle.

Approfondiremo la nostra Storia per riannodare i fili della memoria e compiere quella rivoluzione culturale che conoscono molto bene tutte le persone che hanno letto i libri e i saggi che narrano un Sud evoluto rispetto alle altre realtà del XIX secolo.

Per far riscoprire agli Italiani del Nord e del Sud quella voglia di verità e di amore per la Terra che ti motiva a valorizzarla e ti scoraggia ad abbandonarla. Oggi, a distanza di 210 anni esatti dalla nascita di Garibaldi, il M5S ottiene uno splendido risultato in Puglia, dalle conseguenze incredibili”.

La consigliera Laricchia sbaglia in una cosa. Secondo gli ultimi studi storiografici i morti furono almeno duecentomila, limitandone il computo al solo brigantaggio. Alcuni, hanno parlato di un milione, considerando tutti gli effetti e tutti i moti antiunitari.

La consigliera Laricchia ha ragione su tutto il resto, e la deliberazione di oggi del Consiglio Regionale della Puglia fa onore a tutti, e tappa un buco. Un buco nero, un enorme buco nero che manca alla necessaria costruzione di una memoria condivisa per sentirci tutti quanti insieme e finalmente Italiani.

L’ unificazione dell’ Italia fu un processo che era irreversibile. Di Italia parlava già Francesco Petrarca nel 1300, ma dovettero passare secoli perché vi ci si arrivasse, perché il papato in primis ostacolò la creazione di uno Stato Unitario Moderno. Unica breve, ma significativa e fondamentale eccezione il Regno di Federico II di Svevia nel secolo precedente.

Quando ci arrivammo, alla creazione di uno Stato Unitario, sei secoli dopo, ci arrivammo nella maniera peggiore possibile.

Gli eserciti piemontesi si comportarono non come truppe di liberazione nazionale, bensì come truppe di occupazione, spesso di sterminio.

Più o meno, nello stesso periodo storico, fecero, e con più virulenza, quello che i ‘coloni americani’ fecero con gli Indiani: un massacro.

Ma mentre sul massacro degli Indiani d’ America ci sono stati negli anni seguenti centinaia di trattazioni, saggi, film, fumetti, tutto, sul massacro dei ribelli del Sud Italia negli anni seguenti c’è stato, tranne qualche eccezione, rimasta però confinata fra specialisti e studiosi, poi regolarmente liquidati anch’ essi come ‘complottisti’, poco e nulla, e per giunta liquidato di fretta e con superficialità.

In molti al Sud e per svariate ragioni si ribellarono a quella che sembrò, e tale era, un’ annessione forzosa, di cui subirono gli effetti non dei tanto sbandierati vantaggi previsti, bensì di concreti peggioramenti delle condizioni di vita, con fra l’ atro nuove ed odiose tassazioni.

In molte delle province meridionali nacquero bande di così detti briganti, formate da contadini, ex soldati borbonici, e giovani lealisti, che diedero vita a forme di guerriglia violentissima, impegnando le forze piemontesi e battendole ripetutamente. In molti centri del sud fu rialzata la bandiera borbonica. Il Governo rispose ordinando esecuzioni sommarie anche di civili e l’incendio di interi paesi. Il luogotenente di Napoli, Gustavo Ponza di San Martino, che aveva tentato nei mesi precedenti una pacificazione, venne sostituito dal generale Enrico Cialdini, che ricevette dal governo centrale pieni poteri per fronteggiare la situazione e reprimere la rivolta.

Lo fece con ferocia, impiegando centoventimila soldati, e ordinando saccheggi, deportazioni nelle pigioni del Nord (nella foto, l’ odierna targa commemorativa posta all’ interno del Forte di Fenestrelle, in provincia di Torino) ed esecuzioni sommarie di massa dei ribelli.

Fu una guerra civile, rimasta però misconosciuta, insondata, se non del tutto taciuta.

Tutta ancora da scrivere.

Come ancora tutto da scrivere rimane il versante economico – finanziario del processo di unificazione dell’ Italia, con un Piemonte indebitato con l’ alta finanza internazionale: debiti che fece pagare, anche materialmente depredandolo, al Regno Borbonico e alle popolazioni civili.

Da qui cominciò la questione meridionale. da qui, l’ emigrazione di massa, la povertà, la mancanza di comunità, la visione di uno Stato nemico, il familismo amorale, il clientelismo, la partitocrazia, il trasformismo e tanti disastri, sia nel tessuto economico, sia in quello sociale, del Sud, che arriva squallidamente  fino ai nostri giorni, in cui il saccheggio del Sud continua in nome del profitto degli affaristi di ogni ordine e grado e per conto anche dei politici loro camerieri., oggi che al Sud, nella nostra Puglia particolarmente, sono ritornati familismo amorale, trasformismo, clientelismo.

E che Michele Emiliano si attivi, almeno in questo.

Il prossimo 13 febbraio vogliamo poter discutere di tutto questo, per farlo conoscere a chi non lo conosce, con dovizia di trattazione e di spiegazione, ben al di là di questa mia povera sintesi giornalistica, e confrontarci con tutti, studiosi e cittadini, nelle scuole, nelle università, nelle piazze, con serenità, ma pure con lucidità di giudizio.

Faremo piena luce nel buco nero. Piano piano, anno dopo anno, su questa, come su altre questioni, costruiremo una memoria condivisa. Solo dopo potremo sentirci pienamente Italiani. E noi del Sud, acquisire piena consapevolezza della nostra identità di contemporanei, per le giovani generazioni future.

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Politica

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